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Live Report SpazioRock.it Festival 2016

C’era una volta il ciclone power metal. Ma prima ancora, c’era un uragano ben più importante, quello della fratellanza tra metallari e rockers, che vivevano per andare ai concerti ed ascoltare i dischi, rigorosamente comprati e tenuti come sacre reliquie. Anche quelli brutti, perchè se un gruppo deludeva, dovevi ricordarti bene il nome della band e il perchè non ti erano piaciuti, in modo da dare comunque un valore ad un acquisto sbagliato. Poi insomma, si poteva sempre rivendere un disco a quel nuovo amico conosciuto ad un concerto, perchè si sa, le relazioni sociali servono anche a risolvere i problemi.

Questa dimensione inizia a svanire piano piano con l’avvento del nuovo millennio, fatto di relazioni, emozioni e sensazioni per lo più digitali. Ma ecco che all’improvviso, inaspettato, quello spirito perduto per strada chissà dove e chissà perchè, fa capolino al Live CLub di Trezzo d’Adda, durante lo SpazioRock Festival.

Non posso fare un report elencandovi solo i gruppi che si sono succeduti sul palco, trascrivendo i pezzi che sono stati eseguiti e sottolineando se le luci e i suoni erano tecnicamente accettabili. No, non posso farlo perchè questa volta non c’è stato solo questo.

Da mesi si parlava di questa data e il battage pubblicitario è stato intenso, condiviso da tutti con un entusiasmo che faceva presagire il successo dell’evento, ma credo che pochi si aspettassero davvero questa intensità. Noi di Heavy Worlds abbiamo visto impegno e passione e ci siamo uniti nel supporto di un’iniziativa la cui bontà ci sembrava andare trasversalmente tra webzines, siti, agenzie e testate giornalistiche. Abbiamo intravisto un lavoro di squadra forte e ci siamo presentati anche noi all’evento così, uniti e pronti a godere di una giornata all’insegna della musica.

E ci siamo ritrovati davanti molto altro: è stato un tuffo nel passato, ma con i mezzi e lo spirito dei nostri giorni. Per prima cosa, naturalmente la musica: quel power metal che sembrava sopito, ha dimostrato di godere di ottima salute, con sette gruppi che hanno incendiato il pubblico fin dalle prime ore del pomeriggio.
Secondo aspetto, tutto il contorno: Meet&Greet, stand con merchandise, presentazione del libro (sempre sul power metal, what else?) curato dal responsabile del magazine Gaetano Loffredo, tante cose da fare e da vedere che hanno creato un movimento continuo di persone dentro e fuori dal locale.
Terzo, la location: il Live Club è un fiore all’occhiello della musica live in Italia ed è bene sottolinearlo, perchè dobbiamo augurarci che un luogo simile abbia vita lunga.

Tutto rose e fiori? No e sarebbe sciocco tacerlo, così come sarebbe stato sciocco non metterlo in conto. Un festival del genere deve fare i conti con problemi tecnici dell’ultimo secondo, con suoni da perfezionare e sistemare continuamente, con ritardi, imprevisti e altre mille variabili impazzite. Così abbiamo visto problemi tecnici arrivare ed essere risolti, abbiamo visto qualche ritardo e qualche set rimaneggiato, ma sapete la sostanza qual è? Che durante questi momenti di corsa alla risoluzione del problema, ho sentito ben poche persone insofferenti ed arrabbiate, la maggior parte del pubblico è uscito dal festival soddisfatto.

Ed è in questa atmosfera che hanno aperto le danze gli Overtures, band friuliana che dimostra sul palco tutto il suo valore, rendendo intensa ed incisiva una setlist per ovvie ragioni molto ridotta. Ottima presenza scenica e padronanza del palco da parte del frontman Michele Guaitoli, accompagnato dalle due vocalist Nicoletta Rosellini (Kalidia) e Alessia Scolletti. Ed è proprio l’emozione di Michele che riesco a cogliere appena finita l’esibizione degli Overtures, quando guardando il pubblico già numerosissimo e con una gran voglia di cantare e divertirsi, dice a bassa voce, quasi temendo di spezzare l’incantesimo: “Ma allora è possibile anche da noi fare una giornata così!”.

E questo è ciò che continua a ronzarmi in testa per tutta la sera. Sorridendo, ne parlo con voi del pubblico, con gli organizzatori, con Marco, Aldo ed Andy della Truck Me Hard, agenzia complice di tutto questo. E tutti confermano la mia sensazione, allora anche in Italia abbiamo finalmente voglia di tornare a rendere grandi i nostri eventi?

