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SOLITAIRE – Riku Salminen

Che botta la Predatrice! Misconosciuti ai più, i Solitaire sono una macchina speed metal tra le migliori in circolazione, implacabile nello spingere sempre a 2000 all’ora senza cali di tensione e nel dare adrenalina a chiunque si approcci ai propri pezzi. Varie traversie hanno reso all’improvviso incerto il futuro del combo finnico, prima fra tutte la dipartita dello storico singer Mika. Fortunatamente, il master mind Riku Salminen è riuscito a non perdere mail il timone dell’imbarcazione, e ora possiamo sentire dalla sua viva voce tutti i dettagli sulla quarta fatica dei Solitaire, “Predatress” appunto.

”Predatress” è un album speed metal senza compromessi. Sono rimasto sorpreso, ascoltando il vostro album per la prima volta, da tutta questa energia che usciva dallo stereo: nessuna parte lenta, nessuna melodia, solo velocità e violenza. Sei soddisfatto del risultato finale che avete ottenuto?

Yeah, sono molto soddisfatto di “Predatress” per come è venuto fuori, mentre non sono contento del processo compositivo che ha portato alla creazione del disco. Ci è voluto troppo tempo per un tipo di band come la nostra, abbiamo impiegato sei mesi in totale e abbiamo avuto diversi problemi interni al gruppo, che sono sfociati nell’allontanamento di Kalu e Mikko appena dopo l’uscita di “Predatress”.
Non concordo con te sull’assenza di melodia, non siamo melodici come Bon Jovi e Nightwish, se è questo che intendi per band melodica, ma abbiamo delle linee vocali molto catchy nelle nostre song.

Questo è il vostro quarto album, avete cambiato qualcosa rispetto a quanto fatto in passato?

In realtà praticamente nulla, il processo di registrazione del disco ha seguito più o meno le stesse linee guida dell’album precedente, “Invasion Metropolis”, ma stavolta era come se Kalu e Mikko non fossero nella band, fossero assenti e non ci mettessero tutto loro stessi come me e Waaqqu. Non avevano tempo per i Solitaire a causa delle loro attività lavorative, della famiglia e altre cose, così abbiamo dovuto buttarli fuori dalla band, altrimenti avremmo dovuto abbandonare tutta la faccenda, non c’erano altre soluzioni. E’ stato un miracolo che siamo riusciti lo stesso a terminare l’album, perché in certi momenti ho davvero pensato che non l’avremmo mai finito. Ora però le cose vanno molto meglio, abbiamo una nuova, e ottima, line-up nei Solitaire. Da febbraio si sono uniti a Lauri Perttula al basso e Rippe Rantanen alla batteria e la band sembra più vitale e ben focalizzata su quello che deve fare e sugli obiettvi iche intende raggiungere.

Cos’è successo col vostro singer precedente, Mika, un membro storico dei Solitaire, una delle colonne portanti della band? E’ stato difficile per te diventare il nuovo vocalist del gruppo?

Mika ha deciso di lasciare la band nell’ottobre del 2006 a causa di ragioni personali e dopo averci pensato un po’ su anche noi, a nostra volta abbiamo pensato che non desideravamo averlo più nel gruppo, quindi credo sia stata la miglior decisione possibile per entrambe le parti quella di separarsi.
Non ho mai iniziato a cercare un nuovo cantante, perché proveniamo da una città molto piccola e sarebbe stato praticamente impossibile trovare un rimpiazzo adeguato a Mika. Così ho deciso di prendermi cura io stesso delle parti vocali, non è stata poi così dura come avevo creduto che fosse in un primo momento. Ho scritto la maggior parte delle canzoni, delle lyrics e delle linee vocali, per cui posso dire di avere una buona visione complessiva di tutto l’insieme dei pezzi e di come il cantato dovrebbe suonare. Sta andando molto bene questa cosa di avere me come singer, i fans ne sono rimasti entusiasti e a nessuno sembra davvero mancare Mika.

