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From The Depth – Raffaele “Raffo” Albanese

Il release party organizzato per il loro debutto, coronato nientepopodimeno che dalla presenza di un gruppo come i Labyrinth, ci ha dato l’occasione di vedere all’opera i From The Depth, che hanno presentato il loro “Back To Life” al pubblico euforico ed entusiasta del Circolo Onirica. Ai nostri microfoni, il cantante della band, Raffaele “Raffo” Albanese, racconta la storia, i sogni e i progetti di questi cinque ragazzi di Parma..

 

Ciao Raffo, raccontaci come nasce il progetto dei From The Depth.

Questa è una bella domanda. Il progetto nasce dalla volontà di tornare a suonare il tipo di Power che piace a noi, un genere che, quando abbiamo iniziato noi a suonare, era ormai in declino totale. Era come portare avanti una passione che stava sfumando nel resto del mondo, questa è la verità. Per noi era come una missione: volevamo fare qualcosa che ci piacesse e portarla avanti in modo che la gente magari riuscisse ad ascoltarla di nuovo. È un’ambizione che può suonare arrogante, ma non è così. È proprio un desiderio, noi ci stiamo provando. Tutto è cominciato in modo molto innocente, poi, un evento dopo l’altro, le cose si sono ingrandite e siamo arrivati fino a qui, fino al debut album, dopo una demo.

A cosa è dovuta la scelta del nome From The Depth?

Anche il nome che abbiamo scelto è significativo di ciò che dicevo prima: una passione che viene dal profondo, la volontà di contribuire al ritorno alla vita del genere Power, che per noi è un genere che dà vita, è una vera e propria ragione di vita, non ho altro modo per descriverlo. Noi ci stiamo impegnando per realizzare questa che, ripeto, non è una pretesa arrogante ma piuttosto un desiderio innocente e speriamo di avere abbastanza visibilità per farlo. Riuscire in un intento del genere è difficile qui in Italia: si punta di più su altri generi, e c’è sempre meno sostegno per gruppi come noi, ma anche come gli stessi Labyrinth, con la differenza che i Labyrinth, essendo nati molti anni fa, hanno già la loro scena e si sono creati da tempo il loro pubblico. Noi stiamo tentando di risollevare le sorti di questo “povero” genere (ride, ndr.).

Beh da come si è svolta questa serata mi sembra che il sostegno ci sia stato eccome..

Sì, infatti sono molto stupito, sono sincero. La gente era carica, partecipe: ti dico la verità, l’Onirica non è stato l’unico posto in cui abbiamo avuto questo riscontro e penso che un po’ tutti noi ci sentiamo artefici di qualcosa di bello. La gente, anche se non ci conosce, si diverte, e dopo ogni concerto rimaniamo in contatto con altre persone che sono rimaste colpite positivamente dalla musica o dal nostro modo di fare. Per noi è un onore, è sempre bello trovare persone disponibili ad ascoltare anche un gruppo sconosciuto.

Quali sono le tematiche che affrontate nei vostri testi?

Al contrario di ciò che si può pensare relativamente al Power, quindi draghi e cose simili – stima comunque per chi tratta quei temi credendoci – noi siamo un po’ diversi da questo: mettiamo in musica tutto quello che abbiamo vissuto. Ogni canzone parla di noi, sempre. Nessun brano del nostro disco ha un tema inventato. Tutto parla di noi. E le tematiche sono intense, direi pesanti. L’argomento di cui tratta la prima canzone dell’album, ad esempio, è realmente serio, e difficile. Non lo spiego qui, se mai qualcuno vorrà leggere bene il testo, lo capirà. In generale si tratta di avvenimenti che ci hanno sconvolto, e la vita ci ha portato a tradurre queste esperienze in musica. Per questo motivo ritengo che l’album sia, per noi e spero per chi lo ascolterà, un concentrato di emozioni veramente notevoli.

Siete stati accolti in modo eccellente dalla critica: commenti entusiasti e recensioni con voti alti. È difficile rimanere con i piedi per terra dopo un esordio così positivo?

È facilissimo rimanere con i piedi per terra. Perché nonostante ci siano moltissime critiche positive, ce ne sono altrettante negative. Ogni giorno ci confrontiamo con la realtà dei fatti: malgrado abbiamo ottenuto un buon riscontro, non c’è comunque la spinta giusta per valorizzarci per quel che vorremmo. Il discorso, ad essere sinceri, è complicato. In ogni caso, per ogni commento positivo se ne manifestano almeno dieci negativi, e quindi noi rimaniamo per bene con i piedi per terra, non c’è problema per quanto riguarda questo.

Raccontaci qualche episodio del vostro cammino iniziale fino a qui, qualche momento entusiasmante e qualche ostacolo in particolare che avete dovuto affrontare.

I primi ostacoli sono stati sicuramente i cambi di line-up che hanno comportato la sostituzione del batterista, ormai più di un anno fa, e l’eliminazione di una chitarra. Abbiamo dovuto, quindi, riarrangiare i pezzi e ciò ha comportato un momento di lieve shock interno, poi ci siamo adeguati alla situazione e adesso stiamo molto bene in questa formazione. Tra i momenti belli devo ovviamente citare la firma del contratto – che per noi è stata davvero una gioia incredibile – e l’opportunità dividere il palco con band che io stimo e stimerò a vita, come, del resto, è accaduto stasera. Questo perché i Labyrinth sono senza dubbio uno dei miei gruppi preferiti in Italia. Anche la serata del maggio scorso in cui abbiamo suonato con i Kamelot e i Sons Of Seasons è stata sorprendente. Abbiamo avuto un grande sostegno, per di più inaspettato, da parte dei fan del posto. Quello è stato forse uno dei momenti più belli, in cui abbiamo visto palesemente un pubblico che godeva di quello che facevamo. É stato incredibile.

Questa sera, appunto, avete suonato con i Labyrinth. Quali sono i vostri rapporti con questa band e quanto è importante per voi aver condiviso con loro il release party del vostro primo cd?

Abbiamo un rapporto di amicizia e di stima con i Labyrinth. Sono persone squisite, davvero eccezionali e straordinariamente umili, con le quali, proprio per questo, è stato naturale per noi creare un legame stretto. Suonare con loro è stata un’emozione anche troppo forte. Stasera io, in particolare, ero veramente emozionato, e forse si è anche visto. Per questo release party i Labyrinth noi li abbiamo proprio scelti. Insieme ai Bejelit e a poche altre band con cui abbiamo diviso il palco, sono uno dei gruppi italiani che stimiamo di più: semplicemente per noi è stato davvero un grande onore.

Cosa c’è nel vostro imminente futuro e cosa prevedete e sognate di realizzare da qui ai prossimi anni?

Continueremo a girare l’Italia, perché abbiamo in programma ancora altre date per supportare l’uscita dell’album. Stiamo comunque cercando di realizzare qualcosa di più grande, ossia spostarci fuori dall’Italia, il che non è semplice, perché in questi casi c’è sempre qualcuno pronto ad ostacolarti, ma noi stiamo facendo dei tentativi in questo senso, e continueremo a provarci. Anche se “Back To Life” è appena uscito, attualmente stiamo già scrivendo le canzoni per il secondo album: non voglio esagerare ma direi che con la scrittura siamo arrivati già a metà del disco, che, se tutto va bene, potrebbe uscire all’inizio del 2013.

Grazie mille per il tempo che ci hai concesso. C’è qualche messaggio che vuoi trasmettere o qualche pensiero finale che vuoi comunicare?

Non lasciate che le persone sminuiscano i vostri sogni, perché tutti i sogni sono importanti.

Ci vediamo ai prossimi live!