Loading

Andre Matos

Siamo fieri di riportare le parole del grande cantante e musicista brasiliano che in tutti questi anni di carriera musicale ha dato un’eccezionale ispirazione al mondo del metal, una fonte inesauribile di musica nel senso più pieno della parola; ecco a voi Andre Matos.

 

Ciao Andre, come stai? E’ passato tanto tempo dall’ultima intervista, che fai di bello?

Ciao! Sto terminando un tour commemorativo qui in Brasile, il ritorno dei Viper, il mio primo gruppo. E’ una specie di celebrazione per i 25 anni dal lancio del nostro primo album, “Soldier Of Sunrise” e per l’occasione abbiamo realizzato una riunione della band. Il giro di concerti è iniziato a luglio di quest’anno ed era programmato fare uno o due mesi ma abbiamo avuto così tanta richiesta che il tutto si è esteso fino ad ora, che siamo nel periodo finale. Un periodo molto buono quindi e poi nello stesso momento ho anche ultimato le registrazioni di “The Turn Of The Lights”, uscito a luglio; quindi ho dovuto fare due cose in parallelo.

Parlando proprio del nuovo disco, “The Turn Of The Lights”, si può sentire una certa differenza di stile ma credo sia una caratteristica normale in ogni tuo album; come lo puoi descrivere?

Semplicemente non mi piace copiare quello che ho fatto in passato ma nemmeno cambiare completamente lo stile. Ho mantenuto le mie naturali caratteristiche musicali in tutta la carriera, però mi interessa sempre cercare qualcosa di fresco, di nuovo; bisogna sapere come amalgamarlo bene, seguendo la mia identità musicale. E’ sempre questo ciò che deve influenzare i musicisti che offrono un nuovo lavoro ai loro fan, offrirlo loro in una forma che sia ben incorporata, come se dovessero portarli per mano ad una nuova tappa musicale; è quello che facciamo sempre.

Le bonus-track sono tutte cover. Con quale criterio hai scelto le canzoni?

E’ vero. Questo si può notare soprattutto nella versione speciale giapponese che ne ha diverse. In Giappone c’è una tradizione di marketing per evitare che i giapponesi comprino album all’estero: inserire molte bonus-track, anche per avere degli album che possano essere come dei pezzi da collezione. Nella versione normale c’è “Wings Of Reality”, un brano mio di quando ero con gli Angra. In quella speciale c’è “At least a chance” del mio primo gruppo, i Viper, “I don’t believe in love” dei Queensryche, un gruppo che mi è sempre piaciuto e “Fake plastic trees” dei Radiohead, che si trova anche nella versione europea (ottenuta per il mercato europeo con molto sforzo, haha!). In particolare questa canzone è molto speciale perché non fa parte del nostro universo musicale ma ci ha impressionato talmente tanto il risultato delle registrazioni (molto distinto) e il suo sound tiene molto a che vedere col mercato europeo. Per ultima abbiamo inserito una bonus che è una canzone tradizionale giapponese, “Hisame”, conosciuta in un karaoke a Tokyo in uno dei miei primi viaggi in Giappone; è stato difficile fare l’accento giapponese, ma ancora non ho ricevuto contestazioni per fortuna!

Qual è il messaggio di “The Turn Of The Lights”?

Guarda, il messaggio che vuole comunicare è un po’ diverso rispetto gli altri album, non parla molto di storie personali; si parla invece di attualità, come un momento di riflessione riguardo ciò che sta accadendo nel mondo. C’è chi crede nella fine del mondo, chi no; io personalmente non so cosa credere però mi sono concentrato sui cambiamenti che stanno susseguendosi in maniera così veloce nel nostro pianeta dal punto di vista sociale, ambientale…il perché del titolo “The Turn Of The Lights”: vuole essere inteso come “l’ora della luce”; è un concetto molto antico dei filosofi greci. Quando si fa luce su qualcosa, la si conosce, si vede quello che prima stava lì ma al buio. E poi si riflette su come agire uniti per migliorare la situazione attuale del pianeta, non solamente dal punto di vista ambientale, anche per le rivoluzioni, le guerre, per le differenze culturali e religiose, le crisi in atto nel sistema mondiale…Dobbiamo pensare in che modo possiamo “umanizzare” la convivenza tra tutti gli esseri del pianeta, perché alla fine viviamo tutti in una piccola nave che procede nello spazio ed è una sola, tutte queste storie di frontiera debbono essere risolte, ci sarà un momento in cui non potremo essere solamente materialisti ed individualisti come persone, dobbiamo aiutare gli altri per consentire a tutti l’esistenza.

Adesso posso comprendere meglio il disegno presente sulla copertina del disco, che mostra le nubi che vengono spazzate via dalla luce…

E’ la luce che si crea dal nulla. E’ una foto reale dell’energia statica che sta nell’aria, nel tutto. L’energia basica della creazione che dà la luce, il calore, la vita; quindi vuole essere un disegno molto simbolico.

