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Raphael Saini

Abbiamo avuto occasione di parlare con Raphael Saini, ben noto batterista di Cagliari, in occasione della clinic con la MusicArt di Rapallo. Ci racconta del suo passato, delle sue esperienze, del suo futuro e di tante altre cose. Buona lettura!

– Ciao Raphael, benvenuto su Heavyworlds.com .E’ un vero piacere averti qui con noi oggi, come stai?

Benissimo, il piacere è reciproco, sono contento di essere qui con Pier e i vecchi amici dei Necrodeath, ho passato due giorni splendidi, domani vado a Livorno a trovare altri amici, i Vexillum, quindi è un fine settimana proprio…

– Pieno direi…

Sì sì pieno ma anche divertente, mi piace molto.

– Ieri hai fatto una clinic molto interessante nell’evento di MusicArt , aperta dai piccoli allievi della scuola di Rapallo. Come ti son sembrati?

Quando ho cominciato a suonare io, ti parlo del ’96, cose del genere erano impossibili neanche ragazzini di 15-16 anni suonavano così.. è ovvio che il livello si sia alzato tantissimo quindi ci fa solo sperare bene per il futuro, anche perchè noi siamo sempre stati la ruota di scorta del metal europeo anche a causa di queste cose, perchè, mentre gli svedesi o i tedeschi studiavano musica a scuola, noi a scuola studiavamo il flauto, di conseguenza la differenza è sempre stata impressionante. Io ricordo ancora che a 16 anni non capivo la differenza tra quarti, ottavi e sedicesimi e loro già registravano dischi con i flam, con terzine e poliritmie, son sempre stati molto avanti quindi speriamo che questo dislivello un pochettino diminuisca.


– Sei considerato come uno dei drummer metal più bravi in Italia (e visto molto bene anche all’estero). Com’è iniziata la tua formazione da batterista? Quando e come ti sei approcciato allo studio della musica?

Per cominciare, grazie, io apprezzo molto quando il mio lavoro è riconosciuto. Premetto che l’ho sempre fatto per passione, cioè non avevo idea di dove sarei arrivato, nè che sarebbero successe tante cose. Io l’ho fatto solo perchè mi piaceva quindi quando poi sento queste cose, tra cui appunto sapere che anche il mio nome all’estero è ben visto, non posso che essere fiero e essere felice.

Ho cominciato praticamente per caso, perchè sono andato a vedere le prove di una band di amici ed il batterista non si è presentato quindi è stato proprio il destino a scegliermi.

Prima di suonare la batteria suonavo il pianoforte… male,  non ero destinato.. Anche perchè avevo questa rabbia e sfogarla sul pianoforte era un po’ troppo pericoloso.. e niente, quindi ho cominciato a strimpellare, se si può dire così, la batteria per il semplice fatto che mi sembrava uno strumento che non mi richiedeva studio: poi anni Dopo invece ho cominciato a studiare..

La mia formazione, cioè la cosa che veramente più ha influito su essa, è lo studio del metodo del Bateras Beat che è la scuola in cui mi sono formato, perchè è stato il primo studio che ho fatto in maniera graduale e sensata. Prima magari andavo a lezione da maestri bravi, però era sempre “oggi facciamo un argomento domani un altro”, sempre interessanti ma magari non sempre connessi tra loro. Le basi per poter comprendere quello che stavo facendo le ho avute al Bateras Beat, con un maestro che si chiama Dino Verdade, e di lì a poco poi è stata una specie di raccolta di figurine di professori, perchè volevo studiare con tutti come se mi fossi reso conto che avevo perso tanti anni “suonando male” e, quindi, ho cercato di recuperare, per cui ogni volta che andavo in Brasile ho studiato con batteristi che poi qui son famosissimi tipo Aquiles Priester, ex Angra, che ora è negli Hangar, che ha fatto le audizioni per i Dream Theater.. poi ho studiato con Jean Dolabella, che è stato il secondo batterista dei Sepultura, Fernando Schaefer, secondo me uno dei batteristi hardcore più forti del mondo e un sacco di gente.. son tante persone perchè non mi ritengo uno di quei soggetti dotati di talento, uno di quelli che hanno facilità a fare le cose.. io faccio parte di quelli che si siedono il pomeriggio e a fine serata forse son riusciti a fare una sola cosa, però allo stesso tempo il dover lavorare duro per ottenere risultati mi ha reso molto metodico. Sapevo di avere delle possibilità, ho intravisto il fatto che se avessi lavorato veramente duro, sarei riuscito ad andare avanti e di lì è stato un attimo, proprio perchè amo suonare la batteria e per me passare del tempo sullo strumento è la cosa più normale del mondo.

– Nel campo musicale sei anche stato influenzato da tua madre che era una cantante importante giù in Brasile giusto?

Sì, diciamo di si per il discorso influenza.. mia madre è stata una cantante professionista negli anni ’70 / inizi anni ’80.. poi quando son nato io, ha deciso di fare una cosa veramente bella: crescere un figlio, crescerlo bene invece di continuare a fare tour e cose del genere. Diciamo che l’influenza è stata il grande appoggio, in quanto quando ero piccolo ha sempre voluto farmi suonare. Magari neanche lei si aspettava che sarebbe stato tanto grande il suo apporto, anche in vista del fatto che io son sempre cresciuto tra due fuochi, un lato artistico (mia madre) e un lato manageriale (quello di mio padre) perchè mio padre è sempre stato il suo opposto, avendo un lavoro normale, e non ha mai visto di buon occhio il fare il musicista. Diciamo così, avevo una parte che mi incoraggiava e una parte che non mi scoraggiava ma era estremamente realista quindi son cresciuto sempre ragionando su quello che doveva essere il mio mestiere. Questa è stata la mia fortuna: invece di avere due genitori che mi dicono “vai vai che ce la fai”, avevo un genitore che mi aiutava e l’altro non dico che mi frenava, però mi teneva gli occhi aperti, quindi per questa motivazione ai giorni oggi son riuscito a sopravvivere sempre perchè ho sempre entrambi i lati, sia quello artistico che quello del lavoro.
– Com’è stato suonare e incidere con Jon Schaffer e gli Iced Earth?

