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Elvenking – Aydan

Il valore di una persona è misurabile dal connubio parole/gesta, questo è ormai assodato; se le parole si riflettono nell’agire, vuol dire che la persona ha idee chiare e volontà ferrea. Aydan, mastermind dei friulani Elvenking, è una persona così: quando il concetto è chiaro in testa il corpo non ha problemi a lavorare in quella direzione; non si risparmia critiche (e autocritiche) e qualche aneddoto, apparendo come una persona indirizzata verso il futuro e poco fossilizzata sul ‘quanto fatto’. Con un album come “Era” appena sfornato, gli Elvenking appaiono come una delle realtà più professionali e impattanti del metal tricolore.

Ciao Aydan…benvenuto nelle oscure pagine di Heavyworlds.com! Per prima cosa, come stai?

Tutto molto bene. Grazie a voi per l’opportunità innanzitutto. Direi che va tutto per il meglio, il nostro nuovo album “Era” sta andando alla grande quindi non potrei essere più soddisfatto.

Partiamo, ovviamente, dall’introdurre “Era”, la nuovissima fatica degli Elvenking…ci piacerebbe sentire i tuoi pareri, ormai a più di un mese dall’uscita…

Considero “Era” un po’ un guardarsi indietro alla riscoperta delle nostre origini e del nostro sound. Abbiamo passato gli ultimi anni a sperimentare molto come band e come musicisti, senza mai porci dei limiti e andando contro tutte le regole della commerciabilità di una band, sconvolgendo e scontentando i fan per seguire quello che sentivamo di fare. Credo che dopo un così lungo girovagare sentissimo la necessità di fissare il nostro sound secondo quelle che da sempre sono state le nostre caratteristiche e creando un’identità definitiva (spero) agli Elvenking. Voglio fortemente che “Era” rappresenti un punto per una nuova partenza da qui al futuro. Sono soddisfattissimo del risultato dell’album. E credo che questo album ci stia portando e ci porterà presto molte delle soddisfazioni che abbiamo troppo a lungo rimandato, o almeno mi piace crederlo.

“Era” porta in auge un songwriting contraddistinto da orizzonti ‘aperti’, con molta più aggressività e un maggior inserimento di parti folkeggianti…come si è evoluto il sound durante il processo di stesura delle nuove songs?

Niente è stato deciso a tavolino. Semplicemente le songs sono uscite così, d’altronde come sempre è stato in casa Elvenking. Credo che questo sia l’album che sarebbe dovuto uscire dopo “The Winter Wake”, stilisticamente parlando, trovandolo anche parecchio simile, per lo meno come concetto dietro alla forma canzoni e allo sviluppo dell’album. Posso quindi affermare che l’album è venuto fuori in maniera naturale e alla fine del processo creativo ci siamo stupiti noi stessi di quanto prodotto suonasse dannatamente Elvenking.

Le registrazioni sono avvenute nei mitici Sonic Pump Studios di Nino Laurenne, ultimamente considerata una ‘Mecca’ da parte delle metal band…com’è stato lavorare con un produttore di questo calibro e cosa ha dato al nuovo sound degli Elvenking?

Abbiamo già lavorato in passato con Nino sia per “The Winter Wake” che per “The Scythe” e tra le altre cose siamo stati la primissima band ad aver mixato un album nei nuovi Sonic Pump, nel 2006, quindi per noi è stato un po’ come sentirci a casa.  Registrare ai Sonic Pump è poi sempre una grande esperienza perché essendo nel centro di Helsinki ogni giorno trovi qualche personaggio nuovo che passa in studio. Un giorno può essere Timo Tollki e il giorno dopo Janne dei Children of Bodom per esempio.

L’artwork mostra una specie di ‘Selva Oscura’ dove una figura mascherata osserva spiriti danzare. Qual è il significato e come si abbina al termine ‘era’?

La copertina è legata ai temi trattati nell’album che da una parte descrivono spesso la figura del ‘diverso’, e dall’essere fuori dalla massa, dall’altra riprendono in buona parte le tematiche pagane a noi tanto care soprattutto nei primi album. La figura di cappuccetto rosso con la maschera da lupo assediato dai fantasmi in una oscura foresta fiabesca ci porta a chiederci chi sia realmente la figura buona e quale quella cattiva, chi sia il diverso.

