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RHAPSODY OF FIRE – Fabio Lione

Al termine del meet & greet svoltosi a Milano il 30 aprile 2010 in occasione della release dell’ultimo album dei Rhapsody Of Fire, “The Frozen Tears of Angels”, con il quale il gruppo interrompe un silenzio discografico durato quasi quattro anni, Heavyworlds ha incontrato Fabio Lione, singer della band, che si è reso molto disponibile ad una piacevole, lunga e divertente chiacchierata. Ecco l’estratto di quello che ci ha raccontato!

Ciao Fabio, benvenuto su heavyworlds.com!
Parliamo innanzitutto del vostro album: “The Frozen Tears Of Angels” rappresenta il vostro ritorno in grande stile sulla scena metal ed è un album in cui le sonorità che denotano da sempre il vostro stile sono arricchite da elementi di originalità, come ad esempio i tratti progressive che impreziosiscono soprattutto la titletrack.

Questi elementi di originalità possiamo considerarli come una evoluzione del vostro stile?

Sì, posso dire che con questo album siamo partiti da zero: in questi ultimi anni di inattività discografica avevamo composto del materiale che però abbiamo deciso di non usare.
“Sea of Fate”, era una canzone che avevo realizzato per un mio fantomatico progetto solista, e dopo averla riascoltata insieme, io, Luca e Alex abbiamo rimodernato le strofe e abbiamo lasciato inalterato il ritornello che avevo composto. Si può dire che in questo album abbiamo avuto una sinergia più completa, soprattutto noi tre italiani: “The Frozen Tears of Angels” è il primo album in cui io faccio parte della composizione in maniera più presente e il tutto è accaduto in modo naturale: in oltre tre anni di tempo ognuno di noi aveva pensato e scritto delle cose, e quando ci siamo ritrovati abbiamo confrontato il materiale che avevamo composto singolarmente.
Questa situazione mi ha fatto molto piacere perché significa che questi anni di inattività discografica hanno giovato alla band: il gruppo è più forte di prima. È la stessa cosa che accade quando ci sono dei problemi in una relazione sentimentale: o finisce tutto o ti fortifichi. E in questo caso la band è più forte e più presente di prima ed il nuovo disco è testimone del fatto che, nonostante gli innumerevoli problemi che qualcuno ci ha creato, siamo riusciti a riemergere e a creare un sound in cui le vecchie sonorità si accompagnano a elementi nuovi.
Anche l’approccio con cui Luca suona la chitarra in questo album è leggermente diverso, il suono stesso della sua chitarra è diverso. Il titolo del disco richiama l’idea del ghiaccio e in alcune canzoni questo concetto di gelo è presente. Il bello è che la ricerca del suono si ricollega poi ad una storia, caratteristica questa che non sempre si riesce a trovare.
Dietro a questo disco c’è un lavoro enorme che io spero le persone apprezzeranno.

C’è una canzone di questo nuovo album a cui siete legati in modo particolare?

Nel mio caso “Sea of Fate”, chiaramente perché era nata principalmente dalla mia contorta mente (ride, ndr) e “Lost in Cold Dreams”, perchè è la canzone che si ispira al nostro vecchio amico Midnight, ex cantante dei Crimson Glory, scomparso, a cui dedichiamo tutto l’album.
Midnight aveva trascorso 2 mesi a casa di Staropoli per lavorare ad un album solista di Alex al quale doveva partecipare come cantante, ma purtroppo le cose sono andate diversamente; si sapeva, d’altronde, da anni che le sue condizioni di salute non erano buone.
Abbiamo deciso di dedicargli il cd e credo che ci siano canzoni come Lost in Cold Dreams che richiamino abbastanza i Crimson Glory. Io ovviamente come cantante non ho la presunzione di affermare che ho tentato di cantare come lui: io ho semplicemente pensato a lui, a come l’ho conosciuto, e ho cantato alla mia maniera trasferendo magari qualche gene “crimsoniano” nella canzone.
Ho senza dubbio una voce diversa dalla sua. Lui era un grandissimo cantante, la sua morte mi ha dato un dispiacere immenso. Alle canzoni a cui sono legato aggiungerei la titletrack: è un brano completo e amo ascoltarlo anche più volte perché, nonostante abbia una durata lunga e ci siano cambi di lingua, di tempo e di metrica, è una canzone che “scivola via” molto bene, e quando questo accade in un pezzo di oltre dieci minuti vuol dire che il pezzo funziona. E ci sono numerosi inserti in italiano, cosa che io adoro. Non capisco come mai le band soprattutto italiane non usino mai la propria lingua, come se la lingua italiana dovesse essere considerata come gli esteri definiscono sempre la nostra nazione: “pizza, spaghetti e mandolino”.
L’uso dell’italiano nelle canzoni metal non affatica l’ascolto e scegliere di utilizzarlo non esclude la possibilità di ottenere dei risultati.