E’ stata un’esperienza molto bella, come accennavo anche ieri, che mi ha segnato tanto sotto numerosi aspetti. Ovviamente non sempre aspetti positivi, però. Come persona mi piace sempre pensare alle cose belle e non alle cose brutte..E devo dire questo: da lui ho imparato davvero tanto. E’ un grande artista e un gran lavoratore. Io pensavo di essere una persona che lavora duro e quando ho visto lui, i miei standard son cambiati toltamente. E’ stato molto bello finchè è durato, ma son contento che sia stata un’esperienza breve, perchè alla fine ho dedicato 6 mesi della mia vita a questo e per quanto non siano tantissimi, non sono neanche pochissimi. Non sono uno di quelli che vanno in tour per parecchi anni, poi lasciano e pensano “cavolo ho sprecato 4 anni della mia vita in questa cosa e poi non ho continuato”.

E’ stata una cosa che doveva succedere, io credo molto nel destino. E’ stata una grande lezione di vita, mi ha proprio aiutato a capire chi sono io e cosa volevo dalla mia storia. Perchè passi la tua vita a sognare di essere in tour con un gruppo grosso, poi sei in tour con un gruppo grosso ma ti rendi conto che non è esattamente quello che vuoi fare, anzi non è così che lo vuoi fare. E’ difficile quando non hai rapporti personali con gli altri. Io per anni ho lavorato in maniera indipendente e di punto in bianco eccomi di nuovo dipendente, anche in ambito musicale. Sono una persona estremamente libera, un po’ una testa matta, mi piace fare quello che voglio e in quegli ambienti ti rendi conto che non è possibile. Per carità non voglio sminuire, ma semplicemente dire che c’è a chi sta bene e a chi no, e quindi, ripeto, è stato bello finchè è durata. Rispetto Schaffer tantissimo come artista e come lavoratore, anche non essendo una persona con cui io avrei un rapporto di amicizia o una persona con cui andrei a bere una birra, anzi, lo considero una specie di insegnante per alcune cose, ecco.

– Hai avuto occasione di suonare anche al GRASPOP Metal Meeting, uno dei festival metal più importanti d’Europa. Com’è stata questa esperienza? Hai avuto modo di conoscere altri musicisti?

Allora, sì, ho conosciuto Phil Anselmo e una parte degli SLIPKNOT che passavano lì. Il Graspop Metal Meeting è talmente enorme che il backstage è come un villaggio turistico, una cosa immensa, quindi non è stato facilissimo conoscere altra gente. Ho visto e ho conosciuto anche Tim Owens, che è stato uno dei cantanti degli Iced Earth, ed altri.

L’esperienza non è stata delle più belle, perchè praticamente è un concerto con dei problemi tecnici proprio al limite dell’incredibile. Ci son stati dei casini. Quando prendi parte ad un festival del genere, non fai il soundcheck: sali sul palco e suoni subito. Ti affidi totalmente ai tecnici: cablano, fanno un check veloce e tu vai. Ovviamente già normalmente i problemi tecnici ci sono, quel giorno è stato proprio un inferno, infatti il concerto è iniziato con un casino che poi, però, si è risolto con la terza- quarta canzone. Sai, son quelle esperienze che ti segnano tanto, perchè comunque ti rendi conto che tu hai una responsabilità immensa in questi ambienti. Sei come un giocatore di calcio, se sbagli un tiro e prendi un palo, così come il giocatore è preso di mira.. la stessa cosa avviene per un gruppo o un musicista. La cosa che mi ha fatto sempre sorridere è che il fan medio non sa quali sono i problemi, no? Magari ad inizio concerto parte un casino e il primo 13enne di turno dice ”e questo non sa fare la rullata etc”, ovviamente, poverino, ignora totalmente tutto quello che succede dietro. Però sono comunque esperienze interessanti, davvero, non è facile salire sul palco per la prima volta, vedere 20000 persone, e in più non sapere cosa ti arriva nelle orecchie. Se tu non senti, non puoi suonare.. i primi secondi è il panico più totale, poi per fortuna le cose le puoi risolvere dopo.. però di andare così a freddo non mi era mai capitato prima. Cioè tu sali e suoni..e poi tutto quello che succede è un altro discorso. E’ questo che mi ha fatto rivalutare un sacco una cosa: quando da ragazzino vedevo il live di tizio o caio e dicevo “ma come…?” , riesco a spiegarmi tutto ora in un’altra ottica, perchè veramente son situazioni limite. Rispetto un sacco chi lo fa da anni. Sicuramente sei un martire: è come lo sbarco in Normandia.. tu scendi e vai, quel che succede, succede. Il Graspop Metal Meeting per me è stato così.


– Altre esperienze che ti hanno fatto crescere artisticamente?

Guarda, negli ultimi anni io ho lavorato con Steve Smyth (ex chitarrista dei Testament, Nevermore ) in una band chiamata One Machine. Tra l’altro il cd è uscito di recente per una label italiana, la Scarlet se non erro. Questa è stata un’esperienza veramente grande.

