Oggi abbiamo sottomano il secondo album dei brasiliani Armored Dawn, album confuso, ma dove la band riesce quasi a cavarsela. Ovviamente dalla copertina possiamo intuire che l’album parlerà di guerre barbariche e di miti vichinghi, accoppiati a inni al metal.
L’album si apre con “Beware of the Dragon”, con un intro orchestrato molto adatto a raccontare le leggende nordiche che poi si apre ad un riff di chitarra accompagnato da un blast beat, si continua con “Bloodstone” sempre molto orchestrata con un lavoro vocale classico del genere ( che ci accompagnerà per tutto l’album ). La prossima traccia è “Men of Odin”, con un intro di chitarra molto “trionfale” e continua con una narrazione cantata che sembra descrivere questi uomini di Odino. Alla quarta traccia “Chance to Live Again” però comincia a sembrare una cosa già sentita, ma non in lavori di altri artisti, ma dello stesso album del gruppo, infatti come sarà per le altre tracce le linea vocali saranno poco ricercate, i riff saranno presi da altre canzoni e modificati per essere “originali” e le orchestrazioni saranno inserite nelle canzoni quasi per pietà. “Sail Away” riesce, anche se di poco, a far cambiare sound all’album, infatti si rivela una ballad power metal molto ben riuscita.
Per concludere si può dire che l’album da l’idea del “ne ascolti una e le hai ascoltate tutte”, come detto in precedenza ci sono riff che sembrano completamente copiati dalle altre canzoni dell’album. Purtroppo per la band non riuscita ad avvicinarsi molto agli antenati power, e neanche a creare un sound diverso su argomenti triti e ritriti per il genere, infatti troviamo anche la classica canzone che celebra il metal, “Gods of Metal”, che sembra quasi messa nell’album per paura per passare da “traditori del genere”.