Avete mai pensato alla realizzazione di un musical per consacrare la vostra saga anche dal punto di vista cinematografico?

Ovviamente sì, ci abbiamo senza dubbio pensato ma realizzare idee di questo tipo non è così semplice.
In realtà avevamo pensato anche ad altre opportunità, come ad esempio un collegamento con il mondo dei videogames. In passato abbiamo ricevuto una proposte in tal senso che è sfumata per motivi futili e colpe non nostre: a gestire il gruppo era una persona tedesca che non aveva conoscenze riguardo al settore dei videogames e la casa editoriale video-ludica Conami, impegnata nella creazione di un nuovo videogame per PlayStation 2, sentì casualmente una nostra canzone che si sposa perfettamente con l’ambientazione del gioco e la propose. Chiaramente questa persona, inconsapevole dell’importanza di una simile opportunità, non ne colse il valore e la mise subito su questioni economiche.
Un’etichetta come la Conami, avendo già a disposizione i propri musicisti, pur avendo considerato la nostra band perfetta per la colonna sonora del videogioco, decise di evitare problemi. E questo gioco uscì con musiche fatte dalla Conami stessa. Ora, non dico il nome del gioco anche se può essere intuibile.
Quindi sì, abbiamo prestato attenzione anche a opportunità di questo tipo però non sono idee così facili da realizzare, e sono passate in secondo piano soprattutto in un momento come quello che abbiamo vissuto negli ultimi anni, in cui abbiamo avuto problemi da risolvere. Però se in futuro dovessero arrivarci proposte nell’ambito di settori come quello dei videogames, sceglieremo di occuparcene noi in prima persona.

Parlaci del video che avete registrato per questo cd.

È un video diverso rispetto a quelli precedenti.
Ad esempio il video realizzato con l’orchestra e Cristopher Lee per la canzone The“Magic of the Wizard’s Dream”si svolgeva in un’atmosfera molto sinfonica ed è stato un video completamente differente di quello di “Sea of Fate”, che è invece più semplice ma comunque particolare, dal momento che ci siamo ritrovati in questa stanza enorme e completamente bianca, che a dire il vero dava anche un po’ fastidio, perché non si riusciva a capire dove finiva. La sensazione era proprio quella dell’infinito, di una nebbia infinita.
Questo video è stato registrato volutamente in maniera meno laboriosa e più diretta dato che“Sea of Fate”, non essendo una canzone sinfonica come poteva esserlo invece“The Magic of the Wizard’s Dream”, non necessitava di un video hollywoodiano…e d’altronde non c’era nammeno l’attore di Hollywood (risate, ndr).

Avete in programma un tour o partecipazioni a festival estivi?

Ci avevano proposto diversi festival estivi, ma uscendo il cd oggi (30 aprile 2010, ndr) per i festival è tardi.
Abbiamo in programma, finita l’estate di pianificare un tour che possa toccare l’Italia possibilmente in più date, speriamo almeno 3 o 4, e questo in particolare me lo auguro perché non mi piacerebbe fare la solita data a Milano per poi tornare all’estero, anche perché non siamo un gruppo estero quindi avrebbe senso, dopo 8 anni che non suoniamo in Italia, fare più concerti nel nostro Paese.
All’estero le proposte sono notevoli e riguardano il Nord America, il Sud America e il Giappone: la cosa importante è pianificare tutto in maniera oculata senza essere costretti ad essere il gruppo di apertura per qualche band più famosa e quindi a dover fare obbligatoriamente solo determinate date.

