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Saxon – Nibbs Carter

Uno dei punti cardine nell’intervistare una band storica è sempre l’equilibrio tra il presente e il passato; bisogna dare il giusto peso alle glorie trascorse ma senza oscurare il nuovo lavoro che necessita promozione; Nibbs Carter questo lo sa e, da interlocutore intelligente, non lesina particolari sul nuovissimo “Battering Ram” ne su ciò che i Saxon hanno trasformato in musica nel corso di quasi quarant’anni di carriera. Il risultato è una colloquio formale ma amichevole, dove sboccia il punto di vista del bassista lungocrinito su alcuni aspetti fondamentali della band…

– Ciao Nibbs, benvenuto su Heavyworlds.com. Per prima cosa, come stai?

Ciao a tutti! Abbiamo appena terminato il Warriors Of The Road Tour in Nord America assieme a Motorhead, Armored Saint e Mind Maze, a giorni uscirà il nuovo capitolo dei Saxon, tutti sono in salute e ci stiamo godendo qualche giorno di riposo…posso affermare che le cose procedono bene (RIDE)!

– Parliamo allora di “Battering Ram”, la vostra nuova creatura…quali sono le tue prime impressioni?

Mettiamola così: nel recente tour negli USA abbiamo colto l’occasione per suonare quattro o cinque nuove songs a un gruppo di fans VIP ogni giorno sul nostro tourbus e le loro reazioni sono state entusiastiche al 100%; questo ha messo un certo ottimismo verso I feedback che avremo dalla stampa.

– “Battering Ram”, onestamente, vi vede in un’ottica più pesante rispetto a “Sacrifice”…come sono nate le songs?

Dunque…sette songs arrivavano direttamente da alcune mie demo, di cui la maggior parte più tendenti all’heavy metal che al rock classico. “Eye Of The Storm” e “Top Of The World”, scritte da Paul (Quinn), sembravano possedere lo stesso mood e sono finite nella tracklist con naturalezza…il resto lo abbiamo scritto a cavallo tra il 2013 e il 2014 e ciò che usciva era sempre ruvido e pesante…Biff ha apprezzatto tutto il materiale che gli ho passato e assieme abbiamo creato le demos con le parti vocali nel suo studio in Inghilterra. La chimica si è creata da subito e in breve tempo avevamo pronto tanto materiale da poter assemblare uno dei dischi più pesanti mai realizzati dai Saxon.

– Canzoni come la titletrack si basano su impatto e velocità mentre “The Devi’s Footprint” e “Queen Of Hearts” mostrano maggior epicità…è importante per voi diversificare in un disco?

Questo è un punto di non facile spiegazione…abbiamo sempre cercato di miscelare e variare all’interno delle nostre releases; essere sia melodici che pesanti ci da la possibilità di ampliare il nostro spettro esplorativo e Biff è forse la persona che spinge di più per avere temi musicali storici, personali e cari sia al rock che al metal. Amiamo garantire una certà diversità, diciamo (RIDE).

– C’è un’altra song che mostra la vostra volontà nel creare qualcosa di ‘differente’, ed è “Kingdom Of The Cross”…come mai avete scelto di creare una song che assomiglia molto a una poesia?

Ecco, forse questo esempio sarà più chiarificativo…Nigel (Glockler) aveva una demo strumentale dove Doug (Scarratt) aveva inserito la sezione di chitarre effettate con il chorus, e Biff aveva messo online le parole più di un anno prima delle celebrazioni in onore dei soldati della Prima Guerra Mondiale…ma mancava qualcosa, ci voleva un attore che narrasse i versi per creare qualcosa di diverso…e poi avevamo già abbastanza materiale rock/metal nel disco, per cui era importante fare un passo diverso.

– L’intera produzione è stata seguita da Andy Sneap e in effetti il sound di “Battering Ram” è uno dei più duri che abbiate mai avuto…cosa ha dato alle tracce del disco Andy, in modo da creare un impatto di tale possenza?

Lavorare con Andy è stato facile e davvero divertente…ha tagliato e fatto sparire tutte quelle parti non necessarie nella nostra musica per far uscire solo l’essenza ‘heavy’ che andavamo cercando, in modo da esternare lo spirito dei Saxon al 100%. Non abbiamo discusso realmente su come avrebbe dovuto suonare alla fine, perché sapevamo che Andy stava lavorando per arrivare proprio ad ottenere quello…semplicemente avevamo dei buoni demo di heavy metal e lui si è dato da fare per farne uscire il massimo potenziale, tutto qui (RIDE).

