Credo che chiunque pagherebbe per riuscire ad arrivare a 65 anni ed essere ancora capace di stupire il mondo con la propria arte…ci sono casi, in questi ultimi 6/7 anni, che hanno saputo rileggere e rivalutare il proprio estro e la propria musica, riuscendo a rimanere (o a tornare) credibili e a trovare una schiera di fan anche nelle nuove generazioni, quelle che scoprono adesso ‘chi’ ha saputo evolvere il sound degli anni 70…
I Magnum sono un esempio di immortalità…nonostante qui in Italia non abbiano mai riscosso i dovuti allori, all’estero vengono tutt’ora considerati come uno di quegli act a cavallo tra rock e hard rock che ancora sanno creare dischi stupefacenti. Dalla reunion del 2001 la band ha prolificato una serie di dischi ben accolti
dalla critica, salvo l’ultimo “On The 13th Day” che traspariva un momentaneo blocco di idee. Poco male, a distanza di un anno e mezzo Tony Clarkin e soci ritrovano la via con questo nuovo “Escape From The Shadow Garden”, fornendo una prova incredibile, quasi una seconda giovinezza li avesse abbracciati.
Tecnicamente è un disco in pieno stile Magnum…la produzione è calda e ariosa, dove l’atmosfera tipicamente live del loro sound fuoriesce allegramente. I suoni sono potenti e ben curati, specie l’alchimia tra chitarre e tastiere che da sempre funge da fiore all’occhiello della band. Le performance sono divertenti e mirate esclusivamente alla resa delle song, dove il duo Barrow/James bypassa i tecnicismi in favore di un tiro mozzafiato. La voce del buon Bob non è più quella di una volta, risultando meno calda, ma il guadagno in interpretazione e teatralità rende questo contrappasso soddisfacente…quello che meno ci si aspetta è un indurimento del sound, dove le chitarre di Tony Clarkin suonano un po’ più ‘metal’ rispetto al passato.
L’opener “Live ‘Til You Die” è la tipica opener dei Magnum: strofa serrata, coro semplice ma in grande stile e strutture adatte a sorreggere le parti soliste di mr. Clarkin. “Crying In The Rain”, “The Art Of Compromise” e “Unwritten Sacrifice” sono esempi della nuova verve ‘energica’ nelle parti ritmiche, riuscendo a sorprendere l’ascoltatore per l’accostamento tra incazzatura chitarristica e soavità melodica. “The Valley Of Tears” è un fiore all’occhiello con il suo incedere epico e “Too Many Clowns” fa battere il piede con la sua base r’n’r, mentre “Midnight Angel” e “Falling For The Big Plan” convincono per il coinvolgimento di mr. Catley dietro al microfono.
Ennesimo centro per una band che avrebbe meritato di più nell’arco celeste del rock planetario. “Escape From The Shadow Garden” colpisce nel profondo alla stessa stregua dell’artwork che lo caratterizza. Una conferma, con qualche piccola novità.