TI dico la verità, gli ultimi 4 anni della mia vita son stati un salto veramente impressionante: nel 2010 si son sciolti i Chaoswave, che era il mio gruppo di amici, i ricordi più belli della mia vita ce li ho con loro, era diverso, si suonava e c’era un gran rapporto, e partire in tour era diverso, non mi mancava casa.. tutti italiani a parte un danese che era italianizzato.. era diverso. Ho fatto il tour con i Vision Of Atlantis dove ho conosciuto Maxi Nil, che è la cantante con cui ora ho la band chiamata Jaded Star. Nel 2012, ho fatto il tour con gli Abomination e i Master, eregistrato con gli One Machine. Nel 2013 con Iced Earth, più o meno ad aprile, ho fatto l’audizione e per il 2014, che si preannuncia questa nuova avventura con i Jaded Star, tutta la mia vita appare cambiata, secondo me in meglio.. Semplicemente metterei sullo stesso piano l’esperienza con gli Iced Earth e quella con gli One Machine, anche se per cose diverse, come lavorare con Steve Smyth, registrare il disco da me, e quindi imparare a registrare da solo. Io vivo a Cagliari che non è come vivere a Stoccolma o in qualche altra città dove son tutti amici di tecnici bravissimi, noi siamo una realtà più umile, quindi imparare le cose è molto più difficile. Ho un amico che è Peter Wildoer dei Darkane, che mi ha raccontato che lui per registrare dischi ha chiesto consigli a gente che ha prodotto gli album degli In Flames &co. Cioè sono livelli altissimi! Io per registrare chiedo ad amici che fanno questo mestiere, ma la cui esperienza non è paragonabile a quella che hanno questi. Quindi è stata un’esperienza anche l’imparare a registrare, tutte quelle cose dei microfoni, armare le tracce, ho fatto tutto da solo.. lavoravo di notte, facevo tutto di notte, ero nella disperazione più totale quando non funzionava qualcosa.. con gli Iced Earth quello che mi è servito più è stato capire che avevo un potenziale che non avevo mai utilizzato, dovevo solo trovare il modo per tirarlo fuori. Questa è stata la cosa più bella che abbia imparato da loro. Mettila così pensavo di dare il 100%, ma in realtà stavo dando il 20%. Quelle son le esperienze che mi hanno segnato, oggi sono un musicista migliore, anche con meno grilli per la testa, sono molto più determinato a fare cose fatte bene, più dedicato alla musica e non ad altro.

– Hai testato quindi di recente cosa significhi andare in tour con tante date di fila. Quali sono stati i pro e i contro di questa esperienza?

Allora, premetto che se parliamo di tour con date di fila, io con gli Iced Earth non ho mai fatto così tante date. Non di fila, almeno, perchè il tour con i Vision Of Atlantis nel 2011, era un tour veramente grande, tour di un mese pieno. Ho fatto un tour con i Master che era molto più piccolo ma molto intenso, facevano 8 concerti di fila, un gruppo mezzo punk come attitudine, quindi non esistono i day off. L’esperienza… Quello che ho imparato quest’anno è che devi essere al posto giusto, inutile voler fare gli eroi, salvare gli altri e poi renderti conto che ti senti come se stessi ”facendo un favore” e pensi ”cavolo, questo non è casa mia”. Io ho fatto sempre questa cosa di arrivare last minute, l’ho fatto per anni e non me ne pento. Quest’anno ho avuto il bisogno di stare a casa mia, voglio aiutare il mio gruppo e le persone a cui voglio bene.. Cioè, io non sono fatto così. Ho avuto una crisi di identità, a metà tour, non sono mai stato uno che ascoltava quel tipo di musica e son quelle situazioni che dici ”quanto posso durare io?”. Magari capitava che ai festival mi rendevo conto che i gruppi che piacevano a me erano quelli che a loro non piacevano veramente o viceversa..era proprio una differenza di persone e di stili di vita. Era immensa, non sarebbe durata mai. Poi un anno insieme, notte e giorno, lontano da casa.. non sarebbe durata o sarebbe finita veramente male, secondo me.
– Hai una scuola giù a Cagliari giusto? Come è nata l’idea di aprire una scuola, come si è sviluppata e come sta andando?

Io ho sempre cercato di imparare tutto dai musicisti professionisti con cui ho studiato. Ho sempre cercato di capire quale fosse il modo sensato di vivere di musica, così negli anni ho sempre creduto ”cavolo quelli che fanno concerti son quelli che vivono meglio”. Poi piano piano vedendo e conoscendo musicisti che fanno questo di mestiere, mi son reso conto che non è sempre così. Sai, il rock n’ roll è un grande teatrino, vedi gruppi che suonano davanti a 20000 persone pensi che siano coperti d’oro, poi magari 6 mesi non fai un tour.. se fai bilanciare l’economia dei tour a quando non sei in tour, ti rendi conto che hai un lavoro normale o quasi. Ho sempre avuto la passione per l’insegnamento, mi piace trovarmi davanti persone che vogliono imparare, aiutarle nel proprio percorso musicale, ed è importante perchè tu non sai mai chi hai davanti. Come, quando ero piccolo, il tipo degli Angra non aveva idea che un giorno avrei suonato con gli Iced Earth, allo stesso modo spero di avere uno davanti che un domani farà qualcosa di grande o di essere di influenza nella sua vita.