La vostra attitudine è molto esplicita: violenza, divertimento, ironia, sesso, politicamente scorretto. Sei d’accordo con queste mie parole? Ci sono altre cose che vorresti sottolineare riguardo alla vostra attitudine?

Sì, a grandi linee mi rispecchio nelle parole che hai usato per descrivere il nostro modo di essere come band. Il nostro messaggio è che non abbiamo alcun messaggio (geniale, n.d.r.) e nella nostra proposta sonora, come nel nella nostra apparenza, c’è una sorta di fattore di shock. Siamo degli entertainer, degli uomini di spettacolo, l’Heavy Metal è un grande teatro e noi stiamo facendo la nostra parte affinché la rappresentazione riesca al meglio.

Chi è il principale songwriter dei Solitaire?

Sono io, ho scritto la maggior parte del materiale, ma anche Waqqu ha scritto alcune song; in generale ciò che scrive lui è più influenzato dal thrash rispetto a quanto compongo io. Spero che in futuro anche Lauri e Rippe scrivano qualcosa per i Solitaire, in questa maniera potremmo ottenere un livello qualitativo ancora più alto e una maggior versatilità per il nostro assalto speed metal.

Cosa significa “F.U.B.A.R.”?

E’ uno slang utilizzato nell’esercito americano, principalmente è utilizzato dalle fanteria, dalle forze armate di terra. Se guardi “Salvate il Soldato Ryan” in inglese, troverai questa espressione.

Chi è lo “schizofrenico” di cui parlate in “I’m A Schizo (And So Am I)”? Ti ritieni anche tu uno “schizo”?

Sì, potrei essere io il personaggio di cui si parla, nelle lyrics c’è una sorta di introspezione, di esplorazione, del mio io. Non sono sicuro di essere realmente uno “schizo”, ma tutti noi abbiamo lati differenti del nostro essere e diverse personalità, che vengono fuori in vari modi a seconda delle situazioni. Ma non è una cosa così importante, l’idea generale del pezzo è di lasciare esplodere liberamente le proprie manie e la propria follia e di non tenerle chiuse in se stessi (saggio consiglio, n.d.r.).

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Qual è la canzone dei Solitaire che meglio sintetizza il vostro spirito, che racchiude l’essenza del Solitaire – pensiero?

Direi che la canzone “I’m A Schizo (And So Am I)” di cui abbiamo appena detto si avvicina molto a quello che mi stai chiedendo. Un altro buon esempio potrebbe essere “Rising To The Challenge”, dal nostro primo disco, perché quello è ciò che stiamo facendo da quando la band si è formata, crescere sempre di più, affrontando sfide sempre più importanti. In sostanza, qualsiasi song del nostro repertorio potrebbe andare bene, in un modo o nell’altro tutte quante rappresentano il nostro spirito e la nostra filosofia.

Com’è la situazione della scena metal finlandese? Ci sono molti gruppi heavy metal come il vostro o c’è una maggioranza di act dediti al metal estremo?

La scena underground in Finlandia è abbastanza buona in questo periodo. Quando abbiamo iniziato nel 1995 praticamente non c’era alcuna scena heavy metal nel nostro paese. Credo però che la maggioranza delle band che ci sono nel nostro underground suonino death, thrash o black, ma ci sono almeno un paio di gruppi più tradizionali, definibili come hard rock o speed metal, che sono gli Armour e gli Speedtrap. Sfortunatamente negli ultimi due anni molti club finlandesi underground hanno fatto bancarotta, avremmo bisogno di un maggior numero di locali in cui band come la nostra possano suonare.

Quant’è difficile per una band come la vostra resistere nel music business? Non suonate di certo un genere molto commerciale…

Cerco di stare il più lontano possibile dal music business. La cosa più importante che ho imparato riguardo al music business è che si tratta di mero affarismo, e non c’è nessun collegamento reale con la musica, intesa come forma d’arte. I Solitaire necessitano della propria libertà artistica, non mi sentirei mai a mio agio a fare della musica mainstream per il semplice obiettivo di far soldi, il mainstream non fa per me. Per cui, standoci lontano, per noi non è poi tanto difficile restare nel music business.

