Quando si tratta di intraprendere una carriera artistica credo sia necessario considerare due aspetti importanti: a quale livello si vuole arrivare e le capacità di cui si dispone. I sogni non sempre sono coerenti con le qualità creative che si possiede, per cui credo sia indispensabile un bel massimo comune divisore tra le parti che ci possa salvare da noi stessi.
L’evoluzione degli A Swarm Of The Sun è un esempio pratico di quanto espresso sopra: a cinque anni di distanza da “Zenith”, disco dalla forte componente drone-doom, il due arriva con questo nuovo “The Rifts” optando per soluzioni più sperimentali e atmosferiche, unendo lo slow-groove di base con le verve ambient e post metal…il risultato è un volo pindarico nella decadenza più oscura, dove la via di uscita sembra essere occultata per sempre. Il coraggio del duo Nilsson/Berglund è dimostrato maggiormente nella scarsità di parti cantate e nella maestosa ripetizione delle strutture, infarcite da arrangiamenti e abbellimenti studiati nei dettagli.
La parte tecnica palesa la volontà di atmosfere cupe e inquietanti: la produzione e il mixaggio sono indovinati nei minimi dettagli, portando il livello di “The Rifts” a un piano superiore. I suoni sono delicati e freddi, dotati di una componente malinconica (specie le effettatissime chitarre) che rabbuia anche il più solare degli ascoltatori. Le performance sono mirate alla resa del malessere generale mentre il mastering riesce a pompare in primo piano anche le note di pianoforte meno evidenti.
“The Rifts” è un disco che non si lascia analizzare con la consueta formula…idee convincenti si possono trovare sia nelle songs vere e proprie, come “Infants” e “Incarceration”, che negli intermezzi strumentali (“The Nurse” e “Years”)…l’apice sperimentale è riscontrabile in “The Warden”, nella titletrack e nella conclusiva “All The Love And Glory”, dove gli A Swarm Of The Sun mettono maggior passione e impatto per destabilizzare chi ascolta.
Nove tracce per pochi, un disco ‘strano’ nel senso proprio della parola…è impossibile negare come genialità e semplicità viaggino a braccetto come una novella coppia di sposi, ma se è vero che l’arte ha infiniti modi di esprimersi, beh Erik Nilsson e Jakob Berglund ne hanno scoperto uno davvero avvincente. Sorpresa.
