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ALCEST – Écailles de Lune

Il confine fra metal e “resto del mondo” è sempre più flebile. Anche grazie agli Alcest.

In una notte di mezza estate, con le scaglie di luna in un cielo immenso ed infinito che si riflettono nell’ oceano, da sempre custode di tragedie e segreti, dove vigorose onde si infrangono con potenza, un malinconico uomo, che fino ad allora è solo un felice ed incurante bimbo, ora vive e respira i tormenti e le passioni del mondo adulto, finirà per innamorarsi della notte e si immergerà tra gli abissi verso lo Spirito del Mare e solo allor vivrà felice.

La consapevolezza della perdita dell’ Eden a causa di un’età adulta che ne intaccherà la serenità, almeno fino alla discesa nel solco delle acque in tempesta: Queste sono le tematiche dell’ opaco “Écailles de Lune”, nuovo rempatrio targato Alcest. L’inebrainte progetto, che ruota attorno all’enigmatica figura di Neige, nasce nel lontanissimo 1999 ma solo nel 2007, dopo Split ed EP vari, pubblica il primo tomo ufficiale, il sempreverde” Souvenirs D’un Autre Monde”. Non esagero quando lo definisco uno dei colpi più grossi del nuovo millennio, perchè le sue armonie universali non solo sono state definitive ma hanno persino causato un’ondata rivoluzionaria! Nessuno prima di allora aveva anche solo osato unire la spontanea purezza del Shoegaze con ampie lastre Post-Metal, e anche con qualche detrito Black, componendo qualcosa di talmente bello, unico e nuovo da far male. Un’ prominente uragano che tra dieci anni verrà giustamente considerato un lavoro storico. In tutto questo periodo l’attesa per il nuovo parto era tangibile e finalmente dopo un triennio vede la luce lo strambo Écailles de Lune. Le sonorità sulla quale prende e forma e contorno rappresentano sia un’ evoluzione ma anche un’ involuzione e il sommo Neige sembra quasi divertirsi a contaminarne le derive: Qui il suo spirito appartine ad un baraltro di confine con l’ abbraccio morente del Black, che insieme al fantastico cromatismo dello Shoegaze, scaccia i fantasmi del Post- Metal e le sue inflessioni rumoristiche, con una cupezza più marcata. Anche se alcuni trademark con il tempo non sono mutati: Inanzittutto le chitarre, riconoscibili tra mille, sono sempre dannatamente languide, poi la cura onnipresente per le sottigliezze armoniche, il loro saper giocare con gli avvincendamenti delle dinamiche, piano forte fortissimo e infine l’interrpretazione vocale dell’algido Neige, che utilizza più spesso un registro sporco rispetto al passato recente e che nei momenti più ispirati sublima d’incanto. Il placido buonismo nel secondo tomo sarà un caro estinto ma sarà raggiunto in un ipotetico finale a noi ignoto.

Si riscalda l’atmofera con i leggiadri sonagli di Écailles de Lune (Part I), la quale si apre con nebulosi arpeggi,ed è un alternarsi di alti e bassi sensoriali, mostrando già l’abbandono quasi totale del mood speranzoso a loro solito per soffermarsi maggiormente su una blu e crepuscolare eclissi. Dopo è il turno della seconda parte della suite, Écailles de Lune (Part II), accerchiata da toccanti e proiettanti interludi di lusso e potenti ritagli di passionali che bagnano con grazia il nostro gusto più puro e soave. Infine si arriva alla liberrazione di tutti gli spirargli di infanzia con i teatrali fondali di Percées de Lumière il quale è un mid-tempo che ci dondola dolcemente in una dimensione salmastra attraverso drammatici epigrafi, disincantate lagune blu e rossastri banchi di corallo. La breve ma d’effetto Abysses è una strumentale dove primeggiano i synths i quali riescono a disegnare paesaggi glaciali e cristallini, con boreali caverne pregne di pietre preziose perse in un inverno senza fine. E il momento di giocare il Jolly ed è incredibile come la cadenzata Solar Song, nella quale torna l’ottimismo del debut, riesca ad essere così semplice e diretta ma dotata di una vocazione all’eccezionale che le dona una bellezza leggiadra che è sterminata come il cielo aperto, procurandoci l’estasi assoluta. Si conclude il nostro breve platter con il lungo lento. Sur l’Océan Couleur De Fer,è degno del miglior dipinto di Botticelli dove la fanno da padrone un’atmofera sospesa delicata d’altri tempi, il cantato carezzevole e cullante del nostro caro Neve ed infine le suadenti ed ipnotche chitarrre pulite, che ne fanno da trademark.

Nonostante l’ottimo livello di questo pargolo, l’eccellente qualità della bellezza inarrivabile di ciò che l’ha preceduto non verrà neppure sfiorato sia per la mancanza di sublimi composizioni che tendono all’eccellenza, sia perchè, anche solo il motivo di essere venuto dopo, manca del valore storico del grandioso lavoro dell’ anno domini 2007. é inutile dire come questa pubblicazione perda il confronto con ” Souvenirs”, ma non è a causa di paragoni impossibili che dovremmo dimenticarci che il risultato è di quelli che scotta: Écailles de Lune” è uno strumento perfettamente accordato, un nocchiero che riesce a catapultarci iin dimensioni differenti sempre ludiche per i sensi. E questo alla fine non è l’obbiettivo che si prefigge la musica con la A maiuscola?

  • 8,5/10

  • ALCEST - Écailles de Lune

  • Tracklist

    01. Écailles De Lune (part I)
    02. Écailles De Lune (part II)
    03. Percées De Lumière
    04. Abysses
    05. Solar Song
    06. Sur L'océan Couleur De Fer


  • Lineup

    Neige - Voce, Basso, Chitarra Acustica ed Elettrica, Batteria, Sintetizzatori