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Marco Pastorino – Temperance

Noi di Heavyworlds.com abbiamo scambiato due chiacchiere con Marco Pastorino (Temperance, Secret Sphere, Light & Shade) in occasione dell’uscita del nuovo album “The Earth Embraces Us All” per Scarlet Records. Ecco di seguito cosa ne è uscito fuori, enjoy!

– Ciao Marco e bentornato su Heavyworlds.com! In primis, come stai e come stanno i Temperance?

Ciao Valerio! Grazie mille. E’ sempre un piacere tornare a parlare di questa band. Stiamo molto bene, siamo super carichi.

-‘The Earth Embraces Us All’, il vostro disco in uscita. Partiamo dal messaggio contenuto nel titolo: da un lato appare come una frase dal forte contenuto umano e, passami il termine, ecologico, ma dall’altro riserva un retrogusto ammonitivo, come se potesse rappresentare il vero destino di tutti su questa Terra. Ti va di aiutarci a capire meglio ciò che avete creato?

Mi piace molto la tua idea, un po’ c’hai preso, devo dire. Il nostro voleva essere un messaggio di base molto positivo e legato alla terra, alle bellezze che questo pianeta racchiude e di cui molte, troppe volte, ci dimentichiamo.
Con la grafica della scritta nell’artwork abbiamo poi fatto un piccolo giochino, evidenziando la prima e l’ultima lettera della parola EARTH, facendo in modo che il titolo possa anche essere ‘The Art Embraces Us All’, a descrizione di come l’arte, ogni forma d’arte non solo la musica, ci travolga. Detto questo, personalmente mi piacerebbe in futuro dare spazio e possibilità ad altri artisti, che sia un ballerino, piuttosto che un pittore o altro, di far parte di questa famiglia chiamata Temperance, per trasmettere la nostra musica in ogni forma.

– Il vostro sound moderno riceve una forte spinta evolutiva in questo ‘The Earth Embraces Us All’, lasciando l’idea che il debut e ‘Limitless’ fossero un punto di partenza. Credete che il nuovo disco rappresenti un ulteriore punto di passaggio, oppure eravate già convinti di arrivare a concepire materiale di questo spessore?

Credo che questo nuovo album mostri un lato di noi che ancora era rimasto nascosto. Mi spiego meglio: il debut viveva di questa voglia di esplorare un mondo nuovo, voce femminile, un sound diverso dalle nostre precedenti esperienze; ‘Limitless’ ha sviluppato certe tematiche, ne ha smarrite altre, c’ha visto lavorare su una produzione molto più avanti come strutture e ampiezza sonora, mentre questo ‘TEEUA’ va, a mio parere, oltre ad una semplice evoluzione del secondo disco. Semplicemente, perché abbiamo si sviluppato certe parti, più ariose e melodiche – elettroniche anche –, ma anche aggiunto un sacco d’influenze che prima non facevano forse nemmeno parte di noi. La linea base per la scrittura di ogni disco rimane in ogni caso, per noi, scrivere i brani che in quel momento ci coinvolgano al 100%, ma non vogliamo assolutamente limitarci nella composizione, proprio per quello ogni nostro disco profuma d’energia e vive di luce propria.

– L’ambivalenza tra te e Chiara rimane uno dei punti d’accesso chiave nel sound dei Temperance, optando sempre per un contrasto scream/female invece del consueto growl/soprano. La suddivisione dipende dalle lyrics che concepite, oppure avviene prima della stesura dei testi?

Per questo album abbiamo deciso di abbandonare totalmente le parti cantate estreme, magari torneranno nei prossimi lavori o magari no. Detto questo, come dici, a volte, le divisioni sono studiate da certe cose che vorremmo esprimere ‘liricalmente’, a volte, invece, molto più banalmente certe parti ci piacciono talmente tanto che io o Chiara c’inpuntiamo per farle noi stessi (ride). Moltissime parti poi alla registrazione finale variano; magari preferiamo mettere un coro che spinga e possa trascinare il brano, piuttosto che la stessa linea fatta solo da una voce, oppure ancora ampliare il tutto con diversi tipi di ottava della stessa linea al posto di una voce sparatissima. Tutto deve essere al servizio del pezzo e far guadagnare punti al brano in questione.

– Di base i Temperance plasmano un metal moderno dalle ritmiche serrate, comprendenti ovviamente cliché come doppia cassa e riffoni, ma gli arrangiamenti si forgiano su una vasta variegatura di generi: jazz, swing, musica classica e, ovviamente, rock melodico. E’ difficile bilanciare la libertà compositiva con l’idea finale del progetto?

