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Shawter – Dagoba

Noi di Heavyworlds.com abbiamo scambiato due chiacchiere con Shawter dei Dagoba, in occasione dell’uscita del nuovo album ‘Black Nova’. Questo il risultato della nostra conversazione. Enjoy!

-Ciao Shawter e benvenuto su Heavyworlds. Come vanno le cose nei Dagoba a pochi giorni dall’uscita del nuovo album ‘Black Nova’?

Ciao! Tutto va bene, grazie. Le recensioni di ‘Black Nova’ sono davvero buone, quindi passeremo questi giorni senza alcuna pressione. La nostra label ha lavorato veramente bene sul rilascio del disco, quindi non vedo l’ora venga pubblicato e sono impaziente di vedere cosa ne penseranno i nostri fans. Saremo sul palco il giorno dell’uscita dell’album, quale modo migliore per festeggiare?

-Parlando del nuovo disco dei Dagoba…Qual è l’evoluzione del sound della band da ‘Tales Of The Black Dawn’?

E’ un disco più contrastato. Le cose organiche sono ancora più organiche e le macchine aggiunte sono più buone che mai. Il tempo cambia da canzone a canzone, è sia un album ultra heavy che molto veloce. Jacob Hansen, che era a capo del mixaggio, ha fatto un ottimo lavoro, rendendo questi contrasti più dinamici possibili.

-’Black Nova’ sembra avere più energia e potenza degli album precedenti. Quale scopo vi siete prefissati quando avete cominciato a lavorare al nuovo disco?

Lo scopo è sempre lo stesso: migliorarsi sempre. Penso che con l’esperienza diventi più facile capire cosa vuoi davvero esprimere con la tua musica. Ogni album dovrebbe proporre qualcosa di fresco e nuovo e credo che questo sia il disco più innovativo mai prodotto fino ad oggi.


-Un’altra caratteristica di ‘Black Nova’ è la ricerca di svariati arrangiamenti da unire alla struttura Metal. Come avete studiato il modo in cui le canzoni dovevano essere?

Cerchiamo sempre di creare l’andamento di ogni canzone, deve essere sempre fluido. Anche se aggiungiamo molte informazioni (riff, growls, doppia batteria, cantato pulito, macchine e sinfonia), vogliamo che i nostri fans siano capaci di poter cantare i brani sotto la doccia. Quando ascolto musica, la prima cosa che analizzo è la struttura. Come cori, ponti e tutto il resto, per vedere se funziona. E’ molto importante per me. Facendo questo ho imparato un sacco di trucchi, che uso per i Dagoba.


-Il mixaggio ed il mastering sono stati seguiti da Jakob Hansen, uno dei guru da console dei giorni nostri. Cosa ha dato al sound del nuovo album e, ovviamente, cosa gli avete chiesto?

Hai ragione. Sa come combinare tonnellate di tracce, come rendere ogni suono chiaro nel mix ed è principalmente questo che gli abbiamo chiesto di fare per ‘Black Nova’.  La nostra musica è davvero ricca ed ogni dettaglio conta. Dalla parte elettronica al coro di violini, è importante che il tutto sia ascoltabile. E ovviamente ha fatto un ottimo lavoro.

-La copertina di ‘Black Nova’ è stata seguita da Seth Siro Anton…Qual è il concept che volete diffondere con il titolo ‘Black Nova’?

Abbiamo parlato molto della situazione della band (abbiamo cambiato metà line-up lo scorso anno) e volevamo ci proponesse qualcosa di meno dark dei suoi lavori abituali, volevamo uscisse dalla sua comfort zone. E col suo grande talento ha creato questo artwork, questa grande figura che sputa materia nera, che può simboleggiare la nostra vecchia line-up, il nostro passato. Quindi complimenti a lui che oltre ad essere un amico, è anche un grande artista.


