Loading

Luca Turilli – LT’s Rhapsody

In occasione del rilascio di “Prometheus, The Dolby Atmos Experience + Cinematic And Live’’ previsto per il 9 dicembre, tramite Nuclear Blast, noi di HeavyWorlds.com abbiamo incontrato Luca Turilli dei LT’s Rhapsody per scambiare due chiacchiere con lui. Luca ci ha parlato, tra le altre cose, della nuova tecnologia Dolby Atmos e della reunion dei Rhapsody. Questo il resoconto della nostra intervista. Enjoy!

-Ciao Luca, bentornato su HeavyWorlds.com. Come vanno le cose?

Il piacere è mio ad essere qui con voi! Fantasticamente, penso che sia il momento migliore per noi per tutte le cose che ci stanno succedendo, ecc. Per cui solo positività [ride].

-Partiamo parlando della nuova edizione di ‘Prometheus’. Puoi spiegarci meglio questa tecnologia chiamata Dolby Atmos?  E com’è nata l’idea di testarla sull’ultimo disco?

Si beh il Dolby Atmos rappresenta l’evoluzione del Dolby Surround, le tecnologie che tutti ben conosciamo. Praticamente si tratta di un’esperienza audio tridimensionale, per cui totale, avvolgente come mai prima d’ora. Rappresenta il futuro. Ovviamente, mentre stiamo parlando, già molti cinema in America sono equipaggiati con Dolby Atmos, così come in Germania e nel resto d’Europa ci sono già tante sale attrezzate e poi, come al solito, anche tutto il resto del mondo si adeguerà. E’ qualcosa di unico; ovviamente per godere a pieno di questa esperienza dovresti avere un sistema 5.1, che puoi trovare per un centinaio di euro oggigiorno, e poi devi aggiungere minimo 4 casse che ti sparano il suono praticamente dal basso verso l’alto o, ancora meglio, dall’alto verso il basso per dare subito l’immersione completa; altrimenti bastano anche due casse davanti sinistra-destra e dietro sinistra-destra che  riescono a dare comunque un buon effetto. Quindi diciamo che il sistema 5.1/.4 è già il minimo sistema per godere del Dolby Atmos. Essendo poi retro compatibile, puoi goderti l’album in una maniera diversa rispetto allo stereo tradizionale, perché un mix stereo tradizionale + sistema 5.1 è già qualcosa di diverso dallo stereo e col Dolby Atmos praticamente senti tutto, da qualunque angolazione. Siccome puoi decidere in quale punto della stanza disporre quel determinato suono, alla fine riesci a sentire veramente tutto, non c’è nessun tipo di limitazione, non devi più sacrificare uno strumento piuttosto che un altro,se vuoi sentire troppe cose. La prima volta che ho ascoltato l’album in versione Dolby Atmos, ho sentito cose nuove che non ricordavo di aver composto, perché erano state tralasciate dal normale mix. E’ veramente un’esperienza incredibile, avvolgente e allo stesso tempo riesci a sentire tutto a 360°.

-‘Prometheus’ ha proseguito l’excursus cinematic introdotto con ‘Ascending To Infinity’. Tu credi che questa nuova veste del secondo disco possa pilotare verso il terzo capitolo?

Non mi pongo limiti né condizioni particolari a livello compositivo ecc. Siccome in ogni album parliamo di cose diverse, mi sono preso la libertà di affrontare qualsiasi argomento tocchi il mio cuore e la mia anima. Proprio perché non mi pongo limiti, ogni album potrebbe essere diverso dall’altro, anche avendo ovviamente in comune la componente cinematic, che sarà sempre una parte importante del nostro stile. Adesso poi con il Dolby Atmos siamo con un piede già nel campo cinematografico, quindi figurati, sarebbe stupido non puntare su quello! [ride]. Anche perché è davvero ciò che mi tocca l’anima, la musica epica rappresentata con i suoni orchestrali è qualcosa di unico, sono delle vibrazioni che ti toccano dentro e attraverso le quali adoro esprimermi.

