E’ impossibile non risultare abbastanza scettici quando si ha davanti l’ennesimo album etichettato come Symphonic Metal, solitamente basato sulle medesime sonorità dei predecessori, stesse ritmiche, talvolta anche molta banalità nella selezione di brani.
“Metamorphosis” non è, però, soltanto l’emblema del cambiamento a cui sono andati, nel corso del tempo, incontro i nostrani Teodasia, bensì è la metamorfosi del Symphonic Metal: fresco, privo di quella connotazione di “già sentito”, decisamente studiato nei minimi dettagli.
Premettendo l’immenso imbarazzo che nasce dal delineare, con un semplice testo, un album che rasenta la perfezione, poche parole descriveranno la nuova produzione dei Teodasia, il resto sarà, invece, lasciato al consigliatissimo ascolto, dei fan del genere, ma non solo: è un album accessibile a tutti gli amanti di quella che può essere chiamata musica.
Prima ed essenziale nota di merito, la versatilità ed incredibile estensione della voce di Giacomo Voli rappresenta per la band veneta il lasciapassare verso la dinamicità armonica, che si dispiega su un tessuto musicale elegantemente malinconico, esposto chiaramente da “Release Yourself“, che si apre con un’intro pianistica costruita sui cambi tonali, dalla mid-tempo “Just Old Memories“, in stile ballad, e dall’eterea “Two Worlds Apart“, in duetto con Chiara Tricarico (Temperance, ndr).
Seconda caratteristica non trascurabile, l’apparato sinfonico, costruito con maestria, che si amalgama perfettamente con la struttura ritmica dei brani, svolgendo, finalmente, la sua funzione accompagnatrice, riempitiva e non preminente: l’opening strumentale “Intro” ne da un assaggio decisivo.
Infine, l’aspetto accattivante delle tracce, da “Stronger Than You” a “Diva Get Out“, che pur non essendo catchy nella reale definizione del termine, ne hanno la parvenza e grazie ad essa restano ben impresse nella mente dell’ascoltatore.
Queste, le poche linee guida di “Metamorphosis”: un album scorrevole, piacevole, ma soprattutto, profondo.