Fa caldo, ma non in modo opprimente, e Milano completamente libera dal traffico possiede un fascino raramente visto…i rovesci che hanno caratterizzato il meteo nei giorni scorsi sono scivolati sulle ali del vento verso altri lidi e il sole del primo pomeriggio permette di farsi una leggera abbronzatura. Ma il clou di questa domenica vive e respira nel Battlefield Festival, che prende i natali in questo 2017 altalenante…i nomi sul cartellone non rappresentano solo una sicurezza per qualità ma anche la possibilità di lasciarsi passare sulla pelle più di tre decadi di musica…power, folk, symphonic, true, progressive: tutti accomunati da quel sostantivo ‘metal’ che riesce ancora a fare la felicità di molte persone. Blind Guardian, Ensiferum, Turisas, Gravedigger e Firewind sono un’occasione da non perdere e avere il coraggio di costruire un bill così diversificato fornisce la prova di quanto l’organizzazione creda in questo evento.
FIREWIND
Per uno sfortunato caso di coincidenze mi godo gli echi dei Firewind mentre percorro la strada verso l’entrata del festival…ad ogni modo ciò che si palesa alle orecchie è coinvolgente e ispirato, soprattutto grazie ad un enorme Henning Basse alla voce. Riconosco le nuove “Ode To Leonidas” e “We Defy” da lontano e il livello appare decisamente alto…passati i controlli e ritirato l’accredito accedo all’Ippodromo giusto per godermi le conclusive “Mercenary Man” e “Falling To Pieces”, brani che impattano sul discreto audience grazie a tiro e meticolosità. Classe.
Setlist:
Ode To Leonidas
We Defy
Head Up High
Hands Of Time
World On Fire
The Fire And the Fury
Mercenary Man
Falling To Pieces
GRAVE DIGGER
Tocca ad un autentico pezzo di storia salire in cattedra…a dir il vero è un po’ strano vedere la band più longeva del bill a metà pomeriggio ma sembra che al quintetto germanico non importi molto perché l’importante è suonare e divertirsi. Il mitico Reaper (Marcus Kniep) compare durante l’intro per aizzare la folla presente mentre lo show parte con le nuove “Healed By Metal” e “Lawbreaker”, brani che alzano la temperatura e permettono ai nostri di scaldarsi. Boltendhal è prodigioso e la sua voce sembra non sentire il passaggio degli anni così come il duo ArnoldBecker compie un lavoro ritmico superbo e prorompente. Arriva “Witch Hunter” a portare lo show nel clou, coaudiuvata da “Killing Time” “Ballad Of A Hangman” e dai siparietti simpatici del singer grigiocrinito…”The Dark Of The Sun” e “Hallelujah” rimangono godibili anche se un Axel Ritt non eccessivamente ispirato fa scendere l’incandescenza dell’oretta a loro disposizione. C’è tempo ancora per qualche vibe e i Gravedigger snocciolano la dura “Excalibur”, l’anthemica e inaspettata “Season Of The Witch” mentre in chiusura si succedono “Highland Farewell” e l’ovvia accoppiata “Rebellion”/”Heavy Metal Breakdown” a salutare con grande pathos. Mestiere e passione.
Setlist:
Healed By Metal
Lawbreaker
Witch Hunter
Killing Time
Ballad Of A Hangman
The Dark Of The Sun
Hallelujah
Excalibur
Season Of The Witch
Highland Farewell
Rebellion
Heavy Metal Breakdown
TURISAS
L’atmosfera diventa palpabile durante il cambio palco perché il prossimo act è uno dei più attesi…nonostante gli innumerevoli contrattempi (strumentazione e vestiti di scena smarriti, violinista in ritardo di venti minuti e bassista sostituito) una volta che la band sale sul palco non ce n’è per nessuno. Tiro, tecnica e grande impatto con l’audience rendono l’ora a disposizione dei Turisas come la più frenetica della giornata. Mathias Nygård tiene le redini dello show con grande maestria, solleticando il pubblico con incredibile fantasia e trascinando i compagni con inarrestabile energia…viene proposto per intero “The Varangian Way”, secondo album della band che spegne dieci candeline proprio quest’anno, ma non tutto il pubblico apprezza la somma resa di songs come “A Portage To The Unknown” o “The Dnieper Rapids”, aspettandosi una “Rasputin” o una “Battle Metal”…nemmeno l’ultimo “2013” viene toccato e bisogna aspettare i bis per poter gustare la gloriosa “Stand Up And Fight”, song titletrack del disco del 2011 che mette il sigillo alla prova dei finlandesi. Un’oretta pulsante e diretta che ha posto in luce sia il carattere determinato dei Turisas sia l’enorme professionalità maturata negli anni. Conferma.