In “Era” avete usufruito delle ospitate di Jon Oliva, di Teemu Mantysaari e di Maurizio Cardullo…com’è stato lavorare con loro, specie con il ‘Mountain King’?

Ovviamente è stato grandioso. Credo che il contributo di tutti gli ospiti presenti in “Era” sia magnifico e perfetto per il contesto in cui sono stati inseriti. Conosciamo Maurizio dai numerosi concerti svolti con i Folkstone e il suo contributo è stato fondamentale nel sottolineare gli aspetti più folk della nostra musica. Credo che il suo contributo sia stato eccezionale. La collaborazione con Teemu dei Wintersun è nata in modo assolutamente spontaneo: mentre eravamo in studio è passato a trovare il nostro produttore Nino Laurenne e da lì ad averlo ospite nel nostro album è stato un attimo. E il suo solo su “Walking Dead” è tutto da ascoltare! Per quanto riguarda Jon, beh chi mi conosce sa quanto io ami i Savatage e cosa possa significare aver Jon ospite su un nostro disco. Conosciamo Jon dal nostro tour con la sua band nel 2006 ed è molto che parliamo di questa collaborazione ma non siamo una di quelle band che utilizza gli ospiti solo per farsi della pubblicità facile. Nel momento in cui abbiamo sentito di avere le songs giuste per il suo contributo lo abbiamo chiamato e lui è stato ben contento di cantare su “I Am The Monster” e “Forget-Me-Not”. E per noi è stato solo pura emozione!

“Era” da il benvenuto alla nuova sezione ritmica: Jakob al basso e Symohn alla batteria. Quale contributo hanno dato agli Elvenking?

Un contributo fondamentale. Credo che abbia tu stesso potuto notare la caratura tecnica dei due nuovi entrati. E credo di non poter essere smentito da nessuno se affermo che entrambi siano tra i migliori batteristi e bassisti in Italia, se non anche oltre i nostri confini. Per cui capirai che avere due nuovi membri così è come possedere un’arma inarrestabile e l’abbiamo sfruttata al meglio e credo potremo farlo ancor meglio in futuro. Dal punto di vista live stiamo crescendo insieme e credo che questo non potrà che portare miglioramenti ancor più visibili nell’immediato futuro.

Di platter in platter, l’impressione è che Damnagoras riesca ad unire alle proprie doti canore (sempre in crescita) una maggiore ‘vena teatrale’. E’ qualcosa che ‘richiedete’ in fase di songwriting oppure viene snaturata in fase di registrazione?

Innanzitutto il nostro songwriting è da sempre basato completamente sulle linee vocali. Quello che realmente crea una canzone, per lo meno nel caso di una band di base melodica come la nostra, è proprio il cantato, perché è quello che l’ascoltatore fa suo immediatamente. Per cui tutto il nostro modo di comporre canzoni si base sul creare le linee vocali più corrette per quel tipo di brano. Non ho mai compreso quelle band che prima scrivono la musica e poi ci incollano sopra delle linee vocali adattate. Alcune volte la cosa può funzionare alla grande ma credo che la maggior parte delle volte questo non dia dei buoni risultati. Ma questa è solo una mia idea personale. Tornando alla tua domanda, cerchiamo di curare la voce sempre al meglio e credo che non ci sia tecnica che regga confronto ad un’interpretazione emozionale che permetta ad ogni parola pronunciata di entrarti nel cuore per quello che è il suo significato e cosa vuole esprimere. Ovviamente tutto questo discorso ha un valore relativo visto che in un mondo dove la musica venduta non esiste praticamente più e tutto scaricano mp3, i testi perdono ogni giorno il proprio valore visto che nessuno prende il tempo per leggerli.

Attualmente siete in tour con Secret Sphere e Teodasia attraverso l’Italia. Avete pianificato già altre cose per il futuro?