L’idea è nata perchè ad un certo punto, andando ogni anno a trovare i miei parenti in Brasile e per studiare al Bateras Beat, visto che oramai era una sfida per me finire i libri, è successo che il direttore, che è adesso un mio carissimo amico ed è stato mio insegnante, Dino Verdade, mi ha detto “Perchè tu, visto che hai questa voglia di imparare e hai studiato così tanto, non inizi a portare il nostro metodo anche fuori?”. All’inizio, sai, ti chiedi sempre ”Sarò in grado?”. Ma, dopo una valutazione, perchè a me piace fare le cose per bene, l’idea che venne fuori era di creare una scuola di batteria in un posto dove non c’era. Essere la prima scuola di batteria con tutte le responsabilità del caso. Alla fine ho deciso: penso che sia la cosa migliore, anche perchè mi rendo conto che piuttosto che mantenermi tra i tour e le varie cose, preferisco lavorare a qualcosa di mio, qualcosa che mi piace più di lavorare per i gruppi o in un ufficio di qualcun altro. Non sai mai quanto dura, non ti senti parte di qualcosa. E’ iniziato così, 4 anni fa: tra un tour e l’altro,  lavoravo alla scuola e ho visto che mi piaceva sempre di più. Abbiamo 108 iscritti, siamo la scuola di batteria più grande della Sardegna ed in continua espansione, si tratta sempre di migliorare quello che fai. Abbiamo iniziato 4 anni fa, abbiamo aperto la sede nuova lo scorso anno e, quindi,  non ci lamentiamo, guardiamo avanti e cerchiamo di fare sempre meglio. La cosa bella è che noi siam partiti come una piccola realtà isolana e siamo diventati una delle scuole di batteria più attive in campo italiano. Facciamo eventi ogni mese, per noi è importante che gli allievi conoscano artisti di un certo livello.. non è una scuola dove vai a suonare e basta, si è una famiglia, uno da noi arriva 3 ore prima della lezione e se ne va due ore dopo. Rimane nel salotto, guarda i video di batteria…un po’ ho costruito la scuola ad immagine e somiglianza al Bateras Beat di San Paolo, che è la scuola dove mi son formato io, cercando di riproporre la stessa cosa ed evidentemente funziona.

– Avere radici sia italiane che brasiliane ti ha facilitato lo sviluppo del drumming?

Questa è una bella domanda, io penso di…. uhm.. io penso di no. Penso che mi abbia facilitato il conoscere delle persone in Brasile, che mi hanno sempre incoraggiato, perchè quando ho cominciato son sempre stato visto di cattivo occhio da quelli che sono i puristi. Infatti mi fa ridere che molti batteristi italiani dicono che son stato il primo a fare i seminari sul metal qui in Italia, a spiegare le cose, nonostante all’inizio quello che facevo io era considerato casino e basta. Io amo l’Italia, ho un sacco di amici italiani a cui voglio bene però la musica italiana è sempre stata altra.. l’Italia è con i paraocchi a livello professionale. A me hanno detto che se voglio suonare musica in italia, devo suonare pop ma se a me non piace, non c’è alternativa. Se tu non suoni quel tipo di musica, non ne farai mai un mestiere. Non solo, mi hanno sempre scoraggiato in Italia a suonare metal, c’era una parte che ti frenava, un’altra che ti diceva ”sii il primo, tu puoi aprire delle strade, tu puoi essere colui che verrà riconosciuto tra 10 anni come quello che ha fatto tutto per primo”. Quindi sai, forse alla fine ho fatto bene ad ascoltare i brasiliani, ho fatto quello che mi piaceva, ho seguito me stesso e mi è andata molto bene. Poi io son convinto che il bello stia ancora per arrivare, perchè è sempre meglio, sempre più interessante. Ho tantissimi amici, che lavorano in questo settore; quando dico amici dico amici veri, sai molti quando ti dico questa cosa pensano ”devi fare l’amichetto di tizio e di caio”, non è così. Tipo George Killias quello che mi ha suggerito per gli Iced, lui è mio amico vero.  John Macaluso, ci sentiamo per sapere come stiamo, è un’amicizia vera..molti provano a fare così, provano anche con me, capisco che sono disperati e pensano che io possa aiutarli ma noi ci rendiamo conto chi è amico e chi non lo è. La comunità musicale è una comunità molto unita, se, come è già successo, sento di un gruppo che cerca batterista, è ovvio che suggerirò un mio amico. A patto che non suoni negli U2, quindi hai un lavoro garantito, gli altri lavorano per qualche mese e poi no. Preferisco dare un posto di lavoro a un amico che a uno sconosciuto.
– Com’è stato imparare da personaggi come John Macaluso, George Kollias e soprattutto Dom Famularo?

Guarda, io metto John Macaluso e George Kollias nella mia top 5 di insegnanti. Dom Famularo è stato molto interessante perchè è un altro lato ancora della batteria, è un uomo d’affari in un settore di genere, è sempre stato uno molto distinto, sono persone diverse che hanno, secondo me, competenze molto diverse. George Kollias mi ha insegnato nel 2007, ho studiato con lui perchè ero particolarmente lento all’epoca, volevo capire come faceva ad andare così veloce. Son andato in Grecia una settimana piena a studiare con lui, per capire il discorso del “ankle motion” che poi ho usato e non usato. Non ho mai suonato musica così estrema, ma volevo impararla perchè se serve, ce l’ho ancora nel bagaglio. La mia era proprio una curiosità maniacale del tipo “cioè come cazzo fa?”. All’epoca io certe cose non le avevo mai viste, queste scariche di colpi singoli… volevo imparare. Son andato a studiare da lui, da lì siamo diventati amici, io gli ho detto ”son sicuro che tu diventerai qualcuno”.. lui è sempre stato molto umile e disse ”vedremo vedremo”, e infatti avevo visto giusto. Era il primo a suonare questo tipo di musica ed essere anche una persona diversa. I metallari di un tempo non erano interessati a comunicare. Lui era diverso, molto più pulito anche come immagine, sapeva trattare con gli sponsor che poi alla fine sono un meccanismo fondamentale del music business, lui era destinato ad arrivare in alto.