Setlist:
To Holmgard And Beyond
A Portage To The Unknown
Cursed Be Iron
Fields Of Gold
In The Court Of Jarisleif
Five Hundred And One
The Dnieper Rapids
Miklagard Overture
Encore:
Stand Up And Fight
ENSIFERUM
L’atmosfera continua a rimanere in ambiente folk e mentre avviene il cambio palco il pubblico freme di fronte alle transenne…ci vorrà poco più di mezz’oretta prima che Petri Lindroos e soci salgano sul palco per mettere a ferro e fuoco i fans italiani. “From Afar” impatta nelle orecchie con grazia devastante, mettendo subito in mostra quanto sia preciso il quintetto…a differenza dei Turisas la scaletta va a pescare in buona parte della discografia del combo finnico, lasciando gli onori di casa all’ultimo “One Man Army” con ben tre estratti. “Token Of Time” e “Warrior Without A War” mettono sul piatto l’evoluzione del sound della band in più di vent’anni di carriera mentre con “One More Magic Potion” assistiamo all’ascesa dello striscione retrostante lo stage (e al boato di pubblico). La nuova entrata Netta Skog gigioneggia con audience e componenti sempre sorridente mentre la macchina da guerra Janne Parviainen non sbaglia nemmeno un attacco…”Heathen Horde” e “Axe Of Judgement” ci ricordano il valore del nuovo “One Man Army” mentre con il duo “Burning Leaves”/”In My Sword I Trust” assistiamo all’apice del coinvolgimento grazie ai cori ruffiani ma anche alla grande presenza del quintetto. A chiudere ci pensano “Two Of Spades” e la ovvia “Lai Lai Hei”, sottolineando come la posizione degli Ensiferum nel bill sia più che leggitima. Garanzia.
Setlist:
From Afar
Token Of Time
Warrior Without A War
One More Magic Potion
Heathen Horde
Axe Of Judgement
Burning Leaves
In My Sword I Trust
Two Of Spades
Lai Lai Hei
BLIND GUARDIAN
Sopraggiunge la sera mentre viene sistemata l’attrezzatura degli headliner…si abbassa il sole e avanzano, oltre alle zanzare, anche le sfumature che il crepuscolo regala in pianura. Sono le 20:50 quando i Bardi per eccellenza salgono on stage…la scenografia è completamente assente (a quanto detto da Hansi Kusch è andata smarrita) per cui è solo la musica a far da padrona…”The Ninth Wave” irrompe con l’incedere epico/orchestrale che la caratterizza, ponendo l’accento su una coesione musicale del sestetto ormai più che consolidata…”Welcome To Dying” e “Nightfall” ci proiettano indietro nel tempo mostrandoci quanto sia fondamentale Marcus Siepen per il sound della band mentre con “Fly” vediamo salire sugli scudi la precisione di Frederick Ehmke…un’intro di circa un minuto ci proietta nel clou dello show, ovvero alla magica esecuzione del masterpiece “Imaginations From The Other Side” nella sua interezza…oltre al pathos della titletrack riascoltare capitoli come “I’m Alive” o “Mordred’s Song” è sempre un piacere, anche se le lacrime agli occhi salgono con l’enfatica “A Past And Future Secret”, la dolcissima “Bright Eyes” e le evergreen “The Script For My Requiem” e “And The Story Ends”, che pone la fine della parte principale dello show. Ma le sorprese non sono finite e con la magia di “Sacred Worlds” il sestetto torna a farci sognare…”Valhalla” fa cantare anche le transenne e i fili d’erba mentre l’atmosfera diventa più intima con “The Bard’s Song – In The Forest”, forse l’apice emotivo dello show. Si giunge al termine con la ovvia “Mirror Mirror” e, come regalo esclusivo per l’audience italiano, la tanto acclamata “Majesty”, pezzo di storia che non tramonta mai. I Blind Guardian non solo confermano il loro status di band ultraprofessionale ma anche il momento incredibilmente proficuo e attivo…Hansi Kusch ha retto più di due ore di show senza perdere voce ed è sempre una meraviglia vedere Andre Olbrich immergersi nelle proprie melodie con anima e corpo. Immortali.
Setlist:
The Ninth Wave
Welcome To Dying
Nightfall
Fly
Imaginations From The Other Side
I’m Alive
A Past And Future Secret
The Script For My Requiem
Mordred’s Song
Born In A Mourning Hall
Bright Eyes
Another Holy War
And The Story Ends
Encore:
Sacred Worlds
Valhalla
The Bard’s Song – In The Forest
Mirror Mirror
Majesty
In conclusione il Battlefield Festival si è rivelato una cartina tornasole dei festival rock italiani…organizzazione promossa in pieno per tempistiche rispettate, bill e sicurezza, mentre un paio di considerazioni andrebbero fatte in merito ai punti ristoro (solo due per le tremila persone presenti) e alla mancanza di zone d’ombra (magari con qualche tavolo e panche) dove potersi riparare dal sole. Uscendo più di una persona si è lamentata per la mancanza sia del merchandise ufficiale delle band sia dei banchetti di cd o chincaglierie che normalmente sono presenti, ma come step introduttivo a questo nuovo appuntamento annuale si può essere più che soddisfatti. Per l’affluenza le considerazioni non possono essere troppo negative, visto che l’immenso spazio dell’Ippodromo del Galoppo meneghino sarebbe difficile da riempire per chiunque; inoltre, con la data in domenica, fa riflettere la presenza non solo di metallari giovani e meno ma anche di coppiette e famiglie, segno che certi eventi possono divenire alla portata di tutti.