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DEATH ANGEL – Rob Cavestany

Abbiamo raggiunto il chitarrista dei Death Angel Rob Cavestany. Simpatico e molto cordiale ci ha raccontato qualcosa in più sull´ultima loro produzione,Killing Season e su altri interessanti aspetti della loro carriera.
Buona lettura!

Quali sono le principali differenze tra il nuovo album, Killing Season, e The Art Of Dying –è prevalso il vostro spirito più thrash o vi siete fatti prendere la mano dalle sperimentazioni in qualche song?

Credo che il nuovo album sia più heavy e più dark del precedente. Secondo me è come se tutto fosse migliorato dall’ultima volta: la stesura delle canzoni, la produzione, la nostra abilità musicale, le canzoni stesse…

Killing Season è un titolo cupo, lo stesso era per The Art Of Dying, sembrate ancora più cattivi mano a mano che passano gli anni…

Beh, questo è più che altro il nostro stile… siamo una band che si chiama Death Angel! Non è che ci stiamo incattivendo, è che questo è molto calzante con il nostro tipo di musica, il nostro nome… Volevamo far uscire un album davvero aggressivo, in cui metterci tutta la rabbia che sentiamo, per lo schifo che si vede in giro per questo mondo che sta andando a rotoli… Non è un voler essere pessimisti o cose del genere, è che volevamo far trasparire questo specifico lato piuttosto che un altro. Nella musica che scriviamo per i Death Angel converge questo genere di argomenti, ma poi nella vita noi siamo tutti persone maledettamente allegre, ottimiste, ci piace ridere e divertirci. Il resto è arte, con la band scegliamo di esprimere il lato aggressivo delle cose. Nella vita non lo siamo, siamo persone normali.

imm

La produzione mi sembra bella ruvida ma allo stesso tempo molto carica, che differenze ci sono con The Art Of Dying da questo punto di vista?

La produzione di Killing Season è decisamente superiore rispetto a quella di The Art Of Dying. Io adoro The Art Of Dying, ma stavolta era tutto diverso, un diverso momento in cui l’album è stato composto, diverso il produttore con cui si è lavorato, diverso lo studio di registrazione… Ci sono diverse variabili che fanno la differenza, noi stessi ci siamo concentrati di più e abbiamo lavorato più intensamente a Killing Season.

Come lo potreste collocare rispetto alla vostra precedente discografia, a quale disco assomiglia di più?

Credo che stia bene all’ultimo posto, lì dov’è, essendo una combinazione degli elementi presenti nei nostri lavori precedenti. A lavorarci sopra c’è la stessa gente, ma adesso siamo cresciuti. Questo è un po’ una sorta di evoluzione, quindi sì, è collocato al posto giusto, viene nel momento giusto nella crescita della band.

C’è qualche influenza musicale che avete riscoperto in fase di composizione e ha determinato in modo decisivo l’andamento del disco?

Ti dirò… le influenze sono le solite, abbiamo sempre avuto delle maggiori influenze che ci portiamo dietro da sempre, adoriamo certa gente. Se c’è qualcosa di nuovo non lo saprei dire, chiaro che la roba nuova la si sente in giro, e poi magari nel subconscio finisce per influenzarti, ma non è successo a un livello conscio, non ci siamo messi lì e abbiamo deciso che adesso saremmo dovuti assomigliare a questi o a questi altri. Abbiamo cercato di influenzarci l’un l’altro, e migliorarci, e spaccare di brutto su quest’album, meglio di come avessimo mai fatto.

Ci sono state delle difficoltà legate alla forti aspettative sul vostro ritorno o non ve ne poteva fregare proprio niente di quello che avrebbero potuto pensare pubblico e critica del vostro operato?