Sai perché non è difficile? Per un motivo molto semplice; qui siamo tutti liberi di esprimere la nostra personalità senza doverci fermare e pensare ‘Se mettiamo questo passaggio strano e non quella parte così catchy, le persone che ci seguono non gradiranno’. Non siamo gli Iron Maiden o band di quel livello, quindi (nel male [ride]) , abbiamo la possibilità di essere molto vari in quello che facciamo, senza dover rendere conto a qualcun altro. Detto questo però, credo che per quanto ci siamo evoluti e abbiamo potuto arrangiare il nuovo album in modo così particolare con orchestrazioni più rock, cori tra aor, progressive ambient, e parti acustiche d’atmosfera, ci sono molte band che hanno la capacità di andare molto oltre; penso ad esempio agli Opeth, che personalmente adoro molto più in questa ultima veste rispetto ai primi loro passi. Sentire il nuovo singolo è stato fantastico davvero.

– Sempre parlando di influenze e capacità compositiva, ci sono tre songs che colpiscono già al primo ascolto: ‘Unspoken Words’, ‘The Restless Ride’ e ‘Haze’, ovvero tre capitoli in cui elaborate strutture ben diverse. Ti va di farci capire in che modo concepite l’arrangiamento giusto nel momento giusto?

Tre brani,come dici, molto diversi, nati in situazione totalmente diverse. ‘Unspoken’ è il classico brano Temperance, anche se abbiamo modificato un po’ il nostro trademark, questo è un pezzo nato davvero praticamente tutto di fila con quella melodia di pipes e violino che si mescolano e le voci che si rincorrono per tutto il tempo, dando vita ad un brano che io vedo molto etnico e d’impatto, scelto infatti per essere il nostro primo video. ‘Restless Ride’ è il nostro brano più lungo di sempre, nato totalmente da Giulio, batterista, e poi arrangiato piano piano in tutte le sue sfaccettature; ad esempio credo che sia il brano dove abbiamo curato di più la parte corale, dai ritornelli alla Avantasia, con davvero mille voci, ai botta e risposta da opera centrale, fino ad arrivare al break in latino, creato come fosse una traccia stessa all’interno del brano. ‘Haze’ è nato da un riff sparatissimo alla Nevermore, per poi mescolarsi ad un tempo tutto da ballare nel ritornello, fino ad un nuovo utilizzo grosso di cori nelle parti centrali. Qui è arrivata la melodia vincente appena dopo il secondo ritornello, dove le voci s’incontrano e si scontrano con il pre, dando vita ad una parte intricata a livello di ugole, ma molto molto diretta.

– La numero sette, da parte mia, è la consueta domanda marzulliana. Sembra che oggi giorno si faccia a gara nell’inserire nel rock/metal il maggior numero di influenze o gli strumenti più strani e improponibili. Come ragionano i Temperance in questo senso? Riuscite a porvi dei ‘confini’ nella sperimentazione oppure la sperimentazione stessa è il confine?

La visione alla base del fare musica sta nel dare e ricevere continuamente qualcosa per potersi evolvere sia come musicisti che come persone; quando scriviamo mettiamo davvero tutto di noi stessi, arrivando a fine scrittura e fine mix stremati, ma totalmente in pace con noi stessi. Scrivere è davvero la cosa che più mi piace e continua ad attirarmi di questo mondo e da ogni singolo brano o esperienza, credo di riuscire a capire sempre qualcosa di più. Come dici, forse oggi è anche un po’ una moda voler cercare di strafare aggiungendo una determinata strumentazione, o arrangiamento; nel nostro però ti dirò, in ‘Limitless’ avevamo sentito l’esigenza di avere un coro di bambini perché il brano in questione ne aveva realmente bisogno; in questo album c’erano tante parti di violino che volevamo sottolineare ed in cui volevamo ottenere un sound più maturo, così abbiamo colto la palla al balzo. Al momento di scrivere ‘Advice From A Caterpillar’, che reputo il brano più particolare e strano, abbiamo sviluppato quella parte jazzata, swingata e ci sembrava doveroso aggiungerci un piccolo solo di sax.

– ‘The Earth Embraces Us All’ si apre con ‘A Thousand Places’, un’opener coraggiosa dato che rasenta i sette minuti di durata. Avete scelto volutamente di ‘provocare’ i fan mettendolo come primo brano in scaletta, oppure esiste un percorso lirico/musicale che l’album richiedeva di seguire meticolosamente?

L’album non fa parte di un concept vero, anche se all’interno dei brani si rincorrono momenti in cui certi argomenti tornano a galla. La decisione di aprire con un brano così particolare e non direttissimo è stata in primis una sfida, per vedere come supporter ed addetti ai lavori avrebbero reagito ad un’apertura quasi progressive, al nostro sound. Ogni full lenght è un viaggio e aprirlo con un break così pesante ed un titolo come ‘A Thousand Places’ sembrava davvero il modo migliore di portarvi tutti quanti a conoscere questi brani.

– La song ‘Advice From A Caterpillar’ è per caso un riferimento ad Alice Nel Paese Delle Meraviglie? E se si, come mai avete preso come riferimento l’opera di Carrol?

