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TESTAMENT – Eric Peterson

Nove lunghi anni sono trascorsi dall’ultimo, bestiale, The Gathering: in mezzo, allo storico ensemble californiano ne sono successe di tutti i colori, su tutti il tumore a Chuck Billy, oggi perfettamente ristabilito, numerosi cambi di line-up, tour su tour, in particolare quello della reunion coi vecchi membri della band. Tutti elementi che hanno contribuito a ritardare sempre di più l’avvento del nuovo disco. Ora ci siamo, il momento è catartico, Formation Of Damnation è pronto per l’uscita ufficiale; Eric Peterson, nostro interlocutore in questa occasione, è visibilmente soddisfatto del lavoro compiuto e desideroso di far conoscere ai metalheads l’ultima creazione di casa Testament.

Negli ultimi anni, molte volte un disco dei Testament è stato annunciato, ma cosa vi è realmente accaduto, cosa ha davvero ritardato il processo di composizione del nuovo album?

Ognuno di noi sa benissimo che, dopo l’uscita di The Gathering nel 1999, sono accadute molte cose: abbiamo intrapreso un lungo tour, abbiamo cambiato vari membri della band, Chuck ha avuto il cancro… Quest’ultimo fatto è stato un grande shock per noi. Quindi abbiamo dovuto aspettare che le cose migliorassero, io sono stato impegnato col mio side project, i Dragonlord, che mi ha impegnato parecchio tempo. Quando Chuck ha cominciato a stare un po’ meglio, abbiamo registrato First Strike Still Deadly, dove abbiamo ri-registrato materiale dei primi due dischi. Quindi, siamo stati in tour per un altro anno e mezzo, nel 2004 ci siamo rimessi a parlare di un nuovo disco, avevamo un po’ di materiale nuovo da parte, però in quel periodo mi sono rotto la gamba, durante il tour dei festival estivi. E’ successo in Slovacchia, cadendo da una scala, ed è stata davvero una brutta frattura. Non potevo camminare, ero molto limitato nei movimenti. Poi arriviamo al 2005, quando si è presentata la possibilità di suonare coi vecchi compagni, abbiamo fatto questa reunion e siamo andati in tour di nuovo per parecchi mesi. A questo punto siamo al 2006, quando si è trattato di decidere se dovevamo restare insieme a quella line-up; siamo andati avanti in questo modo e siamo potuti andare in Giappone, Australia, Turchia, Dubai, stavamo suonando davvero dappertutto. Abbiamo finalmente pianificato di cominciare a lavorare alla stesura dei nuovi pezzi dopo la stagione dei festival del 2007, ed ora eccoci qua!

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L’impressione generale è che il nuovo album suoni come un mix di “The Gathering” e dei primi lavori, hai anche tu la medesima impressione?

Secondo me suona come avrebbe dovuto suonare. La gente cerca sempre di fare paragoni tra questo e quel disco, cerca le varie influenze, per me invece è semplicemente un nuovo album, un ottimo album. Non è sicuramente un lavoro come The Ritual, dove tentavamo di avvicinarci a sonorità più commerciali, ma non è nemmeno un’opera che presenta inflessioni death metal, come è successo altre volte in passato. E’ più vicino allo stile dei primi due dischi, è sia heavy che melodico, e di questo sono davvero molto soddisfatto.

Per quel che riguarda l’ultimo lavoro, due degli highlights ci sono sembrati “Formation Of Damnation” e “The Evil Has Landed”, di cosa parlano? Provi un feeling particolare per questi due pezzi?

Adoro tutte le canzoni del disco. Per quel che rigurda questi due pezzi, penso che in “Formation Of Damnation” il cantato sia abbastanza simile a quello di album come The Gathering e Demonic, mentre la musica penso sia più old-school, mi ricorda Arise dei Sepultura, oppure un brano come “Over The Wall”. Ha molte parti che spaccano, è davvero un gran pezzo. A proposito di “Evil has landed”, invece, ritengo che possa essere la nostra “Ride The Lightning”, è il tipico sound di quel periodo, ma non è ovviamente una copia del pezzo che ho citato. Rappresenta il tipo di suono che si poteva sentire nel 1986, magari in una versione più moderna. Comunque mi piacciono davvero molto questi due pezzi, suonano davvero alla grande!

Molti musicisti si sono avvicendati nella line-up dei Testament, mentre tu e Chuck siete sempre rimasti dentro al gruppo. Che cosa vi unisce così tanto, e perché invece il resto della formazione è variato così tante volte negli anni?

Noi abbiamo avuto una grande quantità di gente nella band, poiché all’inizio alle persone piace il fatto di suonare con un nuovo gruppo, il fatto di essere nei Testament dà entusiasmo e nessuno si preoccupa di quanto prende, del fatto di dover stare spesso in tour e di tutti questi aspetti pratici in generale. Ma arrivano poi i momenti difficili, come quando abbiamo fatto Low, un periodo in cui il metal non aveva più la medesima popolarità ed era il grunge che spopolava: in questi casi c’è la tendenza ad andarsene dal gruppo, ad occuparsi ad altro. Noi in effetti abbiamo avuto davvero tanti cambiamenti, soprattutto per quel che riguarda i batteristi. Costoro hanno avuto parecchi problemi a stare in tour a lungo, per cui non si rendevano disponibili per periodi molto lunghi e dopo un po’ finivano per andarsene in un’altra band. E’ stato ad esempio il caso di John Allen e John Tempesta, che non reggevano il fatto di dover stare in tour molto tempo.

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Quest’estate verrete in Italia per il Gods Of Metal, nello stesso giorno di Slayer, Carcass, At The Gates, Meshuggah, il meglio del metal estremo insomma. Cosa pensi di queste bands?

Tutte queste bands suoneranno al Gods? C’è anche Michael Amott che suona nei Carcass? Oh grande, è davvero killer! Penso che sarà una gran cosa, gli Slayer, che sono grandi nostri amici, i Meshuggah, che hanno un nuovo album in uscita, davvero killer, amo molto la loro musica. Sì, penso davvero che ci sarà un ottimo bill.

In una recente intervista Tom Araya ha dichiarato di non sapere se sarà ancora in grado di continuare a fare per molto tempo un tipo di vita così stressante come quello del musicista, e che quindi non è sicuro di quanto tempo gli Slayer potranno andare ancora avanti. Tu hai mai pensato di interrompere l’attività dei Testament per stanchezza, mancanza di stimoli, o perché eri stufo della tua musica?

No, nonostante abbiamo avuto molti up and down in questi anni, non ho mai pensato una cosa del genere. In vent’anni ci sono stati momenti più fortunati ed altri meno fortunati, ma siamo sempre rimasti in piedi. Noi poi abbiamo avuto una storia diversa da quella degli Slayer, loro hanno sempre avuto più o meno la medesima line-up, sono rimasti tantissimo tempo in tour senza soste, si finisce per stare molto tempo assieme e le relazioni tra i diversi membri sono molto strette. Può esserci un maggior logorio, di quello che accade in un gruppo dove ci sono più momenti di pausa e non si è costretti a stare sempre vicino, come il nostro. Anche per noi c’è stato un momento, durante il periodo di The Ritual, in cui eravamo abbastanza logori da questo punto di vista.
Una cosa che accade quando si sta tanto vicino è che le tensioni si accumulano, senza essere sfogate, e in certi casi, quando non si riesce a mettersi d’accordo, è meglio prendersi una pausa, piuttosto che andare avanti senza una vera coesione interna.