A proposito di live, avete mai pensato di utilizzare un’orchestra nei vostri concerti?

Ovviamente sì…e…(sorride, ndr) lo dico con amarezza perchè in realtà un Paese europeo, che non è l’Italia, ci aveva proposto di partecipare ad un festival con l’orchestra sul palco fornita da loro.
Non abbiamo potuto partecipare a questo evento non per cause nostre e qualche altro gruppo ovviamente non italiano lo ha fatto.
Quindi sì…lo avevamo pensato e speriamo di avere un’altra possibilità in futuro.

Quali sono i luoghi dai quali traete ispirazione per la vostra musica?

Le liriche nascono dalla mente di Luca, che essendo appassionato di fantasy cerca di trasmettere con la saga dei Rhapsody Of Fire dei valori e delle sensazioni che possono essere poi traslate nella vita reale, perché Algalord potrebbe essere Milano, le cascate di Erian potrebbero essere il fiume Arno di Firenze, l’importante è che dietro a tutto questo ci sia un messaggio, che può essere di pace, di rabbia o di tristezza. Soprattutto noi tre italiani ci facciamo ispirare dalla natura, io abito in campagna e Luca e Alex, che vivono a Trieste, adorano stare in posti isolati in cui trovano l’ispirazione. E l’ispirazione influisce sull’interpretazione che a mio parere è molto importante.
Nonostante ci siano miei colleghi convinti che ciò che conta è che le note siano intonate e a tempo, io credo, invece, che una persona non esperta che ascolta la stessa nota cantata da due persone diverse, possa preferirne una rispetto all’altra anche se entrambi i cantanti sono intonati e cantano a tempo.
Questo significa una di quelle due persone canta in una certa maniera, trasmette, dà qualcosa mentre canta. E la stessa cosa vale per il tocco del chitarrista: non è necessario che chi suona abbia un bel tocco per far vedere quanto è bravo.
È come scrivere una canzone: io penso che la tecnica la impari, ma scrivere una canzone viene dal cuore o viene da lì (indica il cielo, ndr), non è una cosa che impari. Non si può ragionare totalmente in termini matematici perché, sì, magari matematicamente il brano funziona quando non ci sono dissonanze o scorrettezze musicalmente parlando, ma questo è vero solo in teoria. Anche in questo caso il paragone che mi viene in mente è quello di una relazione tra un uomo e una donna: possono esserci tutti i presupposti per i quali insieme possano essere felici ma può accadere che non lo siano perché manca quell’alchimia che magari può invece esserci con qualcun altro anche se fisicamente è meno bello e non è perfetto.
Allo stesso modo, posso sentire cantare la stessa canzone da dieci cantanti diversi, tutti bravi, e rimanere però affascinato da uno solo, che a mio parere ha qualcosa in più degli altri e mi lascia di stucco. Il primo concerto metal a cui ho assistito è stato il Monsters of Rock: quando ho visto gli Whitesnake e gli Aerosmith ho detto“voglio fare quello”.Ero ragazzino, ma ero duro (ride, ndr), non ho studiato e non avevo parenti in alto né conoscenze, però qualcosa di piccolo ho cercato di realizzarlo, senza copiare David Coverdale, Steve Tyler, Geoff Tate dei Queensrÿche, altro cantante che adoro, o Freddie Mercury. Non credo che ascoltando un disco dei Rhapsody Of Fire qualcuno possa dire che ho copiato Freddie Mercury.
Ecco, nell’ascoltare anche mille volte questi cantanti c’è sempre qualcosa che mi trascina, come una magia nella loro voce o nel loro fiato. Perché a me non interessa a che nota un cantante arriva. Io sinceramente quando canto nemmeno so a che nota arrivo né mi interessa, e ritengo che sia brutto palare in termini così matematici della musica. Credo che ogni musicista debba sviluppare qualcosa di personale, qualcosa che ha solo lui.

