Confesso di avere un debole per la voce di Göran Edman, cantante svedese che brilla in moltissimi progetti, dai Madison all’esperienza con Yngwie Malmsteen, da John Norum ai Brazen Abbot. Torna in questo 2016 con una band targata Frontiers Music, i Cry of Dawn, per un disco omonimo di puro e semplice AOR. Compagno di avventura è il prolifico chitarrista Michael Palace, che lascia saggiamente il posto dietro al microfono al più dotato Edman. Si sente il tocco magico di Robert Säll nel songwriting, ma c’è anche la collaborazione di artisti del calibro di Steve Newman, Alessandro Del Vecchio, Sören Kronkvist e Daniel Palmqvist.
Il sound dei Cry Of Dawn non riserva sorprese, ma è deliziosamente retrò ed elegante, come dimostrano l’opener “Chance” e “When right is wrong“, così british da ricordare da vicino i Magnum. Il disco è piacevole e scorre via senza un solo ostacolo, pieno di punti di luce e poche ombre. Edman si diverte a giocare con tutte le sfumature della sua voce, come nell’intensa “Tell it to my heart” e nella dolce “Light a Light“, per una prestazione che sembra coinvolgerlo ed ispirarlo come non succedeva da tempo.
L’armonia di “Life after love” è un convincente ed efficace tuffo negli Eighties, sensazione che permea tutto il disco, dove non mancano però soffi di modernità.
“Cry Of Dawn” è un disco per gli amanti del genere, sicuramente per chi ama la scena Hard Rock e AOR svedese a partire dagli Europe per finire a Malmsteen: dei primi, ritroviamo leggerezza ed intensità, del secondo, tecnica e raffinatezza.