Gli artisti non possono sempre snocciolare capolavori…benché noi fans siamo propensi ad analizzare le carriere sulla base dei dischi meglio riusciti, non sempre è lecito aspettarsi qualcosa che ci rapisca ad un primo ascolto. Ci vogliono anche i dischi di passaggio, ovvero quei capitoli meno appariscenti che permettono di impostare le fondamenta per qualcosa che ancora non è tangibile o concepibile.
La discografia dei Ten ne è un esempio tangibile…tra i loro pezzi forti hanno fatto capolino un paio di album meno diretti e convincenti che hanno avuto la fortuna di reimpostare la forza della band. “Gothica” potrebbe tranquillamente rientrare tra i platter più introversi di Gary Hughes e soci, riuscendo a far comparire una vena nostalgica che andrà a definirsi meglio nel prossimo capitolo. L’hard rock magico dei Ten non viene sminuito, solamente fa più fatica ad esplodere e richiede un numero consistente di ascolti per essere codificato.
La produzione è eterea come sempre, con un carico epico/romantico ancora più evidente rispetto al passato; i suoni si definiscono grazie ad un mixing oculato al raggiungimento del pathos sentimentale, dove le chitarre e la voce evergreen del buon Gary costituiscono il picco del sound…al mastering spetta il compito di proiettare una luce moderna su queste dieci tracce pur rispettando i saliscendi delle strutture e il profondo amore per la melodia in senso totale.
L’impatto velato dei Ten, ovvero ciò che da sempre li contraddistingue, fuoriesce copiosamente nell’opener “The Grail” o nella più ritmata “Travellers”…”A Man For All Seasons” e “The Wild King Of Winter” colpiscono per l’approccio moderno, anche se nulla possono al cospetto della variegata “Jekill And Hyde”, della più frizzante “Welcome To The Freakshow” o della spudorata “La Luna Dra-Cu-La”, dove la band esprime il meglio della creatività con ostinata gentilezza. “In My Dreams” e “Paragon” rimangono uno scalino sotto il livello ma tutto sommato non possono venir considerati riempitivi.
“Gothica” rimane un disco nella media, considerando i top album dei Ten…tuttavia, in mezzo a tanto ciarpame fine a sé stesso rimane un disco di indubbio spessore che lancia uno sguardo verso il futuro, sia della band che del rock melodico. Come sempre, interessanti.