Come è nata la collaborazione con Christopher Lee?

È nata casualmente: sua figlia è sposata con uno spagnolo, fan del metal, che in particolare apprezza molto i Rhapsody Of Fire. Così, tramite lui, abbiamo fatto ascoltare a Christopher Lee alcuni nostri brani tra cui Lamento Eroico e dal momento che lui adora la musica operistica si è reso disponibile ad una collaborazione.
Inizialmente era stata prevista soltanto una sua partecipazione come narratore, ma col tempo ci siamo conosciuti meglio e ci siamo trovati bene insieme, così lui ha espresso il desiderio di cantare e noi abbiamo accettato.
È una persona squisita, un uomo buono e di cuore, che risulta diverso rispetto a quanto traspare dai ruoli che ha svolto nei film. Ha un senso dell’umorismo notevole e parla italiano in maniera perfetta. È stata una grande soddisfazione lavorare assieme a lui.

Le atmosfere medievali e barocche che la vostra musica ricrea caratterizzano da sempre il vostro stile. Come vivete la sensazione di essere i “menestrelli del metal” nell’era della tecnologia?

Non è una cosa semplicissima.
Molta gente lamenta il fatto che nel 2000 si parli ancora di spade e draghi. Ma queste persone sono le stesse che poi vanno al cinema a vedere Avatar o Il Signore degli Anelli.
Gli elementi fantasy rappresentano una storia che noi abbiamo dentro e che vogliamo esprimere, ma è superficiale fermarsi a questo aspetto per giudicare una band. Non si tratta soltanto di parlare della spada di smeraldo, ci sono tante altre cose dietro una band come la nostra: ci sono delle magie e delle sonorità di altri tempi.
Io adoro molte band moderne come ad esempio i Rammstein ma manca della magia a volte nella musica di questi gruppi, e anche se io sono il primo ad apprezzarli, un gruppo come il nostro non potrebbe mai comporre un disco vicino al loro stile: personalmente il mio animo non reggerebbe la mancanza di quegli elementi un po’romantici, barocchi e operistici che noi Rhapsody of Fire abbiamo dentro e vogliamo trasmettere.

La copertina di The Frozen Tears of Angels mostra in maniera stupenda la metafora dell’eterna lotta tra il bene e il male. Esiste un messaggio particolare che avete voluto comunicare con questa saga?

Per quanto riguarda la copertina, il colore richiama l’idea del ghiaccio e il notevole accostamento con il fuoco rievoca, appunto, il contrasto tra il bene e il male. Siamo assolutamente soddisfatti perché il ragazzo che si è occupato dell’artwork ha fatto, secondo noi, un lavoro splendido e dal punto di vista economico è stato veramente onesto, e questo ci ha fatto capire che forse in passato abbiamo preso delle fregature anche sotto quell’aspetto (risate, ndr).
Il messaggio che vogliamo manifestare è che siamo rinati, e che siamo tornati con tutte le migliori intenzioni, per tutti coloro che ci vogliono seguire e amare. Io spero che siano tanti, anche se comprendo che a volte è meglio che siano pochi ma buoni. Preferisco fan che amano davvero la band che ascoltano, una delle band che ascoltano, non pretendo che debbano ascoltare soltanto i Rhapsody of Fire, potrebbe essere ovviamente noioso (ride, ndr).
Nonostante i problemi che abbiamo vissuto abbiamo di nuovo energia e vogliamo dare, e quando uno da, io sono convinto che prima o poi comunque riceva.

Grazie per il tempo che ci hai concesso, Fabio. Puoi fare un saluto finale agli utenti di Heavyworlds!

Voglio salutare tutti e ringraziare te che sei stata molto simpatica e gentile.
Continuate ad ascoltare la buona musica!