Per quando è programmato il tour, perché qui ti aspettiamo molto presto e possibilmente non solo a Milano…

Bisogna scegliere un periodo esatto, nel caso dell’Europa avremo un tour nostro con più di una band in maniera tradizionale oppure saremo nei festival della prossima estate, per raggiungere un pubblico più ampio; le due idee sono entrambe buone. Mi piace suonare per il mio pubblico ma anche per uno più esteso. Analizzeremo le cose, vedremo come procede l’album e in primavera suoneremo in Europa in un modo o nell’altro.

Lo spero!

Sicuramente un concerto a Milano è garantito ma a me piacerebbe fare un giro più grande, comprendendo anche Roma, Napoli…l’Italia è un paese che mi piace tanto e mi fa sentire come a casa mia.

Ci puoi dire cos’è successo con i Symfonia? Timo ha spiegato così poco i fatti!

E’ semplice, abbiamo iniziato molto bene questo progetto, registrazione e concerti in Europa ed America Latina…era tutto positivo quando all’improvviso abbiamo visto che Timo era deciso ad interrompere tutto, non solo i Symfonia ma anche la sua carriera musicale. Mi è dispiaciuto molto della sua decisione, ma lui aveva il diritto di scegliere se proseguire o meno. Un peccato perché la band non era molto pretenziosa ma aveva un grande potenziale. Dopo tutti i concerti fatti eravamo a buon punto, c’erano vibrazioni positive tra di noi ma in quel momento Timo ha dato la notizia. Successivamente ho perso un po’ i contatti con lui e gli altri pure, a tutti noi è dispiaciuto perché suonare insieme è stato un vero piacere. Ovviamente Timo è un talento impari come compositore, musicista, produttore ed è un peccato ciò che succede nel suo lato psicologico. Personalmente non ho mai avuto problemi con lui e penso ancora che “In Paradisum” sia una buona prova, un ricordo positivo.

Tra le tue numerosissime collaborazioni ne hai una col compositore Corciolli. Che impressione hai maturato da questa esperienza?

Molto buona, perché e totalmente diversa dal mio ambiente usuale, che è il metal. Mi piace molto fare sperimentazioni, specialmente quando collaboro con altri artisti di diversi generi musicali. Corciolli è il più famoso musicista new-age del Brasile, è logico che sia stato molto interessante avere una partecipazione nel suo disco, nei suoi concerti e anche nel DVD realizzato. La nostra amicizia continua, lavoriamo insieme anche in altre cose. Recentemente mi ha aiutato nella produzione del mio disco; la sua collaborazione è qualcosa che mi porta veramente tanta ispirazione.

C’è ancora qualche progetto che vorresti realizzare?

Ah sì, tantissimi! Uno che vorrei proprio fare è scrivere qualcosa per un’orchestra sinfonica. Provengo dal mondo della musica classica e quando ero ancora uno studente pensavo di fare grandi cose, come comporre per un’orchestra o realizzare una colonna sonora per un film ed è quello che ancora manca nella mia carriera. Penso proprio che un giorno avrò il tempo necessario per dedicarmi a questo.

Attualmente vivi tra Svezia e Brasile, non penso sia così facile gestire tutto, come riesci?

Non è molto facile, perché devi stare in un posto e nell’altro pure, quasi allo stesso tempo, quindi bisogna definire bene il periodo per l’attività professionale in Brasile e per quella familiare in Svezia. Ho imparato molto vivendo in Svezia, ormai sono già quattro anni, ho appreso cose sul paese, sulla società; una società molto organizzata ma non dittatoriale, dove le persone vivono libere conoscendo il rispetto verso l’altro. E questo gli viene spontaneo, dalla loro mentalità. A parte il freddo sto molto bene, è un paese tranquillo e sono facilitato a muovermi per l’Europa quando sono lì. Quando mi trovo in Brasile come adesso per esempio, oltre a lavorare sto con i miei parenti; è come avere due case nello stesso momento, devi solo organizzare quale è l’aeroporto e dove si va!

Sei un super cliente delle compagnie aeree!

Sì, sì, è un po’ caro e se hai paura di volare non puoi fare questa vita, haha!

Sfortunatamente era l’ultima domanda, ma c’è qualcosa che vuoi dire ai tuoi fan italiani?

Che mi mancano tanto e spero di vederli molto presto, spero anche che gli piaccia il disco…sono sicuro di sì, perché i miei fan italiani sono tra i più fedeli, sono sempre presenti e attivi, nella mia carriera c’è un posto molto speciale per loro. Non li lascio mai quando sto in tour in Europa!

..o sennò verremo noi a cercare te!

Bene, non c’è problema!