Per quanto riguarda quest’album no… Una maggiore pressione c’era stata per The Art Of Dying, dato che arrivava dopo una pausa di quattordici anni. Con quest’album no, c’era una maggiore confidenza e consapevolezza delle cose, ci siamo preoccupati meno del fatto che alla gente potesse non piacere, perché eravamo soddisfatti noi innanzitutto del nostro lavoro. Quindi da parte nostra siamo piuttosto esaltati che la gente lo possa finalmente ascoltare, non c’è preoccupazione. Certo un minimo di pressione c’è sempre, ma stavolta anche quella siamo stati in grado di gestirla meglio.

In Europa al vostro ritorno avete spopolato, con le date in America le cose sono andate altrettanto bene?

È stato favoloso! Mancavamo da qualche anno… Siamo molto fieri delle nostre performance live, quindi ovunque suoniamo siamo sempre piuttosto soddisfatti. La risposta è stata eccellente.

imm

Ho visto sul vostro sito che siete andati a suonare nelle Filippine, com’è stata questa esperienza? Eravate particolarmente emozionati?

O mio Dio! Quello sì che è stato incredibile! Suonavamo da headliner per una folla di circa 45.000 persone! È stata una giornata pazzesca, caldissima, il caldo umido che fa nel bel mezzo dell’estate nelle Filippine, e noi siamo saliti sul palco che erano circa le 2 di notte, e la gente era rimasta lì per vederci dalle 10 del mattino! È stato davvero incredibile, folle! Siamo stati accolti benissimo, la risposta del pubblico era ottima, è stata davvero un’esperienza fantastica!

Dal vivo siete una macchina da guerra inarrestabile, puliti e potenti come pochi. Eppure sul palco bevete come spugne, come fate a rimanere così lucidi? Non sbagliate un colpo… Ahahah!

Sul palco è soprattutto Mark [Osegueda, il cantante, NdR] a bere così, noi altri non beviamo come lui mentre suoniamo. Come faccia lui, non ne ho la più pallida idea, è pazzo, ma a dire la verità adesso si darà un po’ una calmata, perché questo non gli fa bene e può avere delle conseguenze. Ad essere onesto gli abbiamo chiesto di contenersi un po’, almeno sul palco, però sai, lui il suo gin lo adora, lo aiuta a prendere confidenza e in un certo senso non è così sbagliato, certo però a volte esagera decisamente. Il prossimo tour non ci vedrete più bere così tanto sul palco. Poi… l’aftershow è un altro discorso! Comunque per quanto riguarda il prossimo tour abbiamo proprio aspettative più alte, siamo ad un livello decisamente superiore, le prove sono andate benissimo… la prossima volta che vedrete i Death Angel su un palco sarà tutta un’altra cosa!

Negli States ho visto che farete uno show con i Forbidden. Anche per l’Europa c’è la possibilità di vedervi con qualche storico act degli anni ‘80 in tour? Ormai si sono riformati tutti o quasi…

Beh, il nostro tour lo stiamo pianificando proprio ora, per cui non ti saprei dire al momento che faremo di preciso e con chi suoneremo. L’unica cosa che vogliamo è di poter andare a suonare dappertutto, e a lungo, più di quanto non abbiamo fatto in passato. Per le band con cui suonare, beh, lì dipende da un sacco di fattori… Ho parlato con Chuck Billy [dei Testament, NdR]e magari faremo delle date insieme in futuro, ma è tutto in forse.

Rispetto alle band “storiche” degli Eighties avete un’età media sicuramente più giovane, e di conseguenza un’immagine più giovane. Pensi che ciò vi abbia favorito nell’approcciarvi a fan di altri generi più moderni?

Boh, forse sì… Siamo giovani, grazie a Dio abbiamo cominciato presto, e quindi la nostra immagine ha sicuramente un qualche peso. E soprattutto c’è in noi un sacco di energia e voglia di fare, ci prendiamo per bene cura di noi stessi, mente e corpo, e questo sicuramente aiuta. Anche per quanto riguarda il ritmo delle nostre vite, il fatto che facciamo show molte sere di seguito, bisogna essere ben allenati a sostenere questi ritmi.

Parliamo del tuo disco solista. Che reazioni ha avuto?

