Un vecchio monito recitava, più o meno, ‘la musica può spezzare le catene’…visto in quel contesto generazionale possedeva un significato forte, legato alla forza dell’arte uditiva, ma contestualizzato e modernizzato assume connotati culturali, come un invito a andare oltre alla propria visione limitata ogni volta che se ne presenti la necessità.
“Kosmopoliturbo”, il nuovo genito della grande famiglia Russkaja, è un disco di un valore che va ben oltre i solchi di un cd… la visione artistica di Georgij Makazaria e soci è un’epopea continua, una ricerca in perpetua maturazione, un’inesauribile fonte di energia che prova ad unire parti derivanti da varie culture per creare qualcosa che possa andare ‘oltre’. Lo ska/rock di base è soltanto la facciata più facilmente tangibile, anche da ascoltatori svogliati, ma il vero succo dei Russkaja è da ricercarsi negli arrangiamenti di brass e violino creati ad hoc per ogni singola situazione. E forse, come recita il titolo, “Kosmopoliturbo” è la creatura più versatile concepita dai sette strumentisti.
La produzione è live, volutamente intensa e passionale per creare un impatto meno patinato rispetto alle precedenti release…i suoni sono caldi e ben soppesati mentre le performance denotano la prepoderanza esecutiva dei due Gutternigg e di Mia Nova, autori di arrangiamenti accattivanti che potrebbero avere vita propria senza alcun’altra base. La voce del buon Georgij è come sempre una tavolozza di emozioni sofisticate, soprattutto grazie a quell’appeal vintage nelle interpretazioni.
Rispetto al precedente album (che si apriva con l’energica “Rock’n’Roll Dejay”) la band preferisce colpire con pathos velato…”Hey Road” e “Still In Love” viaggiano grooveggiando sinuose, lasciando ad “Alive” la vena di modernità e ad “Hello Japan” il compito di ricordarci che i Russkaja sono devoti allo ska. “Volle Krauft Voraus” e “La Musica” appaiono come le più ‘etniche’, “Cheburaschka” folleggia in levare mentre i veri highlights rimangono la soffusa “Chef De Cuisine”, il lentaccio da balera “Send You An Angel” e la 60s oriented “Mare Mare”, canzone (in italiano) che farebbe gola a qualche act nostrano dedito alla musica leggera.
Quando una band riesce a superare sé stessa sia in qualità che in evoluzione non c’è altro da fare che togliersi il cappello e inchinarsi…i Russkaja possiedono una prospettiva musicale volitiva e mozzafiato che li mantiene ad un livello superiore alla media. Divertimento.