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Jack Driessen – MaYaN

In occasione dell’imminente uscita del nuovo album “Dhyana” per conto della Nuclear Blast, noi di HeavyWorlds abbiamo avuto la fortuna di scambiare due chiacchiere con Jack Driessen, tastierista e compositore dei MaYan. Sarà lui che ci accompagnerà dietro le quinte e ci svelerà tutti i retroscena che hanno portato alla nascita del terzo album della band. Nonostante si tratti di un side project di Mark Jansen (chitarrista degli Epica, ex-After forever), il nuovo disco si prospetta infatti ricco di sorprese e con un sound tutto da scoprire.

Ciao Jack, Benvenuto su HeavyWorlds. Come stai?

Benone, grazie

– Ottimo, abbiamo qualche domanda per te. Quanto sei entusiasta per la release di “Dhyana”?

Estremamente entusiasta. Non abbiamo mai avuto una release così grossa per i dischi precedenti. Questo comunque è diverso dagli altri album. Per la prima volta infatti abbiamo avuto un’intera orchestra sinfonica che si è unita a noi. Abbiamo inoltre aggiunto altre voci soliste come mai prima d’ora, e tutto ciò mi rende decisamente fiero, molto più di quanto chiunque possa aspettarsi.

– Quanti mesi avete impiegato per finire l’intero progetto di quest’album?

Bella domanda. Abbiamo cominciato il progetto di songwriting circa un anno e mezzo fa, seguito da un planning organizzato più o meno un anno fa per lavorare e sistemare e le parti vocali e le orchestrazioni. Dopociò abbiamo lanciato una campagna di Crowdfounding per poter invitare l’orchestra, e questo procedimento a richiesto del tempo. Sostanzialmente comunque penso che i lavori siano durati circa un anno e mezzo in totale.

– Quali sono gli argomenti principali dei testi?

Si tratta principalmente di vivere il presente, vivere il momento. Carpe Diem. Dobbiamo focalizzarci su un obiettivo e pensare a raggiungerlo oggi. Purtroppo molte persone sono ancorate ancorate ad avvenimenti che appartengono al passato, o provano inutilmente a prevedere il futuro. futuro. Si dimenticano così di vivere il presente, ignorando così le bellezze che la vita ha da offrirci offrirci oggi.

– Davvero molto interessante. Puoi considerare questo progetto come il più grande risultato raggiunto dai Mayan? Pensi che lo stile dei MaYan sia migliorato?

Beh fa sempre piacere dire che si è migliorati ahahahahah. Il fatto è che in questo album ci siamo concentrati molto di più rispetto ai precedenti sul lavorare i suoni con una costruzione logica. Questa volta la sfida era più impegnativa perché avevamo a carico l’intera orchestra e una seconda voce maschile al fianco di Marcela e Laura. Insomma, con tutta questa varietà di voci e un’intera orchestra a disposizione, abbiamo semplicemente spinto su un progetto in pieno stile MaYan, ovvero un mix tra vari sottogeneri del Metal come Progressive, Symphonic, Death… La verità è che il vero salto di qualità l’abbiamo fatto a livello di produzione: per la prima volta abbiamo lavorato per più di un anno ad un intero progetto a livelli veramente alti. Anche la nostra mentalità e il nostro approccio al lavoro sono stati completamente differenti rispetto a prima, ed è questa secondo me la vera forza di “Dhyana”. Tutto ciò non può che renderci fieri e impazienti di portare questi pezzi sul palco.

– C’è una canzone del nuovo album che non riesci ad aspettare di suonare dal vivo? Se si, perché proprio quella?

Eh in realtà ce ne sono davvero tante, ed è difficile sceglierne una. Penso comunque che “Saints don’t die” sia la vincitrice. Penso che sia una delle canzoni più energiche che abbiamo e sarà interessante suonarla dal vivo. Ammetto di essere abbastanza impaziente di suonarla e di vedere le reazioni della gente.

– Abbiamo avuto la fortuna di incontrare Mark Jansen al Wacken Open Air quest’estate, e ci ha detto che “Dhyana” avrà sonorità simili all’ultimo album degli Epica “The Holographic Principle”. Sei d’accordo? Pensi che queste sonorità si adattino bene allo stile dei MaYan?

