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Ricky Warwick – Black Star Riders

In occasione dell’imminente uscita (il 3 febbraio) di “Heavy Fire”, terza fatica discografica dei Black Star Riders, il gruppo hard rock nato come evoluzione degli storici Thin Lizzy, abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata con Ricky Warwick, frontman di entrambi i gruppi. Ecco quello che ci ha detto.

– Puoi presentare ai nostri lettori il vostro nuovo album?

Certamente! Il nostro nuovo disco si chiama “Heavy Fire”, uscirà per Nuclear Blast il 3 febbraio ed è il nostro terzo album. Per realizzarlo abbiamo lavorato con la stessa squadra di “The Killer Instinct” (il disco precedente, nda): ci eravamo trovati bene, perciò non c’era motivo di cambiare. Abbiamo registrato a Nashville, in Tennessee, e musicalmente si tratta di un album più forte e completo rispetto ai precedenti, con canzoni molto dirette, quasi degli inni, grandi chitarre; insomma sono molto felice di quello che abbiamo realizzato.

– Quanto tempo avete impiegato a registrarlo? Avete partecipato tutti alla stesura dei brani?

Abbiamo lavorato per 10 giorni alla preproduzione e poi abbiamo impiegato 3 settimane per registrarlo. Non è stato complicato, più che altro siamo stati io e Damon Johnson (il chitarrista, nda) a scrivere le idee per le canzoni; io in particolare mi sono occupato di tutti i testi…

– … a proposito dei testi, quali temi ti piace trattare?

Mi piace scrivere riguardo la vita, trattare temi dove ci siano delle storie, profondità, persone. In genere scrivo riguardo quello che so, quello che vedo attorno a me, quello che percepisco e quello che succede nel mondo.

– E cosa ci puoi dire riguardo la copertina, abbastanza particolare per gli standard?

(ride, nda) Sai, quando si è trattato di ragionare sul concetto di “Heavy Fire” (titolo dell’album, che in italiano suonerebbe come “fuoco pesante”, nda), abbiamo pensato a come potessimo dare l’idea di pesantezza. Ovviamente  quell’immagine è un po’ ironica, ci è piaciuta, è stato divertente usarla come copertina, sono contento che ti abbia colpito! Abbiamo un approccio molto serio riguardo quello che facciamo, ma cerchiamo di prenderci anche con una certa dose di leggerezza.

– Contemporaneamente all’uscita del disco, partirete per un tour…

Assolutamente. Stiamo pianificando ora le date; verremo in Europa, Italia e Usa (n.b. quando è stata fatta l’intervista, i concerti non erano stati ancora fissati; ora le date del tour possono essere verificate al seguente link http://blackstarriders.com/events/ )

– A proposito di live, mi piace chiedere ai musicisti se preferiscono suonare nei locali al chiuso, oppure nei grossi festival estivi. Qual è la tua opinione in merito?

Mi piacciono entrambi per differenti ragioni. I festival sono particolarmente belli: incontri e vedi suonare altre bands, c’è sempre molta gente, puoi mostrare cosa suoni a un pubblico che molte volte non è lì per te, anche se c’è da dire che nei festival le situazioni organizzative sono sempre molto complicate, da pazzi (ride, nda). Però nei locali al chiuso l’atmosfera è affascinante. Semplicemente, mi piace suonare.

– Sei in attività da molto tempo. Che consigli ti sentiresti di dare ai gruppi emergenti?

Servono grandi canzoni e serve fare pratica, pratica, pratica. Puoi avere tutto quello che vuoi, il look, la tecnica, ma quello che devi fare è la gavetta e impratichirti nello scrivere canzoni buone.

– Di solito a un musicista si chiede quali siano le sue influenze musicali. Tu però sei anche un paroliere; cosa ti ha ispirato, a 360 gradi, come persona, come musicista e come autore di testi?

Domanda interessante…Leggo molti libri; non solo romanzi, ma anche poesie, prendo molta ispirazione da queste cose. Quanto al resto, ho sempre ammirato Phil Lynott, quando ero giovane era il mio eroe. Van Morrison, Bruce Springsteen, Lemmy dei Motorhead sono tutte persone e musicisti che mi hanno ispirato. Musicalmente, ascolto ben poco metal. Okay, mi piacciono bands come Slayer e Metallica, ma non è esattamente quello che voglio suonare, non credo mi influenzino molto in tal senso. Ascolto molto soul e parecchio punk rock, Mc5, Stooges, The Clash.

– Spesso la critica considera i Black Star Riders una mera prosecuzione dei Thin Lizzy, cosa ne pensi?

Siamo arrivati dai Thin Lizzy, abbiamo ovviamente una forte connessione con loro, è naturale che si scrivano quelle cose, ma noi Black Star Riders siamo un gruppo a parte, indipendente, autonomo. Tra l’altro, non suoniamo nemmeno molte canzoni dei Thin Lizzy dal vivo. Insomma, siamo una cosa a parte. Quando la gente viene ai nostri concerti, vuole sentire i Black Star Riders, non i Thin Lizzy.

– Se dovessi fare una retrospettiva sulla tua carriera artistica, cosa diresti?

Oh, è stato qualcosa di folle (ride, nda). Sono in quest’ambiente e suono come professionista da 30 anni circa, credo di essere molto fortunato per averlo potuto fare così a lungo. Davvero, sono molto contento per tutto quello che ho raggiunto. Ma non ho ancora finito, eh! (ride, nda)

– Nella vostra musica talvolta si possono sentire riferimenti al folk irlandese. Quanto ti ha influenzato il tuo background sociale e culturale nella musica che fai?

Totalmente. La musica folk irlandese è dappertutto. Ci cresciamo assieme, la sentiamo da quando siamo piccoli. Sono orgoglioso delle mie radici. Chiunque dovrebbe essere orgoglioso di quello che è e da dove proviene.

– Cambiando argomento, che progetti avete dopo il tour in cui vi state imbarcando?

Penso che dopo il tour inizieremo subito a pensare al quarto album. Come gruppo lavoriamo molto, non vogliamo fermarci, soprattutto adesso.

– L’intervista è conclusa, se vuoi dire qualcosa ai nostri lettori questo è il momento giusto…

Ciao, sono Ricky Warwick dei Black Star Riders, ringrazio voi fans italiani per il supporto! Il pubblico italiano è magnifico e fatto di gente così passionale, quando andate ai concerti sapete veramente come divertirvi. Adoro la vostra passione, vi consiglio il nostro nuovo album e spero non ne rimaniate delusi! A presto