Il fascino della riscoperta sta diventando un’epidemia maniacale…una sempre maggiore fetta delle band che hanno realizzato dischi seminali negli ultimi tre decenni si sta prodigando a organizzare tours commemorativi che attirano sempre più persone, anche se in alcuni casi appaiono palesemente come mosse di marketing atte a rinverdire l’attenzione e gonfiare il conto corrente.
Non esula da questa falange nemmeno il grandissimo Udo Dirkschneider che, messi da parte momentaneamente i suoi U.D.O. (anche se la line up è la stessa), decide di proiettarsi in un progetto che va ad abbracciare il suo periodo negli Accept…colta al volo la pressante richiesta dei fans di poter rivedere il piccolo vocalist impegnato nelle sue prodezze giovanili, mr. Dirkschneider ha imbastito un tour straordinario (praticamente sold out) la cui ciliegina sulla torta è rappresentata da questo live dal gusto ambiguo.
Se da un lato classe, professionalità e tiro (nonostante il piccolo Sven debba ancora entrare nel mood del gruppo) hanno la capacità di far rendere i brani al meglio, dall’altra l’abitudine di mr. Dirkschneider di realizzare dischi live praticamente dopo ogni tour inizia a mettere una pulce nell’orecchio…ma le politiche discografiche non interessano in sede di recensione, qui si bada al sodo e di fronte a brani storici come “Fast As A Shark”, “Head Over Heels”, “Burning” e “I’m A Rebel” si rimane con il fiato corto…”Balls To The Wall” e “Monsterman” pigliano il pubblico con una facilità non comune mentre episodi come “Metal Heart”, “Princess Of The Dawn” e “Winterdreams” mostrano le varie sfaccettature che gli Accept possedevano nei primi anni 80.
Dal punto di vista sentimentale “Live Back To The Roots” è un pezzo di storia che ogni fan dell’heavy teutonico deve possedere senza tanti fronzoli; sotto una luce più etica, invece, questo ennesimo live di mr. Udo Dirkschneider non è tanto essenziale quanto sembra. Ad ogni modo, disco più che sufficiente.