-La nuova versione di ‘Prometheus’ esterna sia il tuo risaputo amore per la mitologia fantasy, sia la tua infatuazione per le nuove tecnologie. E’ difficile combinare due mondi così distanti?

No no, perché tutto fa parte del binomio dimensione spirituale-dimensione materiale, tutte le variazioni sono semplice interazione fra i due mondi. Attraverso i testi è possibile sondare l’infinito del cosmo, i misteri della metafisica , la psicologia, tutte cose che riguardano l’interazione tra le due sfere.

-Chris Heil ha scelto ‘Prometheus’ per testare il mixaggio in Dolby Atmos. Qual è stata la tua reazione alla chiamata di un produttore che ha lavorato con mostri sacri, come gli Scorpions?

Beh è stato fantastico, abbiamo ricevuto una mail dal suo collega che ci ha detto di aver fatto ascoltare l’album a Chris, il quale ha risposto ‘Chi è questo gruppo? Non l’ho mai sentito, mi sembra strano sia un gruppo metal’ e puoi immaginare tutti i commenti [ride], al che il suo collega gli ha detto che eravamo un gruppo particolare, che mixa elementi orchestrali alla musica metal melodica ed è stato così che ci ha scoperti. Dopodiché ha fatto ascoltare il nostro brano ‘King Solomon And The 72 Names Of God’ ad uno della Dolby e dopo vari meeting, siamo arrivati a questo investimento importante da parte di Dolby e Yamaha per mixare tutto l’album in Dolby Atmos e rendere ‘Prometheus’ il primo album nella storia della musica ad essere mixato con questa nuova tecnologia, che fra un paio d’anni sarà la tecnologia che troverai dappertutto, partendo dal cinema, per continuare con videogiochi, musica, perché potrai usufruirne attraverso delle soundbar, senza per forza avere un sistema 5.1 ecc. Immagina i giocatori con questo Oculus ed il Dolby Atmos che andranno fuori di testa! [ride] Sarà una cosa emozionante anche semplicemente video giocando.

-Yamaha ha supportato con entusiasmo questo progetto. Com’è stato avere a che fare con questa grande casa?

E’ stato fantastico. Sono venuti a vedere anche un nostro concerto dal vivo durante l’ultimo tour, hanno ascoltato l’album in ogni dettaglio e alla fine hanno accettato, ma erano veramente gasati, eh! [ride] E’ difficile oggigiorno trovare qualcuno che investa soldi importanti in qualcosa del genere, anche perché era il primo album, quindi avrebbe potuto essere qualsiasi altro; avevano già fatto un paio di tracce con i Metallica, con Roger Waters dei Pink Floyd ecc, ma il fatto di aver scelto noi sta a significare che hanno trovato nei Rhapsody quella componente varia tra musica metal ed orchestrale, capace di valorizzare la loro nuova tecnologia.  Tra l’altro utilizzeranno il nuovo album anche in tutte le fiere internazionali  e al cinema per testare i nuovi sistemi. Ed è una cosa incredibile.

-E’ una bellissima esperienza, secondo me.

No no , infatti. Per cui tu mi dici ‘I ragazzi della Yamaha come sono?’, io ho conosciuto il manager del settore audio video europeo, è lui che si è occupato di tutto questo, tutte le decisioni sono passate attraverso di lui ed è una persona davvero fantastica.

-La nuova versione di ‘Prometheus’ includerà anche una parte live, registrata nelle varie tournee a supporto dei due album della band. Cosa cerchi di portare sul live album, oggigiorno?

Beh il live album per noi è importantissimo. Il mio vero live album mio, oserei dire, in questi 20 anni di attività, perché al di là del fatto che si chiamino Luca Turilli’s Rhapsody, comunque sono presenti anche vecchie canzoni dei Rhapsody, circa 6-7, alcuni brani della mia discografia e molti brani nuovi e c’abbiamo lavorato veramente tanto; per noi non è un semplice bonus questo live, abbiamo anche pensato che fosse una cosa ottima per fare in modo che chi magari non ha la tecnologia per ascoltare la versione in Dolby Atmos, può comunque godere, ad un prezzo buonissimo, di un ottimo live che contiene canzoni mai sentite prima d’ora e di cui siamo molto orgogliosi, perché la registrazione è ottima, il lavoro è stato ottimo, tutto fatto attraverso consolle analogiche, per cui il suono è veramente ottimo e pensiamo sia un valido prodotto che, già da solo, varrebbe il prezzo dell’acquisto.

