Formatisi da poco più di un anno a Mannheim, i Beyond The Black impongono già prepotentemente la loro presenza nell’ambito del Metal, rappresentando il più chiaro emblema di rivoluzione del Symphonic.
Con l’album di debutto, dal titolo “Songs Of Love And Death“, i sei ragazzi dimostrano sin da subito la magistrale capacità di combinare i migliori elementi tratti da un genere che è, ormai, nel piccolo dei suoi confini, saturo: a partire da “Pearl In A World Of Dirt“, il contrasto fra le due voci, di Jennifer Haben e Christopher Hummels, non può che richiamare il duetto Hietala-Olzon (Nightwish ndr) di “The Islander”, tradendo l’essenza di ballad acustica, dalle influenze celtiche, soltanto con l’entrata dell’assolo elettrico di chitarra.
Orchestrazioni leggere e melodiche e linee vocali catchy, rimandano in “Drowning In Darkness” e “Fall Into The Flames” all’impostazione semi-alternative dei Within Temptation, mentre il coro iniziale di “Numb” non può che ricordare l’aspetto classicheggiante degli Epica.
Sebbene le influenze dei Beyond The Black appaiano dispiegate in maniera palese, il risultato di “Songs Of Love And Death” è tutt’altro che quello di un ipotetico “già sentito”: non mancano le ritmiche serrate, e l’impostazione chitarristica tipicamente Symphonic, notevoli già dalla prima traccia “In The Shadow”, esattamente come qualche accenno goticheggiante nella simil ballad “Unbroken” e in “Love Me Forever” (Motorhead cover ndr), ma la vera novità è la totale assenza di cantato lirico, che oggigiorno sembra essere l’elemento imprescindibile di tale genere, e che diventa la nota di merito a questa produzione.
Rivoluzione dello stile o semplice evoluzione? Qualsiasi sia la strada intrapresa dalla band tedesca, è sicuramente quella giusta: “Songs Of Love And Death” è un album, piacevole all’orecchio di un qualsiasi ascoltatore, sufficientemente rappresentativo del passato del Metal sinfonico, ma sicuramente molto più del futuro di un genere che, forse, può dare ancora molto al mondo musicale.