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BE’LAKOR – Vessels

Il Melodic Death Metal viene facilmente associato alla Scandinavia, alle atmosfere gelide e malinconiche, e talora si ascolti qualcosa del genere, per associazione si pensa che la band abbia qualche legame con quelle terre nordiche. La cosa bella è che ci si può dimenticare di quanto in questo settore la musica di qualità sia ubiqua: grazie al talento, l’ispirazione arriva anche se si vive a Melbourne, in Australia. Sto parlando dei Be’lakor, una band che ormai da qualche tempo produce musica di qualità al pari dei colleghi scandinavi più rinomati, che giunge al quarto album studio: Vessels.

Otto tracce compongono questo album pieno di toni, melodie e intrecci sofisticati che intrattengono l’ascoltatore dalla prima nota per quasi un’ora.

Il disco comincia in modo… piuttosto insolito a dir poco!, con una traccia molto corta, 2 minuti scarsi in cui si ha un assaggio di melodie, armonie di chitarre, ritmo incalzante, traccia vocale ben sviluppata… ma poi finisce tutto in modo improvviso. Avrò ascoltato la canzone una decina di volte e ancora non riesco a capire questa intro! Ma forse è solo l’introduzione ad una storia lunga un’ora…

Comincia dunque praticamente da zero la seconda traccia, “An Ember’s Arc”, che parte con degli arpeggi di chitarre acustiche, molto in stile Opeth, per svilupparsi dunque in melodie armonizzate distorte ben intrecciate con ritmi pazzeschi e growl, alternandosi a ponti e stacchi di stampo progressive, raccontando nelle lyrics la nascita di una stella da una nube e del viaggio di un fotone di luce dal centro del Sole che scappa verso la Terra.

I Be’lakor coltivano in questo album la loro vena progressive molto più che nei precedenti lavori, creando atmosfere straordinarie, sia da salotto che da esibizione live che lasci a bocca aperta gli amanti della musica.

Ciò si nota moltissimo nella traccia più lunga dell’opus, “Withering Strands”, che comincia come una canzone melodic death, con lunghe schitarrate armonizzate e suoni corposi, ma poi scoppia in un riff del tutto inaspettato, veloce, acceso, ma soprattutto sorprendente. Nella seconda parte della canzone cambia l’atmosfera, intervenendo riff dissonanti puliti, ritmi lenti, cori e un pianoforte da cui si ricostruisce un crescendo aggressivo. Il racconto prosegue con una pianta illuminata dalla luce del sole…

Energia e vitalità in suoni pieni e corposi con melodie sempre diverse e sempre azzeccate si susseguono in “Roots to Sever” e “Whelm” in cui ad un certo punto fa la comparsa anche una chitarra classica in mezzo alle distorsioni a calmare le cose.

A Thread Dissolves” è un’altra canzone breve, ma molto più autoconsistente rispetto al primo pezzo, essendo molto più atmosferica e malinconica, facendo un po’ da stacco o ponte verso le ultime tracce.

Melodia e rabbia, ritmi serrati e stacchi acustici, armonie e dissonanze perfette anche in “Grasping Light”, ma il vero genio della band si sente nell’ultima traccia, “The Smoke of Many Fires”: il riff principale si può tradurre in una sensazione visiva di un vortice di due corpi che si inseguono superandosi l’un l’altro periodicamente, così, la melodia delle chitarre armonizzate insegue e si fa inseguire dai ritmi di batteria. Notevole l’uso di synth in riff principali, parlato e melodia pulita, ponti melodici e brillanti di basso dolcemente slappato, e una chiusura affidata al fade out in blast beat e brillante combinazione melodica.

La storia raccontata nei versi lega ogni canzone alla successiva, creando un continuum poetico eccezionale: una poesia sulla vita, sulla morte e sull’universo vivente che vale davvero la pena di leggere!

Anche se l’inizio è forse per me difficile da capire, l’album è un capolavoro che si ascolta facilmente in salotto in momenti di creatività ma senza dubbio anche dal vivo si presta per un bellissimo spettacolo.

E… Non sto scherzando: Leggete i versi!

  • 9/10

  • BE’LAKOR - Vessels

  • Tracklist

    01. Luma

    02. An Ember's Arc
    03. Withering Strands
    04. Roots To Sever
    05. Whelm
    06. A Thread Dissolves
    07. Grasping Light
    08. The Smoke Of Many Fires

  • Lineup

    George Kosmas: Guitar & Vocals

    Shaun Sykes: Lead Guitar
    John Richardson: Bass
    Steve Merry: Piano & Keyboards
    Elliott Sansom: Drums

  • GenereMelodic Death Metal / Progressive Metal
  • Anno2016
  • Casa discograficaNapalm Records
  • Websitehttp://belakorband.com