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Edguy + Unisonic + Starchild @ Live Music Club (MI)


Certe alchimie nascono, si consolidano e ne scaturiscono altrettante, creando una sorta di ‘legame’
difficilmente distruttibile. Se Kiske e Hansen non avessero concepito i capolavori dei due “Keeper” degli Helloween difficilmente avrebbero visto la luce gli Edguy e l’estro di Tobias Sammet; se Tobias Sammet non avesse insistito per avere Kiske nei suoi Avantasia, difficilmente avremo visto un ritorno sulla metal scene di quest’ultimo con i progetti degli ultimi anni (Unisonic, Place Vendome e Kiske /Somerville). Ecco perché l’evento di stasera ha un sapore storico/sentimentale, da qualsiasi parte lo si guardi, e come tale va vissuto…


STARCHILD

Il Live Club è già pieno per un buon 50% quando sul palco salgono gli Starchild. Capitanati da Sandro Giampietro, il quartetto propone un power metal canonico incentrato sulla particolare voce di quest’ultimo, graffiante e interpretativa senza mai sfociare in acuti prolissi. Micheal Ehre e Jens Becker sorreggono la sola chitarra di Dennis Hormes, che si prodiga tra ritmiche compatte e soli ultraveloci. La scaletta si permea esclusivamente sull’omonimo debut uscito pochi mesi fa; la resa è impattante, anche se i suoni penalizzano la band (in particolare le parti di chitarra solista di Sandro Giampietro, completamente inudibili). “Runner” e “It’s My Race” spaccano le gambe, mentre per trovare idee più personali bisogna attraversare capitoli come “Still My Planet” e “Reaching The Land”, forti di strutture maggiormente articolate. A salutare lo stage meneghino ci pensa il cavallo di battaglia “Starchild”, canzone possente e arricchita da un coro facilmente assimilabile. Applausi e pubblico dalla loro parte, appagato da tanta genuinità.

UNISONIC

Veloce cambio palco mentre il locale si riempie nella sua quasi totalità; l’attesa è palpabile, dato che ci troviamo alla prima discesa italiana degli Unisonic in tour (eccezion fatta per la comparsata al Gods Of Metal 2012), e la maggior parte dei presenti ha ancora nelle orecchie la strepitosa interpretazione di mr. Kiske lo scorso anno con gli Avantasia. “Venite 2.0” permette alla band e al claudicante vocalist (si è rotto il crociato sinistro durante una data in Germania) di raggiungere il palco e di sferrare il primo attacco formato dal singolone “For The Kingdom” e dalla più epica “Exceptional”…basterebbe questo per mandare a casa tutti, sostenitori e detrattori. La band è compattissima grazie all’affiatatissima sezione ritmica Ward/Zafiriou e a un Mandy Meyer che si ‘carica’ delle ritmiche più complesse e dei soli più veloci. Kai Hansen si
limita a fare il suo, sorridente e gioioso di essere su questo palco per la seconda volta in un anno, mentre il vero acume è dato dalla voce sempreverde di mr. Kiske, capace di raggiungere i tetti più alti anche dopo tanti anni. E tra un aneddoto sul suo incidente e qualche gag giocosa, la scaletta attraversa sia il nuovo disco (“Your Time Has Come”, “When The Deed Is Done” e “Throne Of The Dawn”) che il debut (“Star Rider e “King For A Day”), arrivando al culmine dello show con l’inno helloweeniano “I Want Out” (sempre emozionante sentirla cantata da Kiske) e terminando con la agilissima “Unisonic”. Nonostante la statiticità del vocalist tedesco (‘condannato’ ad uno sgabello) lo show degli Unisonic sarà ricordato per la grande emotività trasmessa al pubblico, che riconosce all’intera band una vera e propria ovazione.

EDGUY

E’ vero, molta gente è qui per ammirare l’ex singer degli Helloween, ma nell’attesa per il main event la curiosità verso la band del ‘folletto di Fulda’ diventa quasi incontenibile. Ci vuole mezz’oretta per sistemare lo stage, ma quando le luci si spengono il pubblico riesce a sovrastare l’intro dando una caldissimo benvenuto ai cinque crucchi. “Love Tyger”, singolone dell’ultima fatica discografica, apre il concerto. I suoni si sistemano in poco tempo (anche se non saranno mai al livello degli Unisonic) e già sulla seconda “Out Of Vogue” (da “Rocket Ride”) le cose vanno meglio. L’istrionico Toby prende subito in mano le redini dello show e già dalla successiva “Ministry Of Saints” (da “Tinnitus Sanctus”) inizia a inserire speech e lunghi duetti con l’audience che, nemmeno a dirlo, è totalmente in suo potere. La band è come sempre compatta, con Sauer e Ludwig sempre affilati e dolci, Exxel sorridente e pulsante e Bohnke potente e pesante
(anche se qualche stecchettina stasera c’è stata); “Superheroes” fa esplodere il Live Club e poco prima di “Defenders Of The Crown” (una delle due titletrack dell’ultimo platter) il singer annuncia che il concerto sarà registrato e che, probabilmente, finirà sul prossimo live album. Arriva “Vain Glory Opera” a dare il colpo finale alle gole dei presenti (ma non a quella di Sammet, che sa riarrangiare bene le parti per evitare eccessivi sforzi) ma grazie al drum solo (noioso peraltro, “Marcia Imperiale” a parte) si riesce a riprendere fiato. “Space Police” riapre le danze al completo ma è con la successiva (e pluriannunciata) “Babylon” che lo show si impenna ulteriormente. Spassoso il siparietto per l’inaspettata “Rock Me Amadeus” (Sammet è da anni che combatte per l’apertura mentale nel metal), mentre da applausi è l’esecuzione di “Land Of The Miracle”, dove finalmente la band è riuscita a portare in auge il finale polifonico a tre differenti voci; la chiusura porta il nome di “Tears Of A Mandrake”, altro caposaldo della discografia della band al termine della quale il quintetto esce di scena. Pochi minuti per permettere all’immenso ‘poliziotto spaziale’ di venir gonfiato a lato palco ed ecco che la band riappare e propina le due hit rimanenti “Lavatory Love Machine” e “King Of Fools”, salutando e congedandosi definitivamente.

Tirando le somme, l’evento non ha smentito le aspettative: un’ ottima band in apertura, un pezzo di storia come special guest e una band ormai consolidatissima e divertente in pompa magna. Oltre al fattore emotivo, il lato piacevole è riscontrabile nel vedere come certe ‘star’ si prendano poco sul serio e si comportino goliardicamente sullo stage, regalando al pubblico una serenità consapevole. Infine, vedere un locale di riferimento come il Live Club di Trezzo quasi gremìto non può far altro che dare speranza alla scena metal italiana.

EDGUY setlist:

01. Love Tyger
02. Out Of Vogue
03. Ministry Of Saints
04. Superheroes
05. Defenders Of The Crown
06. Vain Glory Opera
07. Drum Solo (Imperial March (Darth Vader Theme))
08. Space Police
09. Babylon
10. Rock Me Amadeus (Falco cover)
11. Land Of The Miracle
12. Tears Of A Mandrake
13. Lavatory Love Machine (encore)
14. King of Fools (encore)

UNISONIC setlist:

01. Venite 2.0/For The Kingdom
02. Exceptional
03. Star Rider
04. Your Time Has Come
05. When The Deed Is Done
06. King For A Day
07. Throne Of The Dawn
08. I Want Out
09. Unisonic

STARCHILD setlist:

01. Intro/Runner
02. I’ts My Race
03. Eyes Of History
04. Still My Planet
05. Reaching The Land
06. Starchild