I The Sabbathian scrivono la prima pagina della loro storia con questo breve EP composto da solo 3 tracce, ma comunque in grado di delineare, da subito, quello che sarà lo stile della band ( e diciamocelo, già dal nome scelto dal trio norvegese/americano si puo’ ben intendere chi saranno i loro ispiratori.
Infatti, le ritmiche lente, cadenzate e morbose, arricchite da clima e tematiche mistico-esoteriche che si amalgamo perfettamente a un atmosfera cupa, sono fortemente ispirate dai Black Sabbath, dei quali è forte l’influenza in ogni singola traccia, anche là dove il ritmo prende piede.
Il gruppo si ispira anche ai primi lavori dei Candlemass.
Il Doom metal dei The Sabbathian ha come punto di forza la voce dell’alto soprano Anette Uvaas Gulbrandsen, in grado di ipnotizzare ma anche di trasportare l’ascoltatore in un luogo dove arti oscure e pesantezza esistenziale convivono e confliggono allo stesso tempo fra di loro.
Il risultato è di livello, buona anche l’esecuzione degli assoli di chitarra, di ispirazione heavy metal, che accompagnano ogni canzone verso il finale.
Le tre canzoni non presentano rilevanti diversità fra di loro, ruotano attorno alla medesima struttura compositiva, al medesimo concept di base per tutta la durata dell’EP e sono molto simili fra di loro.
In conclusione, questo EP è un buon inizio,la produzione è impeccabile e le 3 canzoni, nonostante le tante similitudini si fanno apprezzare molto e sono in grado di rapire nelle proprie trame i pochi abietti del genere.
C’è un po’ di “timore” per il futuro; ottimi nella capacità compositiva e a gestire un genere non facilmente assimilabile come il Doom, riusciranno i The Sabbathian a mantenere acceso l’interesse degli ascoltatori quando produrranno un intero album, che quindi implicherà un maggior numero di tracce?