John Macaluso, io penso sia una delle persone migliori mai conosciute in vita mia. Sai, io l’ho conosciuto un po’ di anni fa a Firenze, dove sono andato a vedere un suo seminario. Ho preso l’aereo e quando lui ne è venuto a conoscenza, mi ha ringraziato. Io son cresciuto con gli Ark e, vedendo che era un uomo davvero così gentile nei miei confronti, gli ho subito detto “ti porto in Sardegna, devi venire a conoscere la mia isola” e lui è venuto 10 volte in tre anni (ride ndr). Oramai lui fa parte della nostra famiglia e lo ritengo uno dei miei più cari amici. Da lui ho imparato tantissimo sia dal punto di vista umano che musicale. Io non avevo suonato per esempio il linear drumming prima di conoscerlo e lui mi ha aiutato a sviluppare delle idee diverse a riguardo, che poi, se senti, anche nel disco degli Iced Earth nella canzone “The End” , è tutto un linear.. ah sì, è un linear quando tu non suoni mai con  due gli arti contemporaneamente, ed è il primo disco degli Iced Earth che ha un linear mi pare. Senti proprio quel pezzo di batteria, ed è un omaggio a lui, non tutti l’hanno capito però è così, è tutta ispirata a lui.

Poi niente Dom Famularo è stato interessantissimo per capire quanta terminologia e quanta teoria e tecnica esiste dietro al mondo della batteria. Lui sa proprio tutto, una cosa impressionante.
Son persone che davvero ti fanno capire che tu non sai niente.. però secondo me è questo il punto principale, sapere che c’è sempre da imparare.

– Come gestisci un’audizione importante?

Bella, questa è davvero una bella domanda. Io sono molto impulsivo, quindi solitamente quando mi chiedono se posso fare una cosa, dico di sì istintivamente e poi generalmente mi trovo a doverla fare. Di base io le audizioni le faccio sempre in ambiente metal, è un ambiente in cui ho una discreta preparazione, so bene o male come funziona. Molti non lo sanno ma io ho studiato su come fare le audizioni, ho studiato con gente che ha fatto le audizioni per i Dream Theater, per gli Angra e per i Sepultura. A patto che tu non sia un pollo, qualcosa impari. (ride ndr) Prima di fare questo lavoro, ho fatto altri lavori, part time,  ma sempre con la testa rivolta verso la musica e secondo me fare un altro lavoro ti aiuta un sacco perchè ad esempio noi italiani a fare le audizioni siamo pessimi, abbiamo un atteggiamento tipo “secondo me loro stanno aspettando noi per fare le cose” ma non è così. Loro stanno lavorando e se siamo in grado, facciamo le cose se no no.

Quando arrivano le audizioni a me è sempre perchè sono in ritardo o hanno dei problemi, per il semplice fatto che io vivo a Cagliari.. perchè una persona venga a cercare me, vuol dire che tutti quelli che ha provato nella sua zona o nel suo continente non lo convincono. Quindi mi chiamano quando la situazione sta oramai degenerando. E’ comprensibile, perchè devono spendere 500 euro o di più solo di biglietti aerei per me, non ha senso. So che è una questione di tempo quando arrivano da me, l’orologio sta ticchettando verso la scadenza o di un disco o di un live.. E niente in quella situazione lì so che è una questione di centesimo di secondo, quindi faccio tutto il più fretta possibile. Ho imparato un pezzo degli Iced Earth di 18 minuti praticamente in una sera, avevo detto una cazzata al manager, mi ha detto “conosci questa canzone? quanto ci metti a impararla?” “Sì la conosco, per domani mattina te la passo”. Poi dopo mi son reso conto della tragedia,  il mio atteggiamento di essere positivo e determinato mi ha aiutato un sacco, anche con i Master ho fatto un tour con 24 ore di preavviso, per il disco di Maxi Nil ho ricevuto le canzoni per le parti di batteria tre settimane prima di registrare il disco. Se parliamo di dono, questo credo sia il mio dono, imparo in fretta e non ho paura.  Quando faccio le cose last minute, faccio del mio meglio, ovviamente ho paura però allo stesso tempo chi potrebbe fare meglio? Ho fatto un live con i Cripple Bastards con 24 ore di preavviso, alla fine ovvio che c’è il rischio.. però se va male, mi vengono a picchiare in casa? Non credo. Magari scrivono solo qualche stronzata su internet ma fa parte del gioco.
– Prediligi l’insegnamento oppure l’essere un musicista?

Questa è una bella domanda.. La parte bella di questo mestiere è il fatto che tu puoi cambiare. Star troppo in tour, ti spacchi le scatole. Insegnare troppo, ti rompi le scatole. Questa è una cosa che molti musicisti dicono, li becchi in tour che non ce la fanno più. Molti insegnanti di musica son stanchi di insegnare. Quello che ho scoperto che funziona per me è sempre bilanciare le due cose, torno da un tour e insegno. Parto in tour, sono contento del tour ma dopo un po’ ovviamente diventa una routine anche perchè non ho più 20 anni, bilancio sempre tutto, faccio workshop come hai visto ieri, che è una cosa diversa, è un ambiente più intimo, suoni e parli con il pubblico. Non ho una preferenza vera e propria cioè la mia preferenza più grande è quella di suonare la batteria, spesso i momenti più belli sono quando io sono da solo con lo strumento, suono, mi diverto, passano le ore e ho il cellulare spento. Tutto il resto è fantastico però se preso con le giuste dosi.. I live, anche se sono una cosa bella, alla lunga stanca perchè comunque stai viaggiando, c’è una routine, poi per un mese fai sempre le stesse canzoni cioè alla fine vorresti suonare anche altro.. L’importante secondo me è bilanciare.
– Nel tuo sound preferisci microfoni o trigger?

Bella domanda, mi piace!

– L’ha chiesta un mio collega batterista, io di queste cose non me ne intendo..

Ahaha ok ok.. Allora io ho smesso di usare i trigger da un po’.. Ah giusto, non sai cosa sono i trigger.. Praticamente sono dei sensori che metti nella batteria acustica e la fai diventare simile alla batteria elettronica, ok? Giusto per capire di cosa parliamo. Per esempio il sound di molti gruppi come i Dimmu Borgir o la seconda era dei Morbid Angel, ok? Praticamente il trigger cosa fa? Quando suoni una musica molto veloce, ti dà una grande definizione perchè se tu suoni una cosa (fa un esempio a voce ndr) , il volume cambia. Il trigger fa sì che il volume rimanga sempre uguale. Certi gruppi son fighissimi perchè senti picchiare forte ma il tipo mica lo sta facendo così forte. E’ umanamente impossibile.