-Recentemente i Luca Turilli’s Rhapsody sono diventati endorsement di Steinberg, la casa produttrice di cubase. Puoi raccontarci come si è sviluppato questo rapporto negli anni?

Innanzitutto sai, quando inizi a collaborare con Dolby, Yamaha ecc, è facilissimo avere endorsement di tutti i tipi, proprio perché lavori con questi mostri sacri della tecnologia e allora tutti cominciano a dirsi ‘Wow, questi ragazzi valgono davvero!’ e questo è fantastico per noi. Però, al di là di tutto, con Steinberg il rapporto era già nato prima, perché essendo io già nel campo delle orchestrazioni e considerando che, al di là di quelli che ci hanno scoperto recentemente, il nome Rhapsody gira già da un bel po’ di tempo , è stato facile. Ho scritto a quelli della Steinberg, gli ho fatto sapere chi siamo, perché utilizzando il loro software da tempo immemore, già dai primi anni in cui componevo, mi è sembrato naturale, con questi nuovi Luca Turilli’s Rhapsody ancor più nelle orchestrazioni e nel cinematic metal, provare a vedere se c’era interesse da parte loro e la cosa ha funzionato. Ovviamente adesso, col Dolby Yamaha, ha ancora più senso, perché la Yamaha è la casa che ha acquistato la Steinberg.

-Oggi te l’avranno chiesto in mille, ma la domanda bisognerebbe farla. Ieri è uscita la news della reunion dei Rhapsody per un tour di addio, comprendente tutti gli ex membri della band, eccetto Alex. Ti va di raccontarci di più su questo farewell tour?

Si, beh è una cosa fantastica, perché ovviamente ci sono state proposte tante cose, tutti sanno che il prossimo anno è anche il ventennale della band, per cui..Io e Fabio ne abbiamo parlato e ci siamo trovati subito d’accordo, poi abbiamo contattato Alex che, dopo averci pensato su, ha preferito non partecipare. Per il resto, pensiamo sia fantastico! Quando è uscita la news dello split, abbiamo sorpreso molta gente, nessuno se lo aspettava, anche perché lo abbiamo tenuto segreto per molto tempo, soprattutto per Fabio che era molto arrabbiato, avevamo già firmato per sette festival importanti, non volevamo dirlo perché il cantante ci mette la sua anima e la sua voce e non era proprio il caso. Io ed Ale lavoravamo sempre insieme, diciamo che lo split era tra di noi, per Fabio è stata un po’ una conseguenza, diciamo così, per quello l’aveva presa male. Ma adesso è tutto risolto, lo spirito Rhapsody Peace & Love è sempre quello, non cambia. Ci siamo ritrovati, siamo eccitatissimi per la reunion, ci dispiace che Alex non ne farà parte, ma noi altri cinque siamo con l’umore alle stelle, non vediamo l’ora; è veramente un modo per chiudere il cerchio, la nostra carriera, e finalmente i fan che hanno sempre voluto vederci, avranno la possibilità di farlo per l’ultima volta. Non è una cosa che si ripeterà tra 5,10, anni, ma è proprio un addio, per questo ‘Farewell Tour’.

-Se guardiamo a tutta la tua carriera, viene spontaneo farti una domanda semplice. Poco prima della pubblicazione del primo demo dei Thundercross, a metà degli anni ’90, quali erano i sogni del giovane Luca Turilli?

