Uno degli aspetti più strani (ma intriganti) della musica è ciò che io chiamo ‘fattore ignoto’… imbattersi in realtà che in certi paesi sono delle vere star mentre in altri dei perfetti sconosciuti è semplicemente fantastico, così come accorgersi che band internazionalmente blasonate e appartenenti a una certa scena siano considerate a livello dilettantistico da fans di generi differenti. E’ il bello della varietà e del trionfo dei gusti…
Ad esempio, qui in Italia in pochi sono a conoscenza degli A Life Divided…alfieri della scena electro-rock tedesca, in madrepatria e nelle nazioni limitrofe sono considerati grandemente. “Human” è il quinto album in dodici anni di carriera, caratterizzato da un sound che si scavalla sempre maggiormente dal metal per plasmarsi nel rock moderno, infarcito di una varietà sonora elettronico/industriale che rende le composizioni più particolareggiate. La band di JP riesce in questo caso ad essere più commerciale che mai, senza perdere quell’alone di mistero e suadenza che da sempre la particolareggia.
La produzione è crucca oltremodo, seguita marzialmente in ogni minimo aspetto e in ogni singolo solco. I suoni sono freddi e sintetici, pronti a trasportare l’ascoltatore verso una dimensione tecnologica e piatta, mentre le performance raggiungono l’apice professionale del quintetto, riuscendo a far rendere ogni struttura con millimetrico tiro. Il mixing infonde il piacere di essere in contatto con la grande varietà di arrangiamenti che “Human” dispone e il mastering dona al platter una carica blindante.
Se avete già pregustato i singoloni “Inside Me” e “My Apology”, sinceramente i punti meno convincenti di questo platter, sappiate che il meglio lo potrete assaporare con l’immediatezza di “Burst”, con “Right Where I Belong” e con la ossessiva “Live Forever”. Strutture ampie e respiranti come “Drive” e “Lay Me Down” si pongono in contrasto alle più dirette “The Most Beautiful Black” e “Could You”, mettendo in mostra le sfaccettature meno evidenti del sound della band.
Gli A Life Divided potranno non essere una band rivoluzionaria o un act dalle grandi progressioni, ma sicuramente fanno ciò che a loro piace e che meglio gli riesce. Un disco che suona come una conferma ulteriore del proprio percorso. Gustabili.