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Kismet – Crivez

Abbiamo avuto occasione di intervistare Crivez dei Kismet, ecco cosa ne è uscito dalla nostra chiacchierata. 

– Ciao e benvenuti su Heavyworlds.com! Siamo felici di avervi con noi. Come state ragazzi?

Ciao HeavyWorlds! Noi tutto ok e sempre carichi! Sarò felice di rispondere a curiosità e domande per voi!

– Cosa ci dite della vostra storia? Come vi siete incontrati e in che modo avete deciso di mettere su questa band?

La formazione della band è stato un processo abbastanza naturale. Io e Albert (voce) siamo fratelli e abbiamo sempre avuto fin da piccoli la passione per la musica, come se fosse una sorta di terzo fratello, Mirko poi (chitarra) è stato il mio inseparabile compagno di banco a scuola!
Alberto, in arte “Penot” (batteria), è entrato nei Kismet nel 2001, in tempo per registrare il primo EP “Rooms of Lie” (2002) e Carlo subito dopo “Trudging down your Soul” (2007), subentrando al nostro storico bassista Omar, registrando quindi “We don’t” e “Shades of Clarity”. Suonare insieme troviamo sia la cosa più naturale del mondo, chi ci ha visto dal vivo può confermarlo…

– E per quanto riguarda il nome? Come avete scelto “Kismet”? Ha un significato particolare?

KISMET è una parola di origine araba e racchiude il concetto di “Destino”. Il destino cui l’ uomo non può sottrarsi. Forse sarebbe addirittura più preciso dire che è stato lui a sceglierci… Il nome comunque deriva dalla mia passione per i fumetti e, in questo caso, per Nathan Never. Cercando un nome che rappresentasse la nostra musica e che “suonasse” anche bene mi sono imbattuto nell’ albo “I Predatori dei Mari”, nel quale è presente la parola KISMET.
Il “ruolo” che essa svolge all’ interno della storia lo lascio scoprire a voi, se siete curiosi…l’ Albo è il n.51…;)

– Avete da poco rilasciato il vostro album di debutto, “Shades Of Clarity”. Per prima cosa, il titolo lascia trasparire un messaggio forte. Qual è il significato che vi si nasconde dietro?

“Shades of Clarity”, come hai giustamente detto tu, nasconde un significato forte e profondo. Nei nostri brani cerchiamo sempre di esplorare, analizzare e raccontare quelli che sono i rapporti umani, siano essi frutto di esperienze personali o frutto di esperienze “raccontate”, anche dai media. Nel farlo spesso ci soffermiamo ad analizzarne le “regole” e i meccanismi, a volte contraddittori, che subentrano in questi rapporti. Da qui nasce “Shades of Clarity”, dalla nostra esigenza di esplorare “il perché”. Il perché qualcosa che dovrebbe essere semplice invece lo trasformiamo in difficile e anche il perché una cosa che dovrebbe unire invece divide. Si parla, più o meno velatamente, di religione, politica, amore, amicizia e ancora di fiducia e bugie, collegandosi forse al nostro primo lavoro “Rooms of Lie”.

– Si tratta di un concept album, oppure ogni canzone ha una sua storia, una sua motivazione?

Lo si può definire una raccolta di sfumature, se preferisci. Rispetto ai lavori precedenti – “Rooms of Lie” e “Trudging down your soul” – magari è meno concettuale nel senso stretto del termine e nella composizione stessa dei brani – per varietà e atmosfere – ma troviamo comunque canzoni legate tra loro da un tema centrale, pur mantenendo una certa – chiamiamola così – “indipendenza”.

– Quale canzone può essere considerata la più rappresentativa dello stile dei Kismet?

E’ un po’ difficile perché siamo un gruppo tutto sommato abbastanza contaminato. Potrei dirti “Clarity” per atmosfere e melodia, ma credo siano pezzi come “Time” che ci distinguono dalle altre band alternative/rock/metal. C’è veramente tutto quello che siamo. Credo fermamente, e lo dico con una punta di orgoglio, che tutti dovrebbero ascoltare “Time” perché è uno di quei brani che ti guarda dentro! 

