Il 2016 è stato un anno eccellente per quanto riguarda il Thrash Metal con uscite illustri di grandi band come Testament, Megadeth e Metallica, tanto per citarne alcune, ma sembra che anche il 2017 cominci alla grande con il nuovo disco dei Kreator, ”Gods of Violence”. Questo nuovo lavoro rispetta tutte le aspettative: spacca in tutti i sensi, veloce, spietato, spinto! Nonostante i 35 anni di carriera, la band sembra instancabile.
L’album parte con ”Apocalypticon”, un’intro molto solenne, quasi militare, sostenuta e grandiosa, che dà il tono alle canzoni successive. Anche se il passaggio alla traccia seguente è un po’ scosceso e improvviso, ”World War Now” si rivela una canzone eccellente, con schitarrate e doppia cassa instancabile, ma allo stesso tempo con una componente melodica molto presente.
Le tematiche dei brani oscillano tra guerra e riferimenti politici, spiritualità oscura ed elementi fantasy: l’associazione tra la realtà e la dimensione spirituale oscura viene facile nelle metafore e nella musica dei Kreator, come ad esempio nella terza traccia dell’album, ”Satan is Real”, da cui è stato tratto il secondo videoclip musicale, rilasciato in anteprima all’album (il primo videoclip estratto è la titletrack, ”Gods of Violence” ndr.). Il tono della canzone è più cupo, il ritmo rallenta e le schitarrate veloci di Petrozza e Sami Yli-Sirniö diventano più riff-oriented e cadenzate, in stile più tipicamente death metal.
”Totalitarian Terror” d’altra parte è un’ottima traccia thrash metal, veloce e con dei lick melodici che semplicemente entrano in risonanza con l’ascoltatore: non si può restare fermi ascoltando la canzone! A chiudere questo trittico centrale di songs è la titletrack ”Gods of Violence”, che si apre con un’intro acustica orientaleggiante e prosegue con una melodia che, seppur dominata da ritmi veloci, ha un che di misterioso e rituale.
”Army of Storms” cambia le carte in tavola, tornando a sonorità più classicamente thrash con doppia cassa a gogò e un fiume di parole nel verse, ma con la caratteristica tipica dei Kreator di un ritornello estremamente catchy e melodico. Si rimane in tema militare fantastico anche in ”Hail To The Hordes”, che è una canzone melodic death metal di ottima fattura a tutti gli effetti.
Il livello delle tracce rimane alto; i Kreator dimostrano ancora una volta la loro grande abilità compositiva: in ”Lion With Eagle Wings” danno un tocco di fantastico alla song con la melodia di un dulcimer in apertura e in chiusura, e con degli assoli che reggono il paragone con classici del Power metal.
”Fallen Brother”, nonostante alcune parti in tedesco e la solita energia thrasheggiante, è la canzone più debole dell’album a mio avviso, ma attenzione, non è una cattiva traccia, è solo leggermente sottotono rispetto alla media.
Segue ”Side By Side”, brano thrashy, veloce, che però ha un qualcosa che ricorda il ”Battle metal” finlandese di band come Ensiferum o Wintersun, con elementi epici come parti cantate pulite, più linee vocali nel ritornello, ponti puliti. La stessa epicità e magnificenza è presente anche nella traccia finale, ”Death Becomes My Light”, lunga più di 7 minuti. L’intro è una melodia acustica a più voci, sognante, il cantato è pulito e tranquillo e introduce a un ritmo galoppante ma non stancante, attenuato da melodie e più voci di chitarre. Il ritmo cambia più volte e con esso cambia anche essenzialmente l’identità della canzone, il genere; insomma una canzone Metal, senza categorie, ma una sonorità tipica della band: un’ottima chiusura per un album illustre!
Anche questa volta i Kreator sono usciti con un disco eccellente, un sound semplicemente fantastico che concilia velocità esecutiva e aggressività con parti melodiche che ungono l’anima. Sicuramente c’è meno brutalità e meno rabbia aggressiva rispetto ai precedenti lavori, ma ciò non è necessariamente una cosa negativa.