A partire dal tour con i Vision Of Atlantis, volevo capire se fosse possibile suonare acusticamente e avere un suono di quel tipo. Avevo letto che molti batteristi che a me piacciono, non usavano il trigger, Dave Lombardo ad esempio e dal vivo ho visto una scarica impressionante. Per evitare i trigger, devi cercare di avere il volume di cassa sempre costante o il più possibile, era una sfida in più. Mi sono reso conto che usando i trigger, certi pezzi li suonavo più piano e al mio orecchio  il suono arrivava uguale. Quindi li ho tolti e ho cominciato a usare i microfoni, ho imparato per la prima volta dopo anni ad avere un mixer mio, farmi i suoni, regolarmi bassi, medi e alti, etc etc. Mi è piaciuto un sacco ma ora sto pensando di usarli di nuovo però insieme al microfono..Quindi la risposta è “booh?” (ride ndr) cioè l’ideale è, come tutte le cose, non esagerare. A me non piace quando il suono è finto, non mi piace che dal vivo non si senta una cassa perchè magari c’è il microfono non adatto o il fonico fa schifo. La cosa buona dei trigger è che li senti sempre, ecco, devo trovare un fonico incapace perchè non si sentano. Penso sia una questione di decidere che suono vuoi tu, a me attualmente piace avere sia il suono acustico bello che il suono triggerato, però sto ancora lavorando su quello acustico.
– Quali endorser hai e come ti ci trovi?

Premetto che gli endorser che ho sono di marche che mi piacciono. Il musicista pensa “cavolo mi mettono in una foto con uno strumento, è una figata”. Sì, è una figata se lo strumento che hai è figo o meno. Se lo strumento che hai, è una schifezza, non ci fai una bella figura.
Avendo studiato con gente professionale, ho potuto capire cosa serve e cosa non serve, più che altro capire cosa serve a me.

Attualmente utilizzo pelli della Evans, bacchette ProMark, piatti Meinl oramai da diversi anni, batteria DrumCraft dal 2009, Iron Cobra (ho firmato un anno fa ma è stato ufficializzato di recente perchè avevo un altro endorsement prima che volevo cambiare), Against che è marchio di vestiti brasiliano e poi mi sembra basta.
Quelli che ti ho detto sono i più importanti, loro mi permettono di fare quello che faccio e come lo faccio perchè se veramente dovessi pagare quello che rompo, non potrei suonare così. La cosa bella di quando hai un supporto del genere è che ti preoccupi solo di suonare. Se si sfascia un piatto, che succede sempre, o rompo bacchette, non ho problemi anzi mi permettono di esprimermi totalmente, non ho la paura di dover rompere qualcosa ahaha.

Io cerco di rimanere sempre con gli stessi, cambio raramente. Ho cambiato i pedali un paio di volte perchè stavo cercando il pedale giusto o cambiavo genere musicale io e il pedale che usavo non era più adatto. il Drumcraft poi mi dà il tour support cioè quando parto fuori, mi fa provare le batterie. Tipo per gli Iced Earth, mi hanno dato una grande mano, sono veramente degli aiuti, non solo una faccia in un poster. Quando suonavo la batteria in tour con loro, mi hanno fatto trovare la batteria come la volevo io, quando volevo io, spedita da loro e ripresa da loro, ho chiesto quel tipo di piatti e me li hanno mandati, questo è un endorsement. Se mi devo comprare le cose, che endorsement è? (ride ndr)

– Ora stai lavorando con i “Jaded Star”, un progetto con Maxi Nil (ex Elysion, Visions of Atlantis) che come dicevi ieri è una delle tue voci preferite. Com’è lavorare con lei?

Lei è la mia cantante preferita già da tempo, già da quando ho fatto il tour con loro io mi seguivo il suo soundcheck, poi con i Visions secondo me la musica non era quella che valorizzava la sua voce, è come se tu vedi un animale in gabbia.. Ho sempre pensato ”Cavolo, non vedo l’ora che lei faccia un disco come quello degli Elysion, secondo me lì lei ha cantato molto bene, cavolo spero faccia un disco”. Poi è successo che lei due anni fa mi fa ”Io sto per lavorare a un gruppo nuovo, io tra un po’ non suonerò più con i Visions, voglio fare un disco nuovo e io voglio che tu suoni” Io le faccio “Io sono onorato di questa cosa ma fare un gruppo così ci conviene? Siamo in paesi diversi” lei mi ha detto “Guarda, io so come suoni tu, sarei onorata di avere te nel mio disco e nel mio gruppo. Ti conosco come persona. Ci siamo conosciuti e la sera eravamo già lì a ridere e a parlare, greci e italiani, è molto simile l’umorismo, veramente impressionante, non come gli austriaci o i tedeschi. In tour eravamo io, i Vexillum, gruppo di supporto, insomma tutti italiani e lei che sparava cazzate con noi, serate intere a parlare. Dopo un mese eravamo già amici. Poi è la prima volta in vita mia che unisco l’amicizia con qualcuno e anche le capacità musicali e la voglia di fare una cosa grande insieme. Avevo gruppi di amici con cui suonavi e tutto ma sapevi bene che più di così non potevi andare, un po’ magari ti piange il cuore ma è la verità. Questa volta abbiamo tutto, capisci? Poi ovviamente non è facile, non sarà facile però è diverso perchè siamo amici e quindi è un gruppo mio che sto iniziando con loro e non è che sono il 40° batterista capito? A me mancava questa cosa. Non vedo l’ora che esca il disco e ti dico è l’unico disco in vita mia in cui ascoltandolo mi emoziono così tanto.. cioè è per la voce sua, io ho suonato e fatto buone cose ma la voce di lei è impressionante. Cioè, è la mia cantante preferita.. Tu hai un’artista preferito?