Volevo creare qualcosa di nuovo e mescolarlo con tanta musica classica e cinematografica, perché noi siamo nati con la passione per il cinema,  volevamo fare qualcosa di innovativo. Il problema è che quella volta la tecnologia non ce lo permetteva, dovevi pagare cifre da capogiro per avere un’orchestra. Però la tecnologia si è evoluta in questi ultimi anni; io stesso ho a casa mia, con tre computer connessi, uno degli studi più potenti a livello di arrangiamenti orchestrali, almeno per quanto riguarda l’Europa, perché sei poi parliamo di Hans Zimmer ed altri, hanno roba potente dieci volte quella del mio studio [ride]. Però ho tutti gli strumenti che esistono, ogni mattina di fronte a me e per un compositore è qualcosa di unico, adesso sto veramente realizzando il mio sogno. La tecnologia mi permette di far tutto ciò che voglio con i miei Rhapsody, mi alzo la mattina ed avrei voglia di star lì a comporre, perché ho milioni di idee e tutti gli strumenti che voglio, che hanno un suono per il 90% uguale a quello dello strumento vero, avvicinandosi sempre di più. Purtroppo quella volta, nel 1997, anche prima considerando che stavamo componendo i nostri demo dal ’93, io ed Alex eravamo là, giorno e notte, a metter su nota per nota della batteria, era una cosa incredibile; mentre gli altri erano a divertirsi, noi, nonostante fossimo giovani, eravamo chiusi in casa a comporre, abbiamo bruciato tutta la gioventù a casa a comporre e mettere note nelle sequenze [ride]. Alla fine non è stata tanto bruciata, perché ha fatto nascere comunque dei prodotti musicali che sono considerati dagli altri dei capolavori.  Adesso è tutto diverso, passo più tempo ad occuparmi degli arrangiamenti orchestrali, perché amo fare tutto il lavoro da me e non prenderei mai un arrangiatore esterno come fanno altre band, perché non sentirei mia la musica, che invece deve scaturire proprio dal mio cuore, devo sentire questa cosa mentre compongo e ovviamente ci vuole più tempo, perché occuparti di tutti gli strumenti dell’orchestra non è come doverlo fare solo con batteria o chitarra e per me la sezione dei violini, ad esempio, ha la stessa importanza delle composizioni che faccio con la chitarra. Sono sicuramente grandissimi investimenti di tempo, che però ti danno una soddisfazione, quando grazie a ciò raggiungi accordi con Dolby  e Yamaha. Vuol dire che l’aver investito quell’anno di lavoro chiuso nel tuo studio, è stato apprezzato da persone che sono nel campo, quindi vuol dire una doppia soddisfazione.

-I primi dischi dei Rhapsody sono usciti sotto Lucrezia Records, poi siete passati sotto SPV ed infine sei approdato in Nuclear Blast; i vostri produttori sono sempre stati stranieri. Ad eccezione della prima etichetta, avete sempre scelto di lavorare all’estero. Scelta ben ponderata oppure poco soddisfatti di quanto c’era e c’è in Italia?

Quella volta l’Italia l’ho bypassata completamente, la Lucrezia era una distributrice, perché prima eravamo sotto l’etichetta Limb Music, che aveva scoperto anche gli Helloween e gli Angra. Io scrissi all’etichetta, proprio perché trovai l’indirizzo dietro l’album degli Helloween del proprietario della Limb music. Non abbiamo mai lavorato con un’etichetta italiana e quella volta successe perché non credevamo nell’Italia, non c’erano metal band famose italiane all’epoca, quindi decidemmo di bypassare l’Italia e ci andò bene in Germania; in quel momento la Germania adorava quel genere musicale e ci è andata alla grande, subito tante copie vendute. SPV era una casa veramente grandiosa e Nuclear Blast adesso è una delle Top. So che ora è nata la Frontiers come etichetta importantissima per l’Italia, penso la più importante oggigiorno, ci siamo avvicinati moltissimo all’opportunità di lavorare con loro, ma poi è andata a finire con la Nuclear Blast perché ormai sono nostri fan e c’è Markus Wosgien, Head Of Promotion della Nuclear Blast, che è mio fan da 20 anni! [ride] Come posso fare a lasciare il fan di Luca che lavora in una delle etichette migliori attualmente esistenti! E’ fantastico lavorare con loro, hanno sempre accettato tutto di buon cuore, da ‘Prometheus’ agli album dei Rhapsody Of Fire; solo una volta c’hanno fatto rifare le frequenze di una canzone, perché volevano più bassi, ma mai nulla a livello di composizione o simili, per cui, quando hai libertà totale, una grande fiducia e persino un tuo grande fan che lavora all’interno dell’etichetta, chi te lo fa fare a lasciarla.

