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BLUTESZORN – Victory of Dead

Il buongiorno si vede dal mattino

È inutile girarsi intorno: da molti data già per defunta , la scena Black odierna non riuscirà mai ad eguagliare nemmeno lontanamente l’intensità delle produzioni di inizio anni 90. Non c’è misantropia, non c’è più la folle disperazione e non c’è più il depravato marciume che capeggiava il movimento , il quale è stato fagocitato dal music business , sempre più spietato e cinico. Ciò non significa però che non esistano realtà che riescano a deliziarci ed a catalizzare la nostra attenzione , nonostante ricalchino quasi pedissequamente i sentieri già battuti dai massimi esponenti del metallo Nero.
I Bluteszorn incarnano l’esemplificazione di quanto detto sopra. Nascono in una buia e tempestosa notte autunnale del 2003 in Austria per mano della magica alchimia tra Njord , voce e chitarre , e Dominuis Noctis , basso, batteria e tastiere. Dopo un ingente gavetta il duo arriva nel 2007 all’agognato traguardo del primo full-lenght : “Victory Of The Dead” .
“Victory Of The Dead” è un conturbante concept album custode del pungente dramma della morte e della crudeltà gratuita di diverse azioni umane. Tematiche che rappresentano croce e delizia della maggior parte dei gruppi black. Come debuttanti attori in una tragedia teatrale, cercano di amplificare l’impronta emozionale delle loro melodie per squarciare le anime tormentate degli ascoltatori con deboli ed imperfetti sbuffi creativi, ma che a tratti riescono ad essere avvincenti.
L ‘ Austria non ha certo una grande tradizione Black Metal ed i nostri hanno gli occhi puntati sulla scena della fredda e forsennata Norvegia , pregna di fumi tipicamente invernali. Il duo però non si limita a scimmiottare le gesta dei grandi patriarca del Verbo Nero limitandosi a rendere inalterati i loro lineamenti,ma lo condiscono con dense sfaccettature multiformi , dando al tutto una prospettiva diversa. Ed ecco che fanno capolino qualche linea chitarristica tipicamente heavy metal , tessiture thrash e qualche piccola reminiscenza gothic e folkloristica.
La marcia in più rispetto alle tante frattaglie che invadono ogni giorno il mercato è il loro gusto melodico , sottolineato soprattutto dalle tastiere che affiorano con forza innata , capace di portare maggiore lustro ad una proposta che rischierebbe sennò di cadere nel dimenticatoio. In bilico tra il romanticismo decadente dei primissimi Dimmu Borgir , il trasporto emotivo dei Dismal Euphony e la malignità controversa dei Satyricon , le 9 composizioni sono congiunte da un sottile filo morbosamente oscuro che ci scaraventa in una dimensione , sepolta dalle macerie che spezza ogni tipo di incanto e di quiete terrena . Nessun tecnicismo iperbolico, nessuna esasperata ricerca sonora , ma un’ interessante capacità di architettare istrioniche e semplici nenie avvolte da una densa oscurità impenetrabile.
Ad aprire le danze è “Queen Of Dying Beauty” che viene introdotta da nostalgici giri acustici per poi esplodere in una criptica efferatezza sonora. Torbidi e sibillini increspamenti di chitarra ne costruiscono la spina dorsale. Il tono si mantiene dannatamente catatonico per tutti i 4 minuti abbondanti di durata. Si prosegue con “My Hung For Human Suffering” nella quale si mischiano ritmi più bucolici ad altri più demoniaci, calibrandoli alla perfezione. Il fulcro è rappresentato sicuramente dai synths , che disegnano stupendi ed alienanti arabeschi. “Ultimate Scapegoat” è una tempesta invernale che si abbatte lentamente su di noi. Una scintillante e tetra marcia bellica che non conosce un attimo di tregua. “The Blazing Torch Og Tragedy” rappresenta il climax assoluto: è un gioiello perfettamente levigato ed è infarcito di titaniche fughe pianistiche e da inquietanti sussurri demoniaci ad opera di Njord. Una composizione che vive di luce propria. “Victory Of The Dead” incarna l’ossessione del combo per la decadenza mortuaria: ha un incipit piuttosto sui generis per il genere , per poi essere letteralmente travolti da una scarica ferina e disorientante. Veramente da pelle d’oca l’intermezzo a cascata. In “Black Winged Night” emerge la voglia di aprirsi a soluzioni differenti: dalla musica popolare all’ideologia thrash. Nonostante queste premesse non riesce certo a dare filo da torcere alle altre tracce. Infatti manca di quella scintilla che rende una creatura godibile in tutta la sua interezza. “Behind The Mirror” viene avvolta da fumosi drappeggi marcatamente Arcturus , ma che purtroppo in certi frangenti sfigura in strutture troppo stucchevoli , banali e semplicistiche rispetto agli intrecci cervellotici e capricciosi che figurano come i paradigmi dell’ Avantgarde. Il tiro viene corretto da “Dead Children Choir”, un intelligente ed ammirabile equilibrio tra rallentamenti ossessivi e imponenti e fendenti assalti sonori . Un classico esempio di matrimonio tra il controverso ed il suadente .
Concludiamo con “Life’s True King” . un imponente macchinario che ha solo uno scopo: La distruzione cosmica , scolpita nei suoi quasi 7 minuti. Sorretta da riff corposi ed aberranti e da chiaroscuri a tratti addirittura ancestrali e mistici , è ciò di più vicino al classico Black Metal che ha il two-pieces abbia mai composto.

Pur non essendo esente da difetti come ad esempio l’imprecisione dietro al microfono di Njord , l’assenza di una personalità ben definita e una produzione solo sufficiente , “Victory Of Dawn “ viene pienamente promosso .Coloro che desiderano un Black Metal dall’andamento simmetrico e lineare , che riesca ad evocare i tumultuosi e tediosi mormori del grande Nord. , troveranno qui pane per i loro denti.
Ed ora , siano fatte le tenebre

  • 7/10

  • BLUTESZORN - Victory of Dead

  • Tracklist

    01. Queen Of Dying Beauty
    02. My Hung For Human Suffering
    03. Ultimate Scapegoat
    04. The Blazing Torch Og Tragedy
    05. Victory Of Dead
    06. Black Winged Night
    07. Behind The Mirror
    08. Dead Children Choir
    09. Life's True King


  • Lineup

    Njord - Voci e Chitarre
    Dominus Noctis - Basso, Tastiere e Batteria


  • GenereBlack
  • Anno2007
  • Casa discograficaCCP Records/Andromeda