L’eleganza è una qualità solo marginalmente apprendibile…lo stile accattivante, il gusto superlativo nell’esposizione e il calamitante appeal sono prerogative uniche che indorano ogni singola azione compiuta, e tutti i pallidi tentativi di apparire più ‘cool’ di come Madre Natura ci ha plasmato finiscono nella paradossale pateticità.
Se dovessi utilizzare un aggettivo per presentare i Delain sarebbe senza dubbio ‘eleganti’…ormai giunti al decimo anno di attività discografica, il sestetto olandese ci propina il full lenght n° 5 facendo leva come sempre sui propri punti forza, ovvero orchestrazioni bollenti e la soave gradevolezza delle vocals…Charlotte Wessels e soci provano a tirarsi fuori da quella palude a nome di “The Human Contradiction”, disco che aveva esternato uno smarrimento compositivo non da poco, provando ad approcciarsi al songwriting con maggiore disinvoltura ed affetto, riuscendo quanto meno ad essere appetibili. Il sound della band rimane leggero e orecchiabile e questo, da un punto di vista personale, denota che i sei tulipani abbiano capito la direzione giusta da seguire.
La produzione è volutamente oscura e maestosa, capace di catapultare l’ascoltatore in una dimensione priva di gravità; i suoni sono dolci e freddi come un’alba autunnale, impostati ad hoc per sorreggere la teatralità delle lyrics, mentre le performance portano a galla una ritrovata compattezza e una Charlotte Wessels che gioca tra magia e fascino; mixing e mastering infine lavorano maggiormente a favore delle orchestrazioni e delle vocals, lasciando sezione ritmica e asce uno scalino sotto al resto.
“Moonbathers” è un disco che i fans di vecchia data faranno un po’ fatica a digerire in toto…”Hands Of Gold”, nonostante la guest performance di Alissa White-Gluz, non è quel ‘benvenuto’ che ci si aspettava, finendo per essere uno dei brani meno solidi del platter…il singolo “The Glory And The Scum” alza il livello grazie alle strutture easy, mentre con “Suckerpunch” e “The Hurricane” ci troviamo immersi nella visione-Delain al 100%…”Chrysalis – The Last Breath” arriva nel profondo grazie al carico emotivo, mentre con “Fire With Fire” e “Pendulum” si riesce finalmente a scapocciare un po’. “Danse Macabre” e la conclusiva “The Monarch” fungono da fiere varianti nel songwriting semplice della band, mentre con “Turn The Lights Out” possiamo ammirare i Delain in uno dei migliori momenti…scomodare i miti è sempre un rischio e la versione di “Scandal”, pur accattivante, risulta essere il capitolo più prolisso del disco.
“Moonbathers” è un disco da affrontare a cuore aperto, rappresentando un risveglio del combo dei Paesi Bassi finalmente conscio di quale sia il giusto mood da perseguire; pur non reggendo il confronto con “Lucidity” e “We Are The Others”, questo nuovo platter è un punto di partenza sia per la band che per i fans. Suadenti.