– “Battering Ram” contiene tutti i trademarks delle varie ere dei Saxon: l’impatto anni 80, l’epicità anni 90 e l’approccio moderno del nuovo millennio…quale sarà la futura progressione dei Saxon?

Credo che il futuro si baserà sull’approccio che stiamo portando avanti, quindi con dischi della stessa natura; credo, alla fine, che “Battering Ram” possieda ciò che i fans cercano da noi…vedremo comunque le reazioni quando suoneremo queste songs dal vivo, il vero ultimo test per capire se la direzione presa è quella giusta.

– Parlando di tour…come supporterete “Battering Ram”?

Inizieremo il tour nella seconda settimana di Novembre, in Europa. Molti shows saranno ancora in compagnia dei Motorhead e proseguiremo fino a fine Febbraio. Poi avremo il resto del mondo e i festival fino a fine 2016.

– I Saxon hanno una discografia molto ampia…come fate a preparare una setlist live e la ovvia produzione degli show?

Uhh (RIDE)! Con così tante songs diventa sempre più un problema. Generalmente suoniamo quattro o cinque songs dal disco nuovo e una decina estratte dai primi sei dischi. Tutto il resto dello show è un merge tra le richieste via social network, sito internet e discussioni mentre ci prepariamo a salire on stage (RIDE)! Gli show dei Saxon non necessitano di una mega produzione, anche se si tratta di un festival grosso; e poi ci pensa Biff a prendere il controllo del design dello stage (RIDE), come per Wacken Open Air 2014.

– Tu sei nella band dal 1988…qual è il segreto di un legame duraturo in una band, specialmente con un cantante esigente come Biff Byford?

Per far in modo che una band come la nostra funzioni al meglio devi considerare il tutto come un ambiente familiare; si crea sempre quell’atmosfera di equilibrio tra tensione e piacere che fuoriesce quando provi a competere con altre band competitive. A noi piace impressionare per cui non puoi metterti comodo e sperare che il mondo rimanga contento di ciò che hai fatto in passato. Esce un senso di orgoglio, specialmente ad un certo punto della carriera, che diventa il grande motivatore che ti spinge a continuare a lottare per la tua musica…

– In quasi quarant’anni di carriera, i Saxon han dovuto attraversare diversi trend, come il grunge o il nu-metal, senza ‘arrendersi’ e perdere fans…secondo te, come ci si può salvare all’interno del music business?

Beh, l’istinto di sopravvivenza fa parte del genere umano, principalmente…comunque io credo che la vita voglia essere vissuta e come rock band necessitiamo di andare on stage e fare nuovi dischi. Anche quando i tempi diventano duri e testano la vera forza di una band, se riesci a suonare uno show con un’audience e vedi che mostrano grande interesse verso di te allora senti una linfa vitale scorrerti nelle vene. In termini pratici, trova un manager che creda in te e a cui piaccia la tua musica e poi ‘rock til you drop’ (RIDE)!!!

– Ultima domanda…voi avete suonato in piccoli club e sugli stage dei maggiori festival: parlando di feeling, qual è lo scenario dove preferite suonare?

Uhm, difficile da dire, sai…I grandi stage sono tutto megaluci, suono potente e, soprattutto, audience gigantesche; se amano la tua musica generano lo stesso feeling dei piccoli club, solo che nei piccoli club l’intensità di essere intrappolati tra quattro mura crea un’energia che manda in isteria il pubblico. Pazzesco davvero…ma questo si crea anche in posti un po’ più capienti come il Tent o il Marquee, che riescono a contenere dalle cinquemila alle diecimila persone, e forse proprio queste location sono quelle che preferisco, ne troppo intime ne troppo dispersive.

– Ok Nibbs, abbiamo terminato…vuoi aggiungere altro?

Grazie per questa intervista e grazie a tutti coloro che vorranno leggerla…ovunque voi siate non perdetevi gli show dei Saxon!

Grazie a te Nibbs per questa interessantissima chiaccherata!!! Heavyworlds.com non perderà i vostri shows!!!