-Uno dei marchi del sound dei Dagoba è la versatilità dei tuoi stili vocali. Puoi dirci come lavori per combinare gli stili quando scrivi le melodie vocali di un brano?

Cantare in pulito è molto importante per me. E anche se amo il growl, perché sarò un cantante Metal per sempre, le melodie sono importanti per me. Ho avuto tempi duri per capire come affrontare queste tecniche totalmente differenti, ma mi piace talmente tanto usarlo, che ne è valsa sicuramente la pena.


-La struttura metal del Dagoba è bilanciata tra la modernità del sound e influenze anni ‘90. A 20 anni dalla nascita della band, puoi dirci come vedi i Dagoba migliorare ed innovarsi?

Hai ragione, non perderemo mai quell’approccio anni ‘90 nei riff. Saremo per sempre i bambini dei Pantera. La più grande innovazione è l’aggiunta di parti elettroniche e sinfoniche. Questa è l’essenza della nostra musica. In più ogni suono che ascolti nei nostri dischi o live, anche quando il tempo è veloce, non viene mai sostituito da un singolo synth. Questo fa la differenza.


-Parliamo della vostra attività live…Avete già programmato qualche tour a supporto di ‘Black Nova’?

Saremo in tour in Francia, Svizzera, Belgio e Marocco da Settembre a Dicembre, poi, se tutto va come deve,  torneremo in Europa nel 2018 con due grandi pezzi della scena Metal. Cercheremo di andare in Giappone subito dopo, e speriamo di prendere parte ai festival durante la prossima estate. Speriamo anche di poter tornare negli Stati Uniti. Incrociamo le dita.


-La vostra musica comprende campioni e suoni (samples and sounds sto ancora cercando di capire come tradurlo)…Come lavorate per creare la produzione live dei Dagoba?

Compongo ogni cosa con dei synth virtuali che sono incredibili al giorno d’oggi. Non riesci a sentire la differenza tra strumenti reali e non. Amo questa parte della creazione, è probabilmente la cosa che mi piace fare di più mentre compongo. E’ come essere il Dr. Frankenstein e sentire che la bestia è viva. La ciliegina sulla torta. A volte un riff può suonare semplice, ma con l’aggiunta di loop o violoncelli il sound diventa fottutamente pazzo.


-Recentemente avete suonato per la prima volta da headliner in Giappone. Puoi dirci com’è stata questa esperienza?

E’ stato incredibile, i fans lì sono probabilmente i migliori in circolazione. Ogni sera avevamo show sold out ed il rapporto con loro è stato incredibile. Non vedo l’ora di ritornare. Il Giappone è decisamente un mondo a parte, ma è un mondo al quale sento di appartenere.


-Tu sei francese e con la band avete rilasciato sette album in venti anni di carriera…Qual è la reazione nel tuo Paese d’origine quando i Dagoba pubblicano un nuovo disco o suonano live?

E’ sempre bello suonare nel proprio Paese d’origine. Il nostro pubblico è folle e la comunità Metal sta diventando sempre più grande. Non perderemo mai questa connessione con la Francia, perché sappiamo che è grazie ai nostri fans francesi se siamo qui oggi.


-Ultima domanda. Sei compositore e leader dei Dagoba sin dall’inizio e sei passato da fine anni ‘90 ai giorni nostri. Se ripensi ai primi tempi della band, quali sono stati gli obiettivi che ti sei dato?

L’obiettivo principale era vivere di riff metal. So che potrebbe suonare strano, ma ha un senso se vieni dalla Francia. Non siamo il Paese metal più grande del mondo e siamo passati attraverso tempi bui per arrivare a questo punto. E sono ancora convinto che la vita sia migliore quando la vivi seguendo le tue passioni.


-Ok Shawter, abbiamo finito. Grazie mille per il tuo tempo e la tua pazienza. Sentiti libero di aggiungere qualunque cosa.

Grazie mille a te per l’intervista, spero di incontrarti on the road. E ai nostri fans: siete i migliori!