Vedo il pubblico degli Elvenking scatenarsi guidato da Damna in gran forma, che fa esplodere pezzi come “Moonbeam Stone Circle” e “Grandier’s Funeral Pyre”. Ma sentiamo soprattutto il coro di “Elvenlegions” e ci facciamo trascinare da chitarre e violino, in un’esibizione veloce ma indelebile.

Sono passati nove anni da “Ancient Spirit Rising”, eppure i Domine salgono sul palco acclamati e per niente dimenticati. “Thunderstorm” risente di qualche inconveniente tecnico, ma la potenza e l’energia della band toscana è tale da macinare nello spazio di cinque pezzi tutto ciò che si trovano davanti: problemi, ma soprattutto ossa e timpani dei loro fan. E finalmente su “Dragonlord (The Grand Master of the Mightiest Beasts)” vedo mettere via cellulari e macchine fotografiche, per un dignitosissimo cerchio di pogo. Una vittoria su tutta la linea.

Il pomeriggio dello SpazioRock Festival si chiude con un’altra scarica di adrenalina, quella degli Iron Savior, che sparano senza pietà i proiettili di “Starlight”, “Gunsmoke”, “Beyond The Horizon” e l’immancabile “The Savior”. E non so a voi, ma a me quel sorrisetto soddisfatto di Piet Sielck durante “Heavy Metal Never Dies”, non è sfuggito.

E come non avvertire l’attesa crescente e l’emozione con cui il pubblico accoglie i Luca Turilli’s Rhapsody? “Nova Genesis (Ad Splendorem Angeli Triumphantis)” arriva dopo il primo significativo ritardo nella successione dei gruppi, ma tutto viene spazzato via dall’irrompere della band sulla scena con “Il Cigno Nero”, che aggiunge un pizzico in più d’orgoglio patriottico all’entusiasmo generale. Luca Turilli è come sempre un concentrato di energia e forza vitale, Alessandro Conti è ormai una garanzia e regala l’ennesima prestazione di incredibile livello. I LT’s Rhapsody sono appena rientrati dal Sudamerica, ma la stanchezza se c’è non si vede e la potenza di “Land Of Immortals” e “Unholy Warcry” polverizza anche quella del pubblico, che si lascia coinvolgere e tributa a questo gruppo vere e proprie ovazioni. Purtroppo la scaletta di dieci pezzi viene ridotta ad otto a causa dei problemi iniziali, ma dopo un momento di delusione, i fans non si risparmiano e sommergono di applausi questi musicisti di valore assoluto, che ci promettono di tornare presto a finire il lavoro.

Attendevo con grande curiosità lo show dei Powerwolf e a giudicare dal livello di decibel raggiunto dai cori del pubblico, non ero la sola ad attendere quintetto tedesco. Eccessivi, teatrali, pacchiani al punto giusto: un vero e proprio spettacolo per le orecchie e per gli occhi. Il divertimento è al primo posto e la dimensione goliardica non deve mai essere persa di vista, altrimenti è impossibile godersi i gustosi siparietti dell’istrionico Attila Dorn e il delirio febbrile che scatenano pezzi come “Army Of The Night”, “Resurrection By Erection” e “Let There Be Night”. Santificano il loro santuario, letteralmente: “Sanctified With Dynamite” scuote tutto il Live Club e sento un unico immenso coro con “We Drink Your Blood”. C’è della sostanza, oltre alla presenza scenica? Dopo sabato sera a Trezzo, vox populi, vox Dei…

E arriva il turno degli headliner della serata, gli Stratovarius, incontrastati Re della giornata. Il gruppo sembra affiatato ed in forma come non si vedeva da tempo, il blocco originario Kotipelto-Johansson regala grandi gioie, specialmente nel pezzo di apertura, “Speed of Light”. Scaletta rivoluzionata rispetto ai festival estivi europei, trasformata in un greatest hits che ha tirato fuori la voce veramente a tutti: “SOS”, l’immancabile “Paradise” e la graditissima sorpresa “Wiil The Sun Rise”. Timo è un frontman eccezionale che ama il pubblico italiano, da sempre, e sembra divertirsi davvero un mondo insieme alla sua spalla Lauri Porra, elemento davvero prezioso per questa formazione. Dopo l’intramontabile “Black Diamond”, seguita dal respiro leggero di “Forever”, lo show si chiude con “Unbreakable” e con la solita, elettrizzante “Hunting High And Low”.

Finita la festa? No, durante il Meet&Greet con gli Stratovarius, c’è tempo anche per emozionarsi davanti alla proposta di matrimonio di Cristiano Battini (ex From the Depth) alla sua dolce Alessandra.

Non potevamo assistere ad una conclusione migliore per una giornata che ha davvero rispolverato il romanticismo di chi, come la sottoscritta, nel pubblico metal italiano crede fortemente. Torniamo a rendere unici questi eventi, torniamo a vivere di musica.