Mantenere viva una band potrebbe venir parafrasato come coltivare una storia d’amore; non contano I sacrifici, non conta il tempo passato assieme e nemmeno le esperienze vissute perché la passione e la dedizione devono rimanere la base fondamentale anche dopo diverse decadi passate fianco a fianco.
In termini di formazione i Threshold hanno sempre potuto contare su musicisti formidabili ma che nel tempo hanno scelto altre strade; non ultimo, il mitico Damian Wilson ha deciso di abbandonare il combo inglese proprio alla vigilia delle registrazioni di questa nuova creatura, lasciano il duo Groom/West ennesimamente con il dilemma ‘cantante’…la scelta del sostituto è ricaduta su Glynn Morgan, che già aveva militato in “Psychedelicatessen”, e i fans non potevano aspettarsi di meglio: “Legends Of The Shires” possiede un’interpretazione canora fluida e armoniosa, che catalizza chiunque gli si approcci.
La produzione è perfettamente limpida e professionale, bilanciata da un mixing omogeneo e da una cura maniacale nell’assemblaggio dei suoni; le performance mettono in mostra le ovvie capacità dei quattro musicisti, sia nella costruzione dei grooves sia nel perfezionismo melodico che pervade assoli e armonie, dove la voce del buon Glynn riesce a trovare ampi spazi di espressione.
“Legends Of The Shires” è fondamentalmente un album doppio…dalla prima parte di “The Shires” alla conclusiva “Swallowed” si attraversano capitoli più diretti come “Small Dark Lines” e “Trust The Process” ed episodi più variegati come “The Man Who Saw Through Time” e “Superior Machine”…sugli scudi “Stars And Satellites”, la brillante “State Of Indipendence” e l’eccezionale suite “Lost In Translation”, dove ogni sfumatura tipica del sound della band respira profondamente.
Dopo due dischi del calibro di “March Of Progress” e “For The Journey” il compito avrebbe spaventato qualsiasi musicista, ma non i Threshold…”Legends Of The Shires” raggiunge vette ancora più elevate, posizionandosi in quella ‘zona’ del progressive metal molto più avvezza alla ricercatezza che al mero virtuosismo.