Quando una passione ti brucia nel cuore la cosa peggiore è soffocarla in favore di una vita routinaria e semplice…benché romanticamente si possa pensare il contrario, rimane più allettante uno stile sicuro e ordinario dove ogni cosa sia ‘normale’ e priva di quegli apici e pedici che una scelta artistica può portare con sé.
Ma se molti avessero seguito questo schema oggi non potremo abbracciare tanta di quella musica che ci fa sognare…ci vuole coraggio. Se guardo personaggi come Billy Sherwood capisco che il mondo del rock non è per tutti e che il fegato da mettere in gioco è molto più di quanto si possa credere. All’indomani della sua entrata in band come Yes e Asia (a sostituire i mai troppo compianti Chris Squire e John Wetton), il buon Billy giunge con la terza creatura dei suoi World Trade, combo composto assieme a Bruce Gowdy e Guy Allison degli Unruly Child e al talentuoso Mark T. Williams. Il genere è sempre un aor soave e sofisticato, ricco di soffici elementi progeggianti e del saporito amore per le armonie vocali.
Con una produzione incredibilmente pop e una serie di suoni lussuosi e ovattati, i World Trade mettono sul piatto una prestazione strabiliante, sviscerando tutte le esperienze maturate in carriera con amore e pathos. Il lavoro melodico dei tre guru viene miscelato secondo le strutture delle songs, in modo da privilegiarne ispirazione e interpretazione.
Un song by song per un disco come “Unify” è rischioso, se non si vuole correre il rischio di entrare troppo nel ‘privato’…”The New Norm”, “Pandora’s Box” e “On Target On Time” prediligono le armonie strumentali mentre “Gone All The Way”, “For The Fallen” e “Life Force” si plasmano maggiormente sull’accostamento lyrics/melodie vocali che impattano al primo ascolto. Menzione a parte se la meritano le modernizzazioni contenute in “Where Were Going”, “Unify” ed “Again”, dove la band prova a guardare ‘avanti’ senza forzare troppo l’acceleratore.
I World Trade possono venire annoverati tra quegli act di qualità e sicura resa, dato che il livello non scende mai; è vero che “Unify” non contiene una hit vera e propria, ma quando in un disco trovate tutto quello che cercate vuol dire che vi è entrato nel profondo.