I norvegesi Spitfire si presentano al banco di prova del terzo album con questo “Fuel To Burn“, lavoro con molta sostanza, che tende però a peccare nella forma. Il gruppo torna in studio dopo aver perso in tragiche circostanze il loro bassista Bjørn “Bønna” Nesse, nel 2011, ma la nuova line-up sembra essersi amalgamata efficacemente.
Il pezzo di apertura “Fuel To Burn” lascia perplessi, specialmente dopo aver concluso l’ascolto di un album che ha molti buoni spunti e tante idee da sviluppare: la title-track risulta essere piuttosto banale, con passaggi un po’ troppo scontati per un gruppo che ha già accumulato tanta esperienza.
“Damned If You Do” cambia immediatamente atmosfera, prima di tutto scuote via la polvere della scontatezza con un tono più aggressivo e cupo, che lascia intravedere uno spiraglio di luce. La velocissima “Dogfight” conferma l’impressione, con un ottimo lavoro del cantante Biff, che dimostra una buona versatilità. Anche “Nightmare” ha un bel tiro e un ritornello efficace; con un attacco che proviene direttamente dalla scuola dei Kiss, ecco “Far Away“, che si apre però subito in un corposo chorus più heavy, che sicuramente impreziosisce e dona carattere al pezzo.
L’originale “Gimme Some” alza ancora il tiro di qualche grado, sfoggiando finalmente anche la buona tecnica dei musicisti, in particolare del chitarrista BøB, incisivo ed ispirato.
Grande sensualità per “I“, canzone davvero interessante, con un ritmo ed una personalità che portano inevitabilmente a chiedersi se questo album non sia penalizzato dalla posizione dei pezzi, perchè una scelta più oculata avrebbe senz’altro distribuito l’attenzione dell’ascoltatore in maniera diversa e più vantaggiosa per il gruppo. Ad immediata conferma, il pezzo conclusivo “Down“, che spazia notevolmente tra vari generi ed è un invitante incentivo ad approfondire l’ascolto dell’album.
Sicuramente gli Spitfire hanno molti argomenti da proporre, “Fuel to Burn” è un album con alti e bassi, ma può piacere ad un bacino di utenti molto ampio per il suo carattere moderno, per una base rocciosa che spesso emerge prepotentemente e che fa ben sperare per futuri, interessanti sviluppi.
