La mia piccola esperienza in campo musicale mi suggerisce, molte volte, di diffidare dei side-project; quello che può essere una diversa forma d’espressione virante dalle main band spesso nasconde una grande insoddisfazione artistica che necessita di essere appagata…il prezzo sono gli eurozzi chei fans, come il sottoscritto, impegnano per seguire le orme dei propri beniamini.
Ma Raffaele Indri e Camillo Colleluori non sono affatto repressi in termini artistici, visto il potenziale scaturito dalle rispettive band primarie. Frankenstein Rooster rappresenta il loro modo di divertirsi e di dare colore alla propria verve artistica, compiendo salti stilistici a 360° in perfetta armonia; “The Nerdvrotic Sounds’ Escape” arriva ben sette anni dopo il debut e proietta l’ascoltatore in qualcosa che, ad ogni ascolto, saprà catturare maggiormente attenzione e pathos. La scelta di vertire su materiale interamente strumentale permette di concentrarsi sulle elaborate strutture e sul gusto intelligente nell’elaborazione degli incastri ritmici.
In termini tecnici, “The Nerdvrotic Sounds’ Escape” si concede ogni tipologia di beneficio: produzione certosina e colta, suoni moderni e frizzanti, performance professionali come da previsione e una capacità d’arrangiamento accattivante e, a tratti, bizzarra. Il mixing e il mastering mettono a ferro e fuoco l’orecchio dell’ascoltatore, proiettandolo in una dimensione caleidoscopica senza fornirgli una bussola stilistica precisa.
Non mi permetto di fare il song by song di un disco di questo calibro, vista la mole di musica contenuta. Ce n’è per tutti e per ogni momento, senza mai terminare in prolissità o ripetizione. Project del genere dovrebbero veder luce con maggior frequenza, trionfanti di umiltà e devozione. Bravi, accidenti!
