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BEARDFISH – Rikard Sjöblom

Abbiamo contattato il leader degli islandesi Beardfish, gruppo progressive rock molto interessante. Freschi della pubblicazione di “Sleeping In Traffic: part II”, Rikard Sjöblom ci ha raccontato qualcosa di loro e del loro lavoro. Ecco a voi!

Buona lettura!

C’è solo un anno distanza tra l’uscita di “Sleeping In Traffic I” e “Sleeping In Traffic II”, tra le due uscite c’è stato qualche cambiamento oppure le idee per quest’ultimo sono state scelte prima di “Sleeping In Traffic I”?

L’unica cosa che è stata decisa è che la canzone “Sleeping in traffic” doveva essere nella seconda parte e questo è tutto, le canzoni sono venute una dopo l’altra.

Cosa significa l’espressione “Sleeping in traffic” (letteralmente dormendo nel traffico)? E’ una ribellione contro il caos e la confusione di questo nostro periodo storico, un desiderio di pace e tranquillità che è difficile da ottenere nell’andirivieni di ogni giorno?

In mia opinione l’espressione “Sleeping in traffic” è solo un’altra maniera per esprimere qualcosa che non è molto intelligente da fare.

Quando hai scritto questa canzone dalla durata di 35 minuti, hai deciso tutta che la struttura della canzone venisse suonata in ogni momento o hai lasciato un ampia sezione dove poter improvvisare?

Non c’è una grande parte lasciata per l’improvvisazione a meno che uno di noi, prima di andare in palco, dice: “Hey, voglio suonare un extended solo in questa parte stasera, allora tieni le tue orecchie e i tuoi occhi aperti”. Ci sono molte o poche parti lasciati liberi ma la maggior parte di questi vengono pianificate prima.

Le cover degli ultimi due album sono molto differenti. Perché ci sono tutte queste differenze nelle copertine di tutti e due i cd, sono uno a completamento dell’altro?

Abbiamo voluto quest’ultimo (cioè “Sleeping in Traffic II”) molto più oscuro perché rappresenta la porzione notturna della storia. Si completano a vicenda perché “Sleeping in Traffic I” è chiaro come la luce del giorno invece il secondo è oscuro come la notte.

Nella tua musica ci sono molti riferimenti al rock progressive settantiano, ma qual è il tuo tocco personale in ogni composizione?

Riguardo alla maniera di scrivere, qualsiasi cosa che ho ascoltato di recente, ma può essere una varietà di cose, che può partire dal rock americano, al grunge, al folk, al rock psichedelico, al metal e alla musica popolare, anche se in maniera più approfondita il prog o il jazz.

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Senti che questo periodo può essere il momento critico della tua carriera, un momento che può migliorare la posizione della tua band nella scena progressive, in forza della tue ultime releases? Ci sono molte webzine e magazine che parlano molto bene riguardo i tuoi lavori…..

Siamo molto contenti che ci siano molte persone a cui piace quello che facciamo ma sappiamo che ci sono molti a cui non piacciono i nostri lavori, allora andiamo avanti e speriamo di vincere anche con questa fascia di persone. Penso che stiamo raccogliendo, con fiducia, un seguito: così sempre e sempre più gente verrà ai nostri show, almeno per guardare le gambe pazze di Robert quando balla intorno al palco (i ragazzi del ProgResisté in Belgio hanno detto che sembra che sia su uno skateboard…..)

Se devi definire in un aggettivo solo il tour con The Tangent e Ritual, quale sceglieresti tra faticoso, appagante, divertente? Perché?

Lasciami scegliere un superlativo, invece: fantastico!
No, seriamente se devo scegliere tra quei tre aggettivi devo dire appagante. Abbiamo conosciuto nuovi amici nei The Tangent e nei Ritual: questi ragazzi non sono solo formidabili musicisti ma sono anche carini, cordiali e incoerenti, haha!

Hai mai pensato di introdurre un’innovazione nei tuoi suoni tipici come per esempio l’elettronica, il doppio pedale per la batteria, il suono della batteria simile al thrash moderno e altre idee pazze?

Potrebbe essere uno scherzo per i fan più intransigenti.
Attualmente lo stiamo provando, in quest’album forse l’unica innovazione che abbiamo inserito sono state le synth guitars che David suona su molte canzoni. Penso che stiamo alla larga su certe cose prettamente metal come il doppio pedale ma abbiamo usato l’elettronica e dei suoni un po’thrashy sebbene non veri e propri suoni metal thrash….
Noi andiamo dove la musica ci porta, non vogliamo forzare niente.

Perché hai scelto di chiamare il tuo gruppo “Beardfish”? Cosa ti ha ispirato la scelta di questo nome?

E’ solamente un nome stupido. Probabilmente lo avremmo cambiato se nessuno avesse mai trovato che attualmente là fuori sta nuotando un vero “pesce con la barba”….

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Se i King Crimson decidessero di chiamarti per suonare nella loro line-up, potresti decidere di accettare, sapendo però che saresti costretto ad abbandonare I Beardfish?

Non posso, non posso parlare per gli altri ragazzi ma non lo vorrei fare. I Beardfish sono la mia priorità assoluta.

Un musicista prog pensa mai di diventare una rock’n’roll star alla Axl Rose, Tommy Lee, persone che pensano solo al denaro, droga, alcool, e la musica diventa solo una piccola parte della vita di un musicista?

Penso che sia una cosa molto individuale e che dipende molto dalla personalità del musicista e non dalla loro scelta musicale.

Qual è il migliore festival in cui avete suonato in questi anni?

Per me, probabilmente, sono divise in due categorie: il nostro migliore show allo Slottskogen in Svezia nel 2006 o il ProgResisté Convention allo Spirit of 66 a Verviers, in Belgio. Il più divertente: il ProgDay in North Carolina, USA nel 2006.

Il tuo commento finale o di quello che vuoi ai lettori di www.heavyworlds.com. Grazie mille per la tua intervista! Ciao!

Grazie per la lettura, spero che sia tempo ben speso! Cheers – Rikard Sjöblom.