Che i Tyketto fossero tornati in scena nel 2012, con un buon album come “Dig in Deep“, è stata senza dubbio una bella scossa per gli amanti del genere hard rock. Ma un album come “Reach“, con una nuova formazione che vede solo (scusate) i nomi di Danny Vaughn e Michael Clayton Arbeeny tra i membri storici del gruppo, non era francamente prevedibile. Vivace e pieno d’energia, con un sound pieno e convincente, questo nuovo album è una ventata d’aria fresca nel genere e si piazza senza dubbio tra le migliori usciti di questo ricchissimo 2016.
C’è la sensualità strisciante di Prince nella title-track ed è incredibile come suoni contemporaneamente sia come un omaggio al nobiluomo sia come un inizio originale e pieno di calore. Atmosfera decisamente più ottantiana e cotonata in “Big Money“, così come scanzonata e diretta è la successiva “Kick Like A Mule“, con un eccellente lavoro di Chris Green, chitarrista versatile che non fa rimpiangere troppo Brooke St. James e si rivela perfetto per il mood sporco e bluesy di questo pezzo. Con la melodia di “Circle The Wagons” i Tyketto ci ricordano che la musica nel 2016 si può usare ancora come sottofondo per una notte d’amore e che no, non si è mai troppo vecchi per regalare una compilation ad una ragazza.
La raffinatissima “I Need It Now” incede con i suoi cori e si spezza lasciando letteralmente senza fiato, giusto in tempo per riprendersi negli ampi spazi di “Tearing Down The Sky“, tanto soul da ricordare la produzione di Lenny Kravitz. Danny Vaughn ci ricorda in “Letting Go” perchè lui e lui solo è l’unico a poter stare dietro il microfono di questa band, con una prestazione intensa ed emozionante.
Quel graffito scarabocchiato sul ponte di Brooklyn che ha ispirato il nome del gruppo nel lontano 1987 è più vivido che mai nell’anima street di “The Fastest Man Alive“. Tutta la seconda parte dell’album ingrana davvero la marcia e oscilla vertiginosamente tra il passato e il presente, per un effetto di grandissimo respiro. Per chiarire il concetto basterebbe ascoltare le linee polverose di “Remember My Name“, con il suo leggero tocco southern rock e subito dopo l’elettricità clitoridea di “Sparks Will Fly“, oppure la doppietta finale da brividi con il miele di “Scream” e il ritmo di “The Run“.
Una line-up che ha davvero tanto da dare per un album brillante, cosa volere di più da questi ragazzacci del New Jersey? Alzate il volume quando mettete su “Reach“.