– Sì sì.

Chi?

– Amy Lee degli Evanescence da quando ero piccola e Elize Ryd degli Amaranthe.

Ok, tu suoni qualcosa?

– Suonavo ora canto.

Ok, tu pensa a fare un duetto con una di loro due.

– Wow, sarebbe fantastico.

Ecco, è la stessa cosa, per me a livello emozionale è il disco a cui sono più connesso. Parlando di cose che emozionano, io da poco ho registrato un disco per gli Inexihibit, sono di Cagliari, una delle cose che ho fatto in vita mia a cui do più valore emotivo perchè è un gruppo di un amico che mi ha dato una mano in un momento di grande difficoltà e mi ha dato una mano enorme e quindi per me è un onore aver registrato con loro un pezzo, capisci? Ci sono così tante cose che tu puoi fare con la musica che a volte ci dimentichiamo, si suonare dal vivo e essere pagato è fantastico, però possiamo anche fare altre cose come aiutare un amico o fare un disco con un’artista che ci piace. Sono in questa fase molto “hippie”, mi piacciono le cose fatte bene e le cose belle. Suonare con Maxi Nil è stato un momento molto bello, quando lei mi ha richiamato, perchè io le avevo detto, dato che ero con gli Iced Earth, “io non so se posso, non perchè non voglio ma non so se possoi”. Ma quando mi son liberato, ho accettato e ho chiamato anche il mio amico e gli ho detto ”scusa se ho ritardato, faccio una canzone del vostro disco”. E’ stato per me un tornare alle mie radici.

– Stai facendo la cosa che ti piace di più ora praticamente..

Sì sì (ride ndr) , ti dico la verità, il rock è molto un teatrino di avere quell’atteggiamento ed è giusto così ma io non sono così. Per me anche un meet & greet è inconcepibile, se tu mi scrivi ”Raphael, sto facendo un VIP pass per quel concerto”, io ti dico ” Senti, io esco e ci facciamo due chiacchiere prima del concerto”. Io sono quel tipo di persona quindi per me era difficile essere in un altro ambiente, se voglio fare un disco per un mio amico e mi fa piacere, nessuno mi può fermare perchè io voglio essere libero di fare quello che voglio.

– Ci puoi anticipare qualcosina su questo progetto dei Jaded Star?

Io vorrei anticiparti tutte le cose ma per ora stiamo valutando tutte le possibilità perchè vogliamo partire bene, abbiamo fatto un video, un video di presentazione del gruppo, foto promozionali con Tim Tronckoe (ho visto che l’avete intervistato anche). Maxi è partita in quinta, è il nostro gruppo ma questo è il suo progetto perchè lei vuole questo da una vita, quindi stiamo vedendo. Spero di trovare persone che credano in quello che stiamo facendo, abbiamo avuto delle chiacchiere qui e lì ma bisogna vedere. Il disco è già registrato, serve un’etichetta discografica decente, per avere un contratto brutto piuttosto lo facciamo noi. Secondo me è un disco veramente bello, ne sono fiero e sicuramente chi apprezza quel genere dirà la stessa cosa quando uscirà.
– Quali sono le tue influenze musicali e cosa ascolti negli ultimi tempi?

Il primo gruppo che mi ha segnato in vita sono i Guns N’ Roses, quando ero ragazzino ho comprato “Appetite for Destruction”, l’influenza mi è rimasta tuttora.
I Sepultura perchè è il secondo disco che ho comprato. Slayer, Morbid Angel (per un paio di anni ero fissatissimo, mi piacciono un sacco), ho una passione per i Katatonia, proprio viscerale, sono tra i gruppi più fighi del mondo, la prima parte della discografia ce l’ho tutta e poi sono un gruppo di cui mi piace tutto quello che hanno fatto. Per anni ho ascoltato i Behemoth anche. Quando ero ragazzino, non c’era Youtube e tra noi ragazzini ci scambiavamo cassette e quello che ti arrivava ti piaceva, dovevi fartelo piacere. Sono quindi cresciuto con metal, hardcore, punk come gli AFX o Bad Religion, io ascolto di tutto, se tu guardi la mia playlist su iTunes c’è di tutto o di più, anche qualcosa di heavy metal, io non l’ho ascoltato molto, giusto qualcosa degli Iron Maiden.

Adesso cosa ascolto? Io son fan di una band brasiliana chiamata Worst perchè cantano in portoghese e c’è come batterista Fernando Schaefer, uno dei miei insegnanti. Poi mi piacciono molto i Treta, sono hardcore di San Paolo, mi piacciono molto le attitudini che hanno, lì la scena hardcore è impressionante. Hanno questo sound crudo, quello che era metal lo stanno mantenendo vivo perchè ora il metal è una gara di perfezione, si è persa l’anima. i solito sono tutti bravi e con un suono perfetto. Loro invece hanno fatto un passo indietro, non avendo tante risorse tecnologiche, loro si preoccupano di fare canzoni.
L’ultimo dei Cripple Bastards è sicuramente uno dei dischi più belli della loro storia, ce l’ho su spotify, è il disco che ascolto più spesso. Pain of Salvation con “The perfect Element” è sicuramente uno dei più dischi più belli di sempre. Ti potrei tenerti per due giorni, veramente di tutto e di più, mi piace spaziare. Ah sì ecco,i Satyricon anche! Poi sono fan, lo dico poser, mi piacciono i dischi nuovi dei Satyricon, non quelli vecchi, cioè non mi dispiacciono, mi piacciono da “Rebel Extravaganza” in poi.. Già il fan black metal medio si  è già rivoltato..