Il fatto è che il progetto MaYan non ha lo stesso budget degli Epica, e la richiesta di Mark è stata quella di un sound simile all’ultimo disco degli Epica, ma ad un prezzo inferiore. Non è stato facile ottenerlo, ma il risultato è qualcosa di spettacolare: sembra il prodotto di una grande produzione, ma non lo è affatto. Se devo essere sincero, abbiamo speso addirittura meno rispetto al nostro primo album.

– Qual è stato il passaggio più difficile che hai affrontato durante l’intera produzione di “Dhyana”?

A livello personale mi viene da dire le orchestrazioni. Il fatto è che quando circa a metà (o addirittura a 2/3) della raccolta fondi, non eravamo sicuri di raggiungere o meno la quota necessaria e dovevamo scegliere se optare o meno per l’orchestra. Mark ha proposto di mettere ognuno un piccolo extra, ed è stata una decisione davvero difficile. Ma alla fine ci spetta un release tour e quindi abbiamo approvato. La cosa più difficile è stata accelerare i tempi, garantendo comunque il massimo dell’efficienza da parte di tutto il gruppo, ma siamo fieri del risultato.

– Considerate Mark Jansen come unico band leader o avete un approccio più democratico al lavoro?

Beh è risaputo che Mark sia il più noto al pubblico (grazie anche al suo lavoro con Epica e After Forever) ed è per questo che da molti è considerato l’unico leader. Ma la verità è che all’interno del gruppo ci piace considerarci tutti allo stesso livello e lavorare come un team. Questo vale anche per Mark e per me, nonostante siamo i fondatori del progetto. Sin dal primo album infatti, il progetto MaYan ha visto una partecipazione omogenea da parte di tutto il gruppo, e questo fenomeno è stato cresciuto tra un disco e l’altro. Insomma, chiunque all’interno del gruppo presentasse idee, progetti, soluzioni o qualunque altra cosa, sarebbe il benvenuto. Ci piace lavorare questo tipo di approccio al lavoro perché ci permette di avere tanti input e punti di vista differenti, senza fossilizzarci troppo su soluzioni canoniche.

– Farete un tour europeo per promuovere il vostro nuovo album?

Lo spero vivamente. Attualmente stiamo lavorando agli ultimi dettagli visto l’imminente release (21 Settembre) e ci stiamo concentrando principalmente sui festival. Infatti ne abbiamo già alcuni confermati in Austria e in Repubblica Ceca, e per adesso vogliamo dare la priorità ad organizzare show estivi nei vari festival. Tra i nostri piani futuri comunque ci sono anche un tour europeo e un tour sud-americano. Purtroppo siamo stati lì solamente una volta, ma ci siamo divertiti davvero tanto e non vediamo l’ora di tornare.

– Vorreste usare quest’album per espandere il pubblico dei MaYan e suonare di fronte a folle più ampie?

Beh sicuramente questo è tra i nostri obiettivi, ma il nostro scopo principale è quello di creare qualcosa che più ci piaccia. Certo, chiunque spera di attrare folle sempre più grandi perché alla fine, a chi è che non piace? Ma il fatto è che prima pensiamo a portare un progetto che sia interamente farina del nostro sacco e carico delle nostre passioni. Sappiamo che non avete mai suonato in Italia perché questo genere musicale non è così conosciuto come nel resto del nord Europa.

– Avete mai pensato di suonare uno show in Italia?

Oh si, assolutamente. E ti dirò, probabilmente ci sarebbe più audience lì che qui in Olanda. Alla fine qui ci sono davvero tante band Metal, ma il genere non è particolarmente seguito, o per lo meno non attira grandi masse. Alla fine penso che le grandi folle siano tipiche del Sud Europa e del Sud America, e sicuramente l’Italia rientra tra i paesi nei quali vorrei suonare.

– Grazie mille, davvero. Questa era la mia ultima domanda. C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri followers?

Certamente. Innanzitutto grazie per questa intervista. Spero vi piaccia il nostro ultimo album. Date anche un occhiata al nostro sito http://mayanofficial.com/ dove potrete acquistare una copia del nuovo disco e acquistare il nuovo merch esclusivo. Grazie mille ancora e buona serata!