Si precisamente. Nasce tutto da un’idea di Chiara che a quanto so è stra fan dei romanzi di Carroll. Dopo aver composto la musica, così strana e articolata, ha pensato che sarebbe stato bellissimo sviluppare le liriche con le sue storie così particolari e, aggiungo io, malate (ride). Il resto è venuto da sé, ci sono molti riferimenti al libro originale, con citazioni varie e botta e risposte di voci in tema con i personaggi.

– Passiamo ad un argomento più tranquillo, ovvero l’ambito live. Oltre a raccontarci quali saranno i vostri impegni futuri, posso osare chiederti come si evolverà la produzione per il tour di supporto a ‘The Earth Embraces Us All’?

Abbiamo voluto sfruttare tutte le nostre energie in questi anni per dedicarci alla scrittura del materiale; tre album in tre anni sono stati uno sforzo mentale forte, niente di previsto a tavolino naturalmente, ci siamo sentiti di farlo album dopo album. Ora che la nostra scaletta è ricca dal punto di vista atmosferico e piena di diverse sfaccettature, stiamo cercando di costruire uno spettacolo davvero di livello e portare il nostro nome ancor più ovunque. Sicuramente inizieremo da un po’ di date italiane ma torneremo ben presto on the road all’estero per tante tante date, vogliamo davvero promuovere quest’album ovunque, ancor più di quanto fatto fin’ora.

– Siete reduci, per così dire, dal tour europeo con Luca Turilli’s Rhapsody e dalla data romana in compagnia dei Nightwish. In passato avete condiviso lo stage con Within Temptation e altre realtà internazionali. Cosa ha portato, in termini di professionalità, ai Temperance osservare questi ‘giganti in movimento’?

Ogni data, ogni esperienza, porta qualcosa a tutti noi. Non mi limiterei alle date più ‘blasonate’ se mi passi il termine, perché anche i viaggi interminabili in van, per suonare in Italia, in Europa, in America, c’hanno mostrato tanti lati della musica, di quanto possa farci maturare ed unire, attraversando migliaia e migliaia di km. E’ naturale che in un tour come quello coi Rhapsody sei spronato continuamente a dare il massimo e ad imparare in fretta da ogni singola cosa, da un problema alla strumentazione, da un ritardo nel check, da un membro della band che magari ha la febbre a 40 e tutti devono sopperire al fatto che bisogna colmare magari quel minimo gap, dando ancor di più. Tutte le esperienze fatte c’hanno portato a quello che siamo oggi.

– ‘The Earth Embraces Us All’ è il primo disco come quartetto, in quanto Sandro Capone ha scelto di separarsi da voi. Come avete bilanciato la vostra musica, sia dal vivo che in studio, per compensare la mancanza di una chitarra?

Sandro era una figura totale nella nostra band, forse era più un punto d’unione salda per tutti noi, più umana che musicale. Come sai i brani sono scritti da Giulio e me, ci manca la sua personalità sia on stage, che fuori dal palco. In studio, ti dirò, non è cambiato granché. Mentre dal punto di vista live abbiamo dovuto colmare il ‘vuoto’ della chitarra ritmica con un po’ di accorgimenti sonori, ma ad oggi siamo straconvinti di questa formazione. E’ stata anche una scelta di cuore non sostituire Sandro; siamo una famiglia e lo siamo sempre stati, non si può cambiare tuo fratello con un’altra persona.

– Ultima domanda. Tu sei ‘dentro’ la scena italiana (e non solo) da un po’ di anni e attraverso dischi e tour hai maturato un’esperienza invidiabile; come credi si evolverà la scena nostrana? Pensi che finalmente si potrà arrivare ad avere un panorama, se non paritario, almeno simile a quello del resto dell’Europa?

La scena italiana è quasi già a livello paritario del resto del continente. La mancanza di mentalità e forse quella di acts nostrani veramente forti con interesse attorno prepotentemente alto, sono le uniche mancanze che possiamo avere; le band che piano piano hanno la possibilità di scrivere album, portarli ovunque, stanno dimostrando molto. Ma questo non succede solo qui, ci sono davvero una valanga di band in Europa che meriterebbero una risposta più forte dai fan del genere. Oggi Internet dà una visione un po’ distorta di quello che è il successo o meno di una band, ma sicuramente è un’arma da sfruttare per promuovere nuovi lavori .

– Ok Marco, siamo in chiusura. Grazie del tuo tempo e perdona se ti ho torchiato in un modo un po’ fuori dai canoni. Sentiti libero di aggiungere, salutare o dire quello che vuoi.

Grazie di tutto come sempre, bellissima intervista e fantastiche domande. Speriamo che vi possa piacere il nuovo album e siamo sicuri che ci vedremo on stage molto molto presto.