Adesso continueremo questo tour nelle nostre città fino a Dicembre. Poi per l’anno prossimo avremo un sacco di grandi novità. Come forse sai siamo entrati in una delle più grosse agenzie di booking europee, la All Access,  che ha nel suo roster artisti come Edguy, Avantasia, Rhapsody, Gamma Ray, Kreator, ecc. quindi spero che questo porti delle grandi cose per il prossimo anno.

In primavera avete fatto un tour con i Rhapsody Of Fire mentre il numero di gigs all’estero è sempre in incremento…cosa puoi raccontarci delle vostre esperienze ‘fuori Italia’?

Ti dirò la verità… anche alla luce di queste prime date italiane credo che il nostro posto sia sempre più all’estero. Il pubblico italiano non ha alcuna intenzione di supportare i gruppi del proprio paese, e mi sono stufato di sentire le solite quattro malelingue sputare su quella che è la piccola scena nostrana. E’ la solita guerra dei poveri, dove i membri delle altre band magari non vengono a vederti per non far numero ai tuoi show, quando invece potrebbero dare uno sguardo a come si muovono dei gruppi simili ai loro. A questo punto credo che il nostro obiettivo sarà quello di suonare in Italia sempre il meno possibile, e di andare all’estero, dove, come nel caso del tour con i Rhaposdy per esempio, veniamo accolti in maniera incredibile dai fan, che ci attendono fuori dalle venue per consegnarci i propri regali o per fare una foto insieme, e ci supportano con tutta la loro passione.   

Voi siete sotto AFM sin dal primo disco. E’ difficile, se non raro, trovare una band che dopo tanti anni sia ancora sotto la stessa casa discografica. Che rapporto avete con l’etichetta tedesca?

Un rapporto strano lo definirei. Nel senso che da sempre noi abbiamo proseguito la nostra strada con le nostre decisioni, e loro pubblicano i nostri dischi a accettano le nostre richieste. Direi che miglior rapporto non può esserci ah ah ah ! Evidentemente finché vendiamo un numero discreto di dischi loro sono ben contenti di averci nel proprio roster, e a noi va benissimo così.

Ultima domanda: tu e Damnagoras siete gli unici superstiti della formazione originale. Vi aspettavate che gli Elvenking avrebbero avuto un tale riscontro e, cosa non meno importante, di perdere ‘elementi’ per strada?

Quando abbiamo cominciato quest’avventura molti anni fa abbiamo posto tutta la nostra passione di fronte a tutto per raggiungere degli obbiettivi. Non abbiamo mai formato questa band solo con l’idea di divertirci o cose simili, ma con dei traguardi da raggiungere. E lo abbiamo fatto. Se guardo indietro a dove siamo partiti rimango io stesso sbalordito: quattro ragazzini senza alcun tipo di esperienza o contatto, in un periodo in cui una scena praticamente non esisteva nemmeno nel nostro paese, e guardare oggi dove siamo…beh è una piccola soddisfazione. D’altra parte credo che quando una band come la nostra cresca così sia inevitabile che qualcuno rimanga indietro e non possa dare il 100% dell’impegno. D’altronde è sempre stato altrettanto chiaro che in questa band o si da tutto oppure è meglio lasciare, per il bene di tutti. La cosa importante è la consapevolezza di quanto ogni membro di questa band sia stato importante per raggiungere il livello a cui siamo oggi giorno ed è per lo stesso motivo che tutti gli ex membri degli Elvenking sono sempre considerati parte della nostra famiglia.

Grazie del tuo tempo, Aydan. Se vuoi aggiungere altro, lo spazio è tutto tuo!

Grazie mille a voi per l’opportunità di spendere queste due parole. Non ho molto da aggiungere sinceramente. Credo che chi voglia supportare la scena italiana, che è già quasi morta di per se, potrebbe dare un ascolto al nostro nuovo album “Era” ma so che molti non lo faranno per partito preso. Grazie comunque a tutti gli altri! Sono coloro che ci permettono di essere qui oggi.

Grazie a te Aydan! Heavyworlds.com sarà sempre e comunque dalla parte del metal italiano!!!