Dopo l’uscita di “At War with Reality” nel 2014 che suscitò molte critiche negative, gli At the Gates ritornano sulla scena con “To Drink From The Night Itself” in uscita il 18 Maggio.
Un album da cui molti fan si aspettano molto vista la reazione molto più che positiva dopo l’uscita dei tre singoli presi dall’album, che sono “Daggers Of Black Haze”, “To Drink From The Night Itself” e “A Stare Bound In Stone”.
Proprio da queste tracce si può sentire la scelta di rimanere “indietro”, tant’è che la titletrack sembra quasi una “Slaughter of the Soul“, ma va benissimo così.
Va benissimo così perché invece di rischiare di fare un cattivo lavoro, soprattutto con l’entrata di un nuovo membro in band (si tratta del chitarrista Jonas Stalhammar), si è preferito ritornare quasi alle origini, e spesso, come in questo caso, si dimostra la migliore soluzione.
Gli At The Gates sono una band che ha ancora tanto da dire, da fare e soprattutto da suonare, e questo album ne è la dimostrazione, soprattutto quando fin dalla prima traccia “Der Widerstand” (anche se è una intro acustica) ti sale la voglia di risentirla molte volte. Ecco, ora moltiplicate tutta quella voglia per tutte le 12 tracce dell’album.
L’album dura sui 50 minuti, ma se vi posso consigliare, siate voi a farlo durare molto di più, anche un giorno, perché è un album spettacolare. Un album dove basterebbe sentire il finale di “The Mirror Black” che dura un minuto di orchestrazioni.
Tutto il vostro hype sarà ripagato.