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OVERKILL – White Devil Armory

Il mondo del metal ci ha purtroppo abituati a vecchie glorie del passato ormai appannate, leoni che rimangono sulle scene sempre più scalfiti e deteriorati, certamente nel fisico ma soprattutto nella qualità della musica che continuano a proporre. Bene, dimenticatevi di tutto questo quando davanti a voi ci sono gli Overkill.
Sulle scene da 30 anni (esatti, infatti nel 1984, il gruppo rilasciò il demo Power in Black, che spianò la strada a “Feel the Fire“, primo, indimenticabile capolavoro della band) dopo innumerevoli cambi di line­up e gravissimi problemi di salute del frontman Bobby “Blitz” Ellsworth, ci presentano il loro diciassettesimo album in studio e niente sembra intaccare lo splendore di questo gruppo, che continua a fare scuola con indicibile violenza.
Lo stesso Blitz descrive “The Electric Age” (2012) come una rinascita e “White Devil Armory” come la giovinezza, rude ed impetuosa, che segue naturalmente nel ciclo della vita: “White Devil Armory” è esattamente questo, la formula vincente che gli Overkill non hanno mai cambiato negli anni, rinvigorita ed adattata alle regole dettate dalla modernità. Se questo gruppo non vi ha mai convinti, non vi stupirà né piacerà di più con questo album, non ci sono grandi sorprese, non ci sono cambiamenti o stravolgimenti, ma non si tratta nemmeno di ripetitività o banalità, semplicemente, la band ha saputo portare avanti per tre decenni uno stile unico e immediatamente riconoscibile, muovendosi su un livello qualitativo altissimo. Il nuovo “White Devil Armory” continua su questa linea, gli Overkill salgono in cattedra e si tengono stretto il loro titolo di pionieri del thrash metal con un album duro e puro, senza compromessi, che ha il solo e unico scopo di triturarvi le ossa dall’inizio alla fine. La recensione traccia per traccia sarà utile per chi vuole scoprire qualche dettaglio in più, ma è un lavoro di cui si potrebbe parlare anche solo nella sua interezza: è un blocco massiccio, compatto e devastante, che si prepara ad un impatto durissimo anche in sede live.

Si parte con “Armorist“, che da buona opening­track è un pugno nello stomaco. Questo pezzo è stato presentato con un nuovo video, senza tanti fronzoli, solo gli Overkill e la loro musica; doveroso dire subito che Blitz deve aver trovato il modo di fare un vero e proprio patto col diavolo, nonostante i tanti e gravi problemi di salute, compreso un ictus mentre cantava Necroshine in Germania nel 2002, la sua voce nicotinica è sempre perfetta. L’impressione è subito positiva, l’energia e la cattiveria appaiono immutate e il pezzo ci macina al punto giusto.

Down To The Bone” è il vero esempio del trademark Overkill, anche se con un’aria più moderna e, inutile dirlo, ancora più cattiva. Trascinante, inquietante, striscia fin dentro le ossa per concludersi con la risata da brividi di Bobby, come un sacchetto di cocci di vetro che rotola giù per le scale di una catacomba. Inizia “PIG” e penserete immediatamente a preparare l’headbang per i prossimi concerti: il ritmo è forsennato, con una potenza che lascia senza fiato. “Bitter Pill” è cupa e mortifera, esala i tipici vapori veleniferi degli Overkill, forse il pezzo più pesante dell’intero album, una chicca che rispolvererà l’amore anche dei fans più vecchi ed esigenti. Siamo a metà del lavoro e quando inizia “Where There’s Smoke“, mi viene in mente una sola cosa da poter scrivere in questa recensione: prendete questa canzone e usatela come esempio su come fare bene il thrash metal nel 2014.

Freedom Rings” è esplosiva sia nel ritmo che nelle lyrics, con un testo che fa riflettere sulla situazione politica e sociale del mondo così come lo vediamo tutti i giorni; per alcuni versi, nel refrain specialmente, richiama “Necroshine“, title­track dell’omonimo album. Continua qui il grande lavoro di Ron Lipnicki, che dal 2005 si occupa del costante martellamento dietro le pelli, sostituendo dignitosamente il monumentale Tim Mallare. Si continua con la benzina di “Another Day To Die“, trascinata da un ispirato Dave Linsk; ciò che stupisce è davvero la compattezza e il colpo diretto di questi brani, “King Of The Rat Bastards” credo sia l’unico episodio non esattamente memorabile del disco, ma continua ad essere un mistero come Blitz riesca a mantenersi a questi livelli.

Con “It’s All Yours” torniamo subito al massimo, investiti dalla potenza di un pezzo che rallenta e riparte sincopato, velocissimo, ci trascina fino alla conclusiva “In The Name“, doppietta finale che conferma l’entusiasmo della sottoscritta per l’intero album appena ascoltato e sono sicura, vi farà venir voglia di rischiacciare il tasto “Play” e ricominciare l’ascolto. Il voto è 9, ma solo perchè vorrei lasciare una speranza alle altre bands thrash, di poter fare meglio degli Overkill.

  • 9/10

  • OVERKILL - White Devil Armory

  • Tracklist
    01. "XDM"
    02. "Armorist"
    03. "Down To The Bone"
    04. "PIG"
    05. "Bitter Pill"
    06. "Where There's Smoke"
    07. "Freedom Rings"
    08. "Another Day To Die"
    09. "King Of The Rat Bastards"
    10. "It's All Yours"
    11. "In The Name"
    Bonus tracks
    12. "The Fight Song"
    13. "Miss Misery" (Nazareth cover)(feat Mark Tornillo)

  • Lineup
    Bobby "Blitz" Ellsworth – lead vocals
    Dave Linsk – lead guitar, backing vocals
    Derek "The Skull" Tailer – rhythm guitar, backing vocals
    D.D. Verni – bass, backing vocals
    Ron Lipnicki – drums