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The Black – Stonedust

Quando si dice un concerto da culto. The Black, la fascinosa entità heavy/doom del musicista/pittore Mario Di Donato, non è esattamente la band che ti capita di vedere suonare dappertutto. Le apparizioni del gruppo sono un evento raro, per cui i suoi seguaci devono stare in campana per non perdere il treno buono quando passa. L’impegno congiunto di Elektroplasma Musik e Black Widow ha reso possibile questa specie di miracolo al Mephisto Rock Cafè di Lu Monferrato, suggestivo locale posto in vecchie cantine riadattate a pub, in un piccolo e grazioso paese del Monferrato. La location è l’ideale dato il carattere esclusivo del concerto, purtroppo o per fortuna per pochi intimi, visto che lo spessore artistico degli abruzzesi è inversamente proporzionale al successo di pubblico. Il vantaggio, in questi casi, è che nessuno è capitato qui per caso e la trepidazione per quanto sta per accadere è palpabile. I presenti, esclusi amici e simpatizzanti della band di supporto, gli Stonedust, sono tutti esperti cultori di sonorità arcane, di quell’heavy/doom d’annata inquieto e pervaso di foschi presagi che nel nostro paese ha radici profonde e vitalità ancora oggi indiscutibile. Andiamo quindi a scoprire quali prelibatezze ci ha saputo offrire la notte monferrina.

STONEDUST

Gli Stonedust di Alessandria si presentano con una line-up tutto sommato inusuale, che affida al batterista/vocalist il compito di offrire qualche sfumatura ad un roccioso repertorio stoner. Il risultato, dopo aver destato inizialmente curiosità, non soddisfa pienamente. I brani sono tecnicamente ineccepibili ma piuttosto scolastici nel loro avvilupparsi intorno ad un unico riff, e quando la voce (di stampo Kyuss) prova ad estrapolare dal magma sonoro un formato canzone, spesso risulta inefficace. Qualche brano piacevole (la progressione di “Stonedust”, la melodia piacevole di “Ufo”), ma nel complesso una band emergente che svolge diligentemente il suo compito senza né sporcare né disturbare.

Stefano Protti

THE BLACK

Si dirada la platea, coloro che sono accorsi per gli Stonedust si accomiatano, restano i duri e puri, i veri devoti del verbo di The Black. E’ passata la mezzanotte e mezza quando il consolidato trio (la formazione è la stessa da quasi vent’anni) mette piede sul piccolo stage, ricavato in un angolo della sala grande del Mephisto. L’ultimo ad arrivare, scendendo dalle scale che portano ai camerini, è proprio Di Donato, totalmente vestito di nero e con un vistoso crocefisso al collo. Imbraccia la chitarra abbozzando un sorriso, si rende conto che non siamo in tanti ma l’interesse è altissimo e tutti pendono dalle sue labbra e dalla sua chitarra. I suoni sono dignitosissimi e non si fa fatica ad apprezzare quanto ci viene proposto. La scaletta, ben visibile già prima del concerto, essendo stata attaccata per tempo ai due lati del palco, è sostanziosa e compie un largo excursus fra i sette album, più il seminale ep “Reliquarium”, prodotti finora. Di Donato è un musicista che trasuda classe innata senza dover ricorrere ad artifizi scenici, parla per lui la forza mistica e sottilmente subdola dei suoi riff, brumosi e dal taglio finissimo, che scavano solchi profondissimi e obliqui, richiamando sensazioni difficili da descrivere. Quella che va in scena è una sorta di liturgia metallica, officiata con solennità estrema da una voce tutto fuorché perfetta, persino debole e pure così emotivamente devastante; la parte del leone è però la chitarra, tessitrice di un panno nero insieme morbido e tagliente, efficacissimo sia nei lenti rintocchi che nelle corpose fughe da grande nwobhm. La quale va citata giusto per dare un termine di confronto, perché The Black è qualcosa di totalmente a sé stante, pozione magica dagli ingredienti distinti fino a un certo punto e comunque dai dosaggi estremamente variabili. La mancanza di schemi e l’unicità dei pezzi, resi alla perfezione in ogni minimo dettaglio (tastiere a parte, non utilizzate dal vivo) rivaleggia col prog più colto, ma l’atmosfera greve è quella del doom quando diventa rigoroso cerimoniale. A livello di interazione con l’audience Mario concede poco, ma non lo fa per disinteresse, è solo che il suo stare sul palco è fatto di sobrietà e dedizione allo strumento; impagabili gli assoli suonati con la chitarra appoggiata sulla coscia sinistra, piede sulla punta e sguardo rivolto in religiosa contemplazione alle corde della chitarra, accarezzata con la destrezza dei grandi maestri. Sono questi probabilmente i momenti di maggior estasi di un concerto dall’atmosfera rarefatta, in cui ci si abbandona volentieri al flusso di note e si stacca col mondo, consapevoli di non poter chiedere qualcosa di simile a un’altra band. Le reazioni del pubblico si dividono tra scapocciamenti convinti e sguardi rapiti, che denotano una partecipazione ben superiore di quella che si ha in media a un concerto: Di Donato e compagni toccano corde profonde, inutile negarlo. I The Black concedono davvero molto stasera, l’esibizione rende giustizia praticamente a tutti i dischi composti, dal primo ep e dal full-lenght d’esordio “Infernus Paradisus Et Purgatorium” a “Gorgoni” del 2010, che ovviamente figura con il maggior numero di canzoni (sei); scoccata l’ultima nota di “Serpentis”, pare proprio di essere usciti da un sogno, tanta è stata la capacità evocativa della musica. Un concerto splendido, impeccabile sotto ogni punto di vista, una gemma incastonata in un 2012 che dal punto di vista live sta offrendo momenti indimenticabili.

Scaletta:

1.De Profundis Tenebrarum (Refugium Peccatorum)

2.Avaritia (Peccatis Nostris)

3.Medusa (Gorgoni)

4.Voraginis (Abbatia Scl. Clementis)

5.VII Orbis – Violentes Contra Deum, Naturam et Artem (Infernus Paradisus Et Purgatorium)

6.Abbatia Scl. Clementis (Abbatia Scl. Clementis)

7.Lux Veritas (Refugium Peccatorum)

8.Perseus (Gorgoni)

Intermezzo strumentale di sola chitarra: “Orationis” (Requiem, demo “Nunc Et Semper”)

9.Euriale (Gorgoni)

10.In Lapidem Muto (Gorgoni)

11.Post Fata Resurgo (Reliquarium)

12.Ira  (Peccatis Nostris)

13.Occumbere Mortem (Gorgoni)

14.IX Orbis – Proditores (Infernus Paradisus Et Purgatorium)

15.Serpentis (Gorgoni)