Loading

Niklas Sandin – Katatonia

Sono passati diversi mesi dall’uscita di “The Fall of Hearts”, nuova fatica discografica degli svedesi Katatonia. Con l’occasione del concerto all’Alcatraz di Milano, abbiamo avuto modo di intervistare il riservato ma simpatico Niklas Sandin, bassista del gruppo, che ci ha raccontato qualcosa in più sul disco, sul tour e sul futuro dei Katatonia e dei suoi progetti paralleli. Ecco quanto ci ha detto:

-Ciao Niklas, come stai e come sta andando il tour?

Tutto bene. Non mi sono svegliato coi postumi della sbornia oggi, come invece succede di tanto in tanto. Il tour sta andando bene, complessivamente con Agent Fresco e Vola si tratta di un buon pacchetto. I ragazzi delle altre band sono bravi. Condividiamo il bus con gli Agent Fresco e tutto va bene. Qualche volta invece, sai, non conoscendo le altre persone non puoi mai prevedere come possa andare, possono sorgere dei fastidi, dei problemi.

-E in questo caso ce ne sono?

Ovviamente il problema principale è lasciare le persone che ti sono vicine a casa. Oggi con skype e col telefono si superano certi limiti, quindi è più facile rispetto ad una decina di anni fa. In ogni caso a me è sempre piaciuto, altrimenti non sarei qui.

-“The Fall of Hearts” è stato pubblicato a maggio. A distanza di qualche mese dall’uscita, come ti sembra sia stato accolto dai fans?

Il feedback dei fans è stato fantastico, sopra le aspettative. “The Fall of Hearts” è  un nuovo capitolo nella discografia dei Katatonia, un modo per portare la nostra musica a un livello successivo. A mio parere si tratta di uno degli album migliori e racchiude anche influenze del passato dei Katatonia.

-Quando un gruppo sta per produrre un album, a caldo, c’è sempre molta soddisfazione. Ora, a distanza di mesi, c’è invece qualcosa che cambieresti nel disco?

Penso che nessuno nel gruppo vorrebbe cambiare nulla dell’album anche se ce ne fosse la possibilità, perché siamo tutti soddisfatti di come è stato concepito e di come è stato registrato. Si tratta di un album molto lungo, perché nessuno voleva tagliare le canzoni dalla scaletta originale: quelle canzoni assieme avevano tutti gli ingredienti necessari per renderlo un bel disco. E i nuovi elementi freschi nella setlist non sono poi brani così differenti dalle vecchie canzoni, quindi si adattano bene.

-Nell’edizione giapponese è presente la cover di “Night Comes Down” dei Judas Priest, canzone piuttosto nelle corde dei Katatonia. Ma perché proprio questa scelta?

Perché molti della band sono fans dei Judas Priest. Un giorno Anders (Nyström, chitarrista del gruppo, nda) è venuto fuori con questa idea; l’atmosfera della canzone originale e gli elementi nella musica si amalgamavano perfettamente con il mood tipico dei Katatonia e penso sia venuta bene. Quando l’ha proposta, ho capito che avremmo potuta includerla senza problemi in un nostro album.

-Cosa farete dopo questo tour?

Per l’anniversario di “The Great Cold Distance” abbiamo fatto un concerto a Plovdiv con l’orchestra e la registrazione di quello show sarà inserita nell’edizione speciale per il decennale di quel disco. Per il resto, proveremo a pubblicare il nuovo lavoro senza far passare altri quattro anni, il prima possibile insomma. Ovviamente aspettiamo di finire il tour, ma abbiamo intenzione di entrare in studio finiamo il tour, ma entreremo in studio al più presto.

-Avete già qualche idea in proposito?

Solitamente Anders e Jonas (Renkse, cantante e chitarrista del gruppo, nda) scrivono le canzoni: arrivano con delle pre demos da proporre agli altri, ma chiaramente non sono cose che puoi fare nelle pause caffè o in situazioni del genere. Devi avere il tuo ambiente, quindi puoi farlo solo quando sei a casa.

-L’ambiente scandinavo in effetti sembra la culla ideale per i dischi dei Katatonia…

(ride, nda) Non siamo la nazione più triste in Scandinavia, ma credo che il clima e l’atmosfera in generale siano molto più depressi e cupi rispetto al resto del mondo. Il cielo è quasi sempre scuro e brutto, e passiamo molto tempo senza vedere il sole. Ti svegli ed è buio, vai a lavorare quando c’è il sole, e torni a casa col buio. E fai questo per molti mesi. Direi che potrebbe influenzare parecchio, certo. Poi se pensi che io vivo a Stoccolma, che a nord, ancora peggio…

-Se potessi scegliere solo tre dischi, quali porteresti sulla classica isola deserta?

Questa è una domanda troppo difficile per me (inizia a guardare in alto e in basso, a destra e sinistra, nda). Non sono uno che ha gusti ben definiti e chiari. Ascolto un po’ di tutto, soprattutto roba contemporanea. Passo da Norah Jones ai Deicide ai Morbid Angel. Potrei deprimermi se avessi davvero solo tre album da portare su un’isola deserta.

-Ultima domanda: l’anno scorso hai pubblicato un disco coi Lik (gruppo death metal svedese, nda), “Mass Funeral Evocation”. Ci puoi dire qualcosa in più di questo gruppo? Avete altro in cantiere?

All’inizio, quando fui contattato per registrare il disco, mi chiesi se avessi tempo anche per questo gruppo, visto che i Katatonia comunque ne richiedono molto, ma sono riuscito a incastrare tutto senza particolari problemi. I Lik sono perfetti per me: abbiamo fatto un tour con gli Swallow The Sun, suonato al Partisan e in piccoli locali. È stato tutto molto bello, anche perché i Lik sono sostanzialmente un gruppo molto underground, è un mondo molto diverso da quello dei Katatonia. Stiamo iniziando a preparare qualche canzone per il nuovo album, credo che per la fine dell’anno prossimo potrebbe uscire qualcosa.

-Ok Niklas, l’intervista è conclusa…

Grazie a te e ai lettori e “take care”!