Ah, lo conosci! Beh, l’ho registrato nel 2007, mentre i Death Angel erano in un momento di pausa. In teoria mi sarei dovuto prendere anch’io un attimo di riposo dalla musica, ma non ci riesco. Così mi sono messo a lavorare a queste musiche che avevo composto ma che non andavano bene per i Death Angel perché non è metal, è roba più rilassata, più easy… Paragonata alla musica e ai testi dei Death Angel queste sono canzoni più positive e ottimiste. Queste canzoni dovevano uscire prima che uscisse il nuovo lavoro con la band… così eccole qui, adesso questo disco esiste. Ci suona Andy, il batterista dei Death Angel, e alla chitarra oltre a me c’è Gus Pepa [precedentemente anche lui nei Death Angel, NdR]. E poi ci sono io, suono la maggior parte delle chitarre, e mie sono tutte le parti vocali. Rappresenta un altro lato di quello che mi piace suonare, piuttosto diverso dalla musica che facciamo con il gruppo. Non ho il tempo di seguirne la distribuzione, ma si può acquistare online, ordinandolo sul mio MySpace [http://www.myspace.com/robcavestany]raggiungibile anche dal sito dei Death Angel, dove è linkato.

imm

Nonostante sia musica molto più rilassata ed easy dei Death Angel, i fan lo hanno apprezzato?

Sì, devo dire di sì. I nostri fan sanno che abbiamo anche un lato più luminoso nella nostra musica, che non siamo i tipi che suonano solo roba cattiva ed arrabbiata, solo thrash. E io stesso canto spesso anche nelle canzoni della band, un esempio è A Room With A View, una sorta di pezzo acustico dove canto io, quindi questo genere di canzoni i nostri fan lo conoscono. Il mio disco è tutto così, è carino, non faccio questo genere di cose nei Death Angel tutto il tempo. E mi fa molto piacere che i fan della musica heavy siano abbastanza aperti anche a generi completamente diversi, come questo.

Tra l’altro, Rob, alla voce fai un’ottima figura, mai pensato di cantare di più anche nei Death Angel?

Mmh sì, ma è Mark la voce dei Death Angel, lui ha il cantato più heavy, la voce più potente, caratteristica essenziale per il tipo di musica che facciamo noi. Se cantassi di più io si perderebbe questa componente di aggressività, io non sono uno screamer ma piuttosto un cantante melodico. Quindi preferisco tenere questo lato di me esclusivamente per i miei progetti paralleli.

Per quel che riguarda gli altri vostri progetti paralleli, c’è qualche novità in arrivo?

Non molto, a dire il vero… Siamo piuttosto impegnati con i Death Angel, al momento. Andy, il nostro batterista, ha registrato delle parti per alcuni nostri amici di San Francisco… hanno appena cambiato nome, ma non mi viene in mente!! Comunque ha registrato dopo che avevamo finito di registrare Killing Season, quindi lui è stato parecchio impegnato.

Potremo vedervi presto su un palco italiano e in qualche grande festival estivo?

Lo spero vivamente! Non ti posso confermare nulla perché stiamo programmando tutto proprio ora, mentre stiamo parlando. Però lo spero davvero. Abbiamo in programma di fare un tour nel 2008, e l’intenzione è di fare più date di quante ne abbiamo mai fatte prima.

Quindi verrete in Italia? Ci sono speranze di vedervi suonare qui da noi?

Ooh, certo! Se non faremo nessuna data in Italia lascio la band [ride, NdR]! Io adoro l’Italia, è uno dei miei Paesi preferiti in tutto il mondo… il posto, e i fan… e siamo sempre così ben accolti, lì!

Tra l’altro siete stati in Italia nel 2006, me lo ricordo…

Oh certo, l’Evolution Festival! Dio, che esperienza favolosa, e che posto meraviglioso!

Ok, il tempo a disposizione é terminato. Ci vediamo in tour!

Sicuramente! Ciao a tutti e a presto!