Che succederebbe se Monster Magnet, Status Quo e Hawkwind decidessero di suonare insieme, in un unico gruppo? Probabilmente da questa follia salterebbero fuori gli Spectral Haze con il loro lisergico debut album “I.E.V.: Transmutated Nebula Remains“.
Di questa band sappiamo solo che provengono dalla Norvegia e che i membri del gruppo si celano dietro fantasiosi nomi e ancor più fantasiose mansioni. Troppo strambi? No, mi ricordano per attitudine i G-War e mi divertono allo stesso modo, pur facendo un genere molto diverso.
Psichedelia anni ’70, dimensione fumettistica ed assolutamente fantastica, massicce dosi di doom quando meno le si aspettano, il tutto sempre su un letto di stoner metal. Sei pezzi che formano un unico circolo da capogiro, a volte claustrofobico, che sdrammatizza ma subito dopo colpisce duro: non fatevi ingannare dalla forma, la materia c’è ed è consistente.
Liberamente ispirati ai già citati Hawkwind, mettono in scena un circo colorato ed inquietante come tutti i circhi, interessante e divertente.
L’atmosfera di mistero che circonda i componenti del gruppo ben si addice al tono generale di questo “I.E.V.: Transmutated Nebula Remains“, che riesce a miscelare sapientemente più generi e diverse componenti, come l’ossessività di “Mercurian Mantra” e la pesantezza di “Descent Through The Intravoidal“.
Album ricco di spunti, originale, labirintico, da ascoltare lasciandosi assolutamente andare: se gli Spectral Haze non saranno una scintillante e colorata meteora, in futuro ci riserveranno delle belle sorprese.