In tutte le cover dei vostri album c’è sempre la medesima figura femminile, un personaggio davvero violento, che nulla ha a che vedere con la classica figura di donna che tutti potrebbero immaginarsi. Che cosa rappresenta?

Si chiama Sonya Solitaire ed è un diabolico mostro heavy meral e una calda pollastrella rock’n’roll, ma disegnata in una veste sexy e violenta al tempo stesso. Volevamo combinare tutti gli aspetti migliori del tipico cover art dell’heavy metal tradizionale degli anni ’80, e questo è ciò che ci è venuto fuori. Sonya è una creazione originale di Waqqu, continuava a disegnare questo tipo di personaggi femminili e così, da uno di questi schizzi che faceva ogni tanto, è nata Sonya.

Se tu dovessi descrivere in poche parole tutti i vostri quattro dischi, quali aggettivi useresti per ognuno di loro?

“Rising To The Challenge”: grezzo. Una produzione molto ruvida tra l’altro, obiettivo a cui avevamo puntato e che ci è decisamente riuscito. E’ il nostro debut album ed è una sorta di best-of del materiale scritto nella prima fase della nostra carriera. Il primo album è sempre il primo album e il suo valore sentimentale è probabilmente il più alto tra tutti e quattro per me.

“Extremly Flammable”: brutale. Questo disco è molto più heavy del debut e probabilmente il più vicino al thrash della nostra storia. Le song per questo album sono tutte nuove, scritte dopo il materiale finito su “Rising To The Challenge”. Il songwriting è molto più compatto e, nella sua interezza, è un album di valore superiore al primo disco.

“Invasion Metropolis”: veloce. I brani sul nostro terzo album sono molto veloci, anche più di quelli di “Extremly Flammable”, ma in questo caso il tutto suona leggermente più melodico, avevamo scritto più armonie chitarristiche e altre cose simili per questo disco. Questa è stata la prima volta che abbiamo usato il nostro studio personale per le registrazione e suonare è diventato sicuramente più piacevole, dato che potevamo fare tutto quanto in pace, senza quelle restrizioni di tempo che sempre ci sono quando devi confrontarti con le schedule di un normale studio di registrazione. Probabilmente il platter più veloce mai scritto dai Solitaire.

“Predatress”: tradizionale. E’ il mio debutto come cantante ed è un disco a cui personalmente tengo moltissimo. Le vocals sono sicuramente differenti, più melodiche in questo caso e nonostante ciò si tratta ancora una volta di un’opera molto dura e veloce. Credo che stavolta abbiamo fatto un deciso passo verso l’heavy metal più tradizionale.
D’altro canto, ho dei sentimenti contrastanti riguardo a “Predatress”, perchè il processo di registrazione è stato così stressante che credo che la prossima volta dovremo agire in maniera diversa su un bel po’ di cose. Ma ritengo che sia davvero un grande album, probabilmente il più versatile di tutti i nostri lavori.

Ci saranno possibilità di vedervi on-stage per un tour europeo? Avete già programmato degli show per il 2010?

Sì, siamo già impegnati in due festival per il 2010, uno in Norvegia alla fine di gennaio, l’altro in Finlandia a giugno. Penso che un intero tour sia praticamente impossibile al momento attuale, per motivi finanziari più che altro, ma proveremo a suonare quanti più concerti possibili e cercheremo di venire in Europa, nel senso che vorremmo finalmente uscire dalla Scandinavia e fare degli show anche nel cuore del continente.
Abbiamo ricevuto molti feedback positivi dall’Italia, sarebbe bello se potessimo venire a suonare dai nostri amici italiani un giorno.

Un saluto a tutti, speriamo di vederci presto a bordo palco!