– La tua top 5 di batteristi preferiti.

Ok non li metto in ordine: Fernando Schaefer (Worst), Eloy Casagrande (Sepultura) che è il bambino prodigio, 12 anni e già suonava. Paul Bostaph , Dave Lombardo per forza e Morgan Rose (Sevendust)

– Se ti dico arriva fino a 10?

Igor Cavalera subito, Sonny Emory e mi dirai “Chi è?”. E’ il batterista dei Wind & Fire,  l’ho riscoperto qualche mese fa, Vinny Appice (Black Sabbath), Tommy Aldrige (Whitesnake).. Io passo le serate a vedere video di batteristi poi non sono di quelli che li commenta scrivendo ”merda” ma ”fiiiigo”, ok basta.. John Macaluso per forza. Ti faccio una top 100 mi sa ahaha.

– Cosa pensi dei fans che scaricano la musica pirata?

Bella domanda, è un discorso molto interessante. Faccio un esempio stupido: ho un amico che ha fatto un cd di esercizi per batteria. Io l’ho comprato e ce l’ho sul computer. Se faccio vedere questa cosa a qualcuno e mi fa ”figo, me lo passi?” instintivamente tu dici di si. Se dico di no, mi sembra troppo maleducato, è troppo facile poterglielo consegnare che è difficile dire di no. Risulto io antipatico, capisci? La cultura che abbiamo ora è questa, voglio dire chi non guarda film in streaming? E’ cambiato il mondo tecnologico. Si devono veramente prendere provvedimenti legali, anche io scarico musica, ora che c’è spotify non lo faccio più. Non dico che non sia giusto, non voglio demonizzare chi scarica. Ho vissuto l’epoca in cui si compravano i dischi. Bisogna capire come fare, spotify è una buona idea, 10 euro al mese per l’ account premium e i soldi vanno agli artisti. Spero che nasca la stessa cosa per i film. Un fan ti dice che un cd a 10 euro è troppo ma c’è un anno di lavoro dietro. Danneggia i gruppi medi piccoli. Se è un album degli Iron Maiden, se lo prendono. Se è un gruppo che ha bisogno poco conosciuto, no. Ci sono mille fattori. Io i dischi dei Katatonia ce li ho fisici. E’ una cosa così libera, la tua coscienza ti dice se comprare o meno. Secondo me bisogna cambiare tutto il sistema, non puoi chiedere a uno di pagare qualcosa che può avere gratis. C’è da dire che ora le spese per registrare si son ridotte tantissimo, i gruppi vendono più merchandise perchè ora vendono di tutto e di più. Bisogna supportare un minimo, oramai i contratti per le band sono sempre peggiori, escono sempre più dischi e la gente compra meno.

– E invece cosa ne pensi dei social networks?

Mentre prima su Facebook era più onesto, ora ti chiede di pagare per la visibilità nella pagina artista. Io ho 3006 like su Facebook, quasi nessuno di loro vede i post perchè devo pagare per un post. Siamo oramai un gruppo di rincoglioniti che vive con il cellulare in mano, questo mese ho già finito il traffico internet e sono contentissimo, non sono lì come uno zombie. Ho amici che si son tolti da Facebook per provare e non sono più tornati. Io vorrei ma  è utile per il mio lavoro. Ti permette di stare in contatto con le persone ma dovrebbero togliere le cagate, fare un instant messenger con i contatti perchè poi degenera. Nella home il 90% delle cose sono stronzate. Si è perso la voglia di parlare, vai a cena e parli con altri sul telefono. Mi ricordo all’epoca dei tour con i Chaoswave che non c’era fb, organizzavamo a fine tour una serata in cui 25-30 persone venivano a vedere le foto alla casa dello studente, ci si sentiva più vicini.. Secondo me sta a noi recuperare questo, bisogna vivere il più possibile. Quando suono, tengo il cellulare spento. Anche io mi perdo in queste stronzate, chissà cosa è successo, la home.. Lo puoi usare in maniera intelligente, sicuro, ma poi entra la curiosità, ti fa sentire un po’ il padre eterno Facebook, sai tutto di tutti. La mia carriera è costruita su contatti tramite internet, ero sempre collegato per lavoro. Speriamo che il mondo torni come prima.

– Immagina che scoppi un incendio a casa tua (persone e animali si salvano in qualche modo). Devi salvare 10 dischi supponendo che tu li abbia tutti. Quali sarebbero e perchè?

Questa è una domanda difficile… Salverei “Last Fair Deal Gone Down” dei Katatonia, “Domination” dei “Morbid Angel”, “Vile” dei Cannibal Corpse, “The Perfect Element” dei Pain Of Salvation, “Chaos A.D.” dei Sepultura, “Te Desejotodo O Mal Do Mundo” dei Worst che significa “ti auguro tutto il male del mondo”, “Images And Words” dei Dream Theater.. ahaha a quest’ora sarei morto a fare “prendo questo e poi questo”, sarei morto carbonizzato.. “Fear,Emptiness and Despair” dei Napalm Death un disco veramente figo, “Arte 900” dei Novembre e “Brave New Day” dei Katatonia.

– E’ tutto per ora. Grazie del tempo. Vuoi dire qualcosa ai lettori di Heavyworlds o ai tuoi fans o ai neo batteristi?

Ok, sono molto contento dell’intervista, mi ha fatto molto piacere. E’ sempre bello incontrare e scambiare due chiacchiere con persone che hanno passione per il proprio mestiere, vi auguro di crescere come webzine. Per i batteristi, ci vediamo in giro, portatevi le bacchette! Il mio sito è raphaelsaini.net e Raphael Saini Official su Facebook, se mi volete scrivere scrivete, ciao!