– Per “Carry Me Down” avete realizzato un videoclip. Chi ha ideato il concept e come avete vissuto questa esperienza?

Per la realizzazione del video ci siamo affidati ad Alessandro Cavestro e Michele Moretto dei “Putrefashion Empire”, che sono una sorta di nostra seconda casa. Dall’ “Empire” sono infatti usciti prima “We don’t” e poi “Shades of Clarity”, oltre che il video di “Heaven/Hell the Way”, tratto proprio dall’ EP “We Don’t”.

Per quanto riguarda il concept, l’ elaborazione è stata fatta insieme, ma sempre lasciando loro una certa ibertà di messa in scena perché ci fidiamo del talento e bravura di quei meravigliosi ragazzi! E poi, soprattutto, crediamo che ognuno debba fare ciò che sa fare, nel rispetto dei propri ruoli. Nello specifico noi un video non lo sappiamo girare, loro si!:) 

L’ esperienza, anche se come detto non è stata la nostra prima volta, ha sempre un fascino particolare e le due location molto suggestive hanno influito particolarmente. I girati della band sono stati fatti nelle “Rooms of Lie” (tutto l’ artwork, il concept e le foto band del nostro primo lavoro sono state concepite lì dentro, bello no?) mentre Albert e la bravissima e splendida Guia hanno girato all’ interno del suggestivo Palazzo Cattaneo di Lendinara (RO), e per questo ringraziamo l’ ospitalità e disponibilità di Alessandro Cattaneo.

– Quali sono le vostre maggiori influenze e i vostri background musicali?

Come ho accennato prima siamo una band abbastanza “contaminata” ma con un background – importante – comune. Non mi stancherò mai di usare quella che può sembrare una filastrocca ma indica seriamente quello che siamo: “From the greatest ‘70s artists through the ashes of ‘90s, straight to the Modern Heavy-Oriented Rock…”. Che dici, calza bene? Su tutti, comunque, mi sento di citare: Doors, Led Zeppelin, Black Sabbath, Alice in Chains, Soundgarden, Tool, Alter Bridge e Dark New Day.

– Avete in programma un tour per presentare il nuovo album?

Quest’ estate faremo un paio di festival e un mini- tour nel sud Italia in unplugged. In Italia è sempre più difficile suonare e organizzare tour e le Feste della Diciamo che qualcosa bolle in pentola per l’ inverno. Birra straripano di “carnevalate”, con spazi sempre più ridotti per la Musica d’ autore. Noi comunque teniamo duro da più di un decennio e non abbiamo intenzione di mollare proprio ora! 
Oltre a crederci è la nostra personale crociata a favore della Musica e se non servirà a noi speriamo serva almeno alla prossima generazione di Musicisti. 

– Lo scorso 28 marzo avete aperto il concerto dei The Pretty Reckless a Milano. Cosa ci raccontate di quella serata?

Esperienza bellissima! Non era la prima volta che ci capitava di suonare di fronte ad una platea così gremita, ma un’ accoglienza del genere ci ha spiazzati veramente e oltretutto un pubblico di giovanissimi così innamorati della Musica mi fanno ben sperare per il futuro! Colgo l’ occasione per salutare i ragazzi e le ragazze del Fans Club dei The Pretty Reckless per il supporto che tuttora ci stanno dimostrando. Siete fantastici ragazzi!!

– Se doveste fare una top 5 dei vostri album preferiti, quali sarebbero e perchè?

The Seed and The Sewage – Rhyme
Black Snow – Klogr
VideoStreet – Devotion
Microkiller – Samsara
Moving the Mountain – Underground Railroad

Perchè in Italia non siamo secondi a NESSUNO!

– E’ tutto per ora, grazie per il vostro tempo. C’è qualcosa che volete dire ai vostri fan o ai lettori di Heavyworlds.com?

Innanzitutto grazie per il tempo che dedicherete alla lettura e grazie a voi della redazione per l’intervista! Cosa posso dire? Seguiteci, ascoltate SHADES OF CLARITY e i nostri precedenti lavori. Supportate chi come noi la Musica la fa con passione e la rispetta. See ya on the road!! Stay Rock ,,/