-Ti faccio fare un tuffo nel passato. All’indomani dell’uscita di ‘Symphonies Of The Enchanted Lands’, partiste per il vostro primo tour di spalla agli Stratovarius. Cosa ti ha dato quell’esperienza in termini professionali, visto che dopo poco tempo sareste usciti con un must come ‘Dawn Of Victory’?

Beh diciamo che quell’esperienza è agrodolce: fantastica ,perché i ragazzi degli Stratovarius erano fantastici, era la nostra prima esperienza; dall’altro lato era ‘agra’, perché in realtà non avremmo avuto bisogno di un tour da supporto e ci siamo veramente rovinati perché, siccome eravamo band di spalla, ovviamente non avevamo ottimi suoni e per una band come i Rhapsody che mixa l’orchestra e l’elemento sinfonico col metal, non avere i suoni buoni ai concerti è stato veramente un delirio. Ci hanno messo un ingegnere del suono che non era interessato a noi, ma solo agli Stratovarius e alla fine è stata una tremenda sofferenza. Per cui da un lato il fatto amichevole dei ragazzi degli Stratovarius è stato fantastico ecc, però, d’altro lato, la difficoltà di proporre la nostra musica dal vivo come sarebbe dovuta esser stata presentata, ci ha fatto ricevere anche un sacco di critiche. E ci sono voluto ben due tour successivi per ritornare ad essere apprezzati e considerati a livello Live, per cui io lo considero da sempre un errore. Avremmo dovuto suonare da headliner.

-Ultima domanda. Lo scorso anno, purtroppo, il supremo Christopher Lee ci ha lasciato. Cosa ricordi delle mitiche registrazioni che davano inizio alla seconda parte della saga?

Beh è stata una cosa fondamentale. Avendo scritto la saga e quelle parole e sentirle poi narrata dall’incredibile voce di quel grande uomo che era Christopher, è stata un’emozione incredibile. Ogni momento, avere a che fare con lui o sentire la sua voce su ogni album, è stato qualcosa di unico, mai successo con altre band. Ci ha accompagnato negli anni e per noi è stato quasi come la figura di un nonno , di un famigliare e di conseguenza, la sua morte è stata come quella di un parente [si commuove ndr]. Però, sai cosa ti dico? Alla fine ha vissuto in una maniera piena di talmente tanta classe, eleganza di linguaggio e spirito; l’attore che tu vedevi, corrispondeva all’uomo, non era qualcosa di diverso. Era un uomo di un tale spessore nella vita, conosceva non so quante lingue, penso una decina o dozzina [ride]. Era interessato a tutto, amava la vita, per cui è riuscito a godersela appieno. Ha staccato la spina quando ha sentito di staccarla. Una vita proprio incredibile.

-E’ tutto per ora, grazie per la chiacchierata. C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori o ai tuoi fans?

Beh oltre ad invitare tutti i fan, ovviamente questo mi pare il minimo [ride], alla reunion, perché sarà l’ultima possibilità di vedere me, Alex Holzwarth e Fabio calcare il palco insieme oltre a Patrice e Dominique, auguro a tutti tanta…sai, sono queste parole, che a volte se ne abusa oppure vengono usate nelle canzoni in quei modi, quasi come un cliché,ma amore, pace e rispetto sono parole che per me hanno un valore assoluto, per cui cerco di donare sempre attraverso la nostra musica l’energia connessa a questo tipo di parole, tanto importanti nel nostro vocabolario, di cui non si può mai abusare troppo. Auguro a tutti tanta pace, amore e quel tipo di energia che è essenziale per vivere serenamente