Generalmente il percorso di un artista segue due strade precise: o qualche personaggio ‘grande’ lo prende sotto la propria ala protettrice e lo fa sbocciare o si fa un mazzo a tarallo con la propria band fino ad arrivare ad essere considerato e seguito. Difficile dire quale delle due sia la via migliore per farsi un nome nel panorama musicale, perché da entrambe le parti le pressioni sono tutt’altro che innocue.
E poi ci sono i casi come Nathan James che prendono fama lavorando con musicisti scafati per poi formare il proprio progetto per la vita…i suoi Inglorious hanno impattato un paio di anni fa con un debut di chiara matrice rock anni 70, dove i cliché tipici del genere erano resi avvincenti da una gamma di suoni moderni e pulsanti. “II” non tradisce le aspettative, anzi, riesce a definire meglio la personalità dei cinque musicisti e denota la voglia di arrivare a qualcosa di autentico e intrigante…sarà la scelta di registrare in presa diretta o l’assenza di click ma queste dodici tracce sono ad alto contenuto di pathos.
La produzione è sporca e possente, capace di fare emergere le strutture con forza e intensità; i suoni sono crudi e graffianti, seguiti con pazienza certosina, mentre le performance mettono in mostra sia le corde vocali di mr. James (qualora vi fossero dubbi) sia l’imponenza ritmica del duo Parkinson/Beaver che non si ferma mai…il mixing, affidato a Kevin Shirley, dona a “II” una visione d’insieme fortemente live, dove ogni singolo strumento fuoriesce dal profondo inarrestabile.
Gli Inglorious sono più fruibili quando sono diretti ed efficaci…canzoni come “I Don’t Need Your Loving” o “Tell Me Why” o “I’ve Got A Feeling” sono gradevoli e facilmente assimilabili ma al cospetto di capitoli come “Taking The Blame” o “Change Is Coming” non reggono il confronto; “Read All About It” “Make Me Pay” e “Hell Or High Water” pulsano cariche di carattere mentre al trio posto a termine disco, ovvero “Black Magic” “Faraway” e “High Class Woman” spetta la palma d’oro per personalità, sia compositiva che interpretativa.
Gli Inglorious tornano a far parlare e lo fanno nel modo migliore, grazie ad un attento lavoro di maturazione ed evoluzione; Nathan James non ha ancora finito di stupirci e di questo non si può che essere contenti. Potenti, retrò e accattivanti.