Dal Lancashire, per intercessione della Frontiers Records che ha scommesso su di loro, arrivano i Bigfoot, interessante gruppo dedito a un hard rock ricco di influenze e variazioni sul tema, al debutto su full lenght, dopo due recenti EP.
L’omonimo disco che abbiamo tra le mani è un concentrato di rock dal suono moderno, echi dal passato e una costante voglia di mescolare le carte in tavola. Così, se “Karma” e “Tell Me a Lie” trascinano l’ascoltatore in un giusto mix di groove e melodia, le atmosfere si fanno più riflessive in “Forever Alone” e decisamente frizzanti in “Eat Your Words”. Ogni brano però è affrontato con una personalità tale da uniformarsi in un unico stile ben preciso, che ci fa distinguere i Bigfoot da altri gruppi a loro vicini, quanto a proposta.
Il marchio di fabbrica dei nostri è costituito da chitarre pastose, una voce deciamente pulita, un uso sapiente delle backing vocals (“Prisoner of War” su tutte), assoli più di matrice heavy metal che blues (tra cui richiami a Malmsteen e a Randy Rhoads in “The Devil in Me”), e una sezione ritmica precisa e quadrata, anche se, come detto, non mancano le variazioni in corso d’opera. A cominciare dagli stacchi in levare di “I dare You”, per proseguire coi chiaroscuri di “Yours”, a tratti intimista, a tratti vagamente teatrale.
Come riassumere dunque questo “Bigfoot”? Per rimanere brevi, si potrebbe dire che è un album per certi versi sorprendente. Soprendente nella sua genuinità e nel suo spontaneo mix di vintage e moderno, di omaggi ai maestri del genere e di nuovi spunti per l’hard rock degli anni a venire. Decisamente ben riuscito.
