Premessa più che necessaria: quella che vi apprestate a leggere non è la recensione di una nuova uscita, bensì di una reissue su vinile da parte della Greyhaze Records di un disco uscito originariamente nel 2007. Originari del Connecticut, gli Amputator sono una band black metal attiva dal 2005 al 2014 e questo “Deathcult Barbaric Hell” è stato il loro primo full lenght.
Black metal, dicevamo. Di quello sporco, però. Grezzo, ignorante, spietato, senza compromessi. Figlio della scuola scandinava e che mi ha riportato alla mente gruppi guerrefondai come Impaled Nazarene e soprattutto War, supergruppo svedese attivo a fine anni novanta nel quale militavano personaggi come Peter Tagtgren, It e All.
Undici tracce votate all’ intransigenza più totale, contenenti tutti gli elementi tipici del genere, quali produzione spudorantamente lo fi, chitarre zanazarose, blast beat a carrettate e vocals acide e graffianti . Praticamente tutti i pezzi sono basati su tempi veloci, che si concedono rare pause caratterizzate da influenze thrash, che donano un minimo di varietà ad un disco che altrimenti sarebbe risultato estremamente piatto e monotono.
Come ogni disco di Black Metal a livello underground che si rispetti, anche questo album è di sola fruizione di coloro che conoscono bene il genere, che lo capiscono e che lo respirano. Difficilmente qualche profano riuscirebbe ad andare oltre la seconda traccia. Nulla di trascendentale, ma sicuramente un lavoro onesto, vero e pregno di convinzione e attitudine. Come dovrebbe essere. Sempre.