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DEATHSTARS – The Perfect Cult

The Perfect Cult” è il quarto album in studio dei Deathstars e per quanto mi riguarda continua la tradizione di una singolare alternanza nella discografia della band: un album senza infamia e senza lode seguito da un album notevole. L’esordio con “Synthetic Generation” era interessante ma non imperdibile, mentre il secondo album “Termination Bliss” era un piccolo gioiello per produzione ed esecuzione di una serie praticamente perfetta di top­hits; nel 2009, con “Night Electric Night” molti pensarono che la meteora Deathstars fosse giunta alla fine della sua corsa e dopo cinque anni la formazione svedese ci stupisce con un album bello, ben costruito e decisamente ispirato.
Lo stile e la qualità del songwriting non sembrano soffrire della defezione del chitarrista Eric “Cat Casino” Bäckman, che lascia il gruppo come four­piece, fatto che conferma come il cuore pulsante del gruppo sia la premiata ditta Bergh­Nödtveidt, ancora più affiatati e rodati vista la grande omogeneità di questo lavoro.

L’album parte subito in grande stile con “Explode”, un pezzo che rappresenta molto bene il gran rispolvero dello stile Deathstars, direttamente dai loro episodi migliori influenzati dalla dottrina Rammstein e Nine Inch Nails. “Fire Galore” è davvero convincente, con la sua linea di tastiere molto anni ’80 piacerà molto ai fans dei The Sisters of Mercy, un pezzo vivace, catchy, ma con quel fondo di marciume che contraddistingue questa band.
Molto più dark vecchio stile è l’indiscusssa hit dell’album, “Al The Devil’s Toys”, dove esplode senza freni la sensualità oscura di Whiplasher, frontman spudorato che sa come confezionare un singolo di sicuro successo; con un riff potente, bell’assaggio di alternative metal, ben condito dalle tastiere, questo pezzo va di diritto sul podio delle songs migliori del gruppo.
Ghost Reviver” non brilla per originalità ma tiene comunque alto il livello dell’album, pur apparendo eccessivamente vicina all’ondata “love metal” finlandese, mentre molto più interessante si rivela la title track “The Perfect Cult”, dal ritmo incalzante ed accattivante, a mio parere l’episodio migliore dell’intero album, che con soli dieci pezzi trova un suo perfetto equilibrio e regala l’impressione di non contenere fillers.
“Asphalt Wings” si discosta dalla dimensione generale dell’album con un andamento più pesante ed oscuro, le radici del gruppo vicine ai Dissection si fanno sentire e l’atmosfera si fa più cupa, più importante, con grande eleganza. La melodia ossessiva di “Bodies” ci catapulta in un film horror italiano degli anni ”70, decisamente azzeccata anche se meno energica rispetto al resto dei pezzi, rimane uno degli episodi più originali di questo “The Perfect Cult”.
Anche “Temple of the Insects” ricalca il vecchio corso electro­dark, molto ben riuscita e trascinante, non avrebbe di certo sfigurato in un album del Manson degli anni d’oro; “Track, Crush & Prevail”, arriva con un’inaspettata raffinatezza e sottolinea la crescita anche tecnica del gruppo, qui si sente infatti il risultato di un full­length registrato in più studios, prodotto dal chitarrista/tastierista Nightmare assieme a Roberto Laghi (Entombed, In Flames), mixato da Stefan Glaumann (Rammstein, Within Temptation) e quindi masterizzato da Svante Forsbäck (Volbeat, Rammstein).
Ultimo pezzo di questo bel lavoro è “Noise Cuts”, mid­tempo con Whiplasher protagonista assoluto di un abisso nero senza via d’uscita. Consigliato anche a chi non ha mai amato particolarmente questo gruppo, le nuove idee e un’oscurità più pesante e marcata potrebbero catturare anche i più scettici.

  • 7,5/10

  • DEATHSTARS - The Perfect Cult

  • Tracklist
    01. Explode
    02. Fire Galore
    03. All The Devil's Toys
    04. Ghost Reviver
    05. The Perfect Cult
    06. Asphalt Wings
    07. Bodies
    08. Temple Of The Insects
    09. Track, Crush & Prevail
    10. Noise Cuts

  • Lineup
    Andreas "Whiplasher Bernadotte" Bergh ­ voce
    Emil "Nightmare Industries" Nödtveidt ­ chitarra e tastiere
    Oscar "Vice" Leander ­ batteria
    Jonas "Skinny" Kangur ­ basso e voce secondaria