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Shardana

Celebrano la storia della loro terra, quella più oscura e poco pubblicizzata, che non entra nei cataloghi turistici e non è mai stata troppo approfondita, ma è rimasta patrimonio di quei pochi che hanno avuto la forza e l’impegno di andare a ripercorrerla. Gli Shardana, sardi, devono il loro nome a un antico popolo di navigatori e guerrieri, di abilità tale che alcuni dei suoi rappresentanti finirono per essere assoldati dal faraone Ramses come guardie del corpo.
La musica di queste ensemble isolano si intreccia profondamente con il significato del proprio monicker, e tutto il demo è un sentito omaggio al passato leggendario della Sardegna, riletto attraverso canzoni epiche e rabbiose, che non si fermano a dare un tocco di atmosfera ma tentano di rievocare le gesta dei propri antenati con la stessa veemenza che questi usavano in battaglia. Rispetto ad altri gruppi dediti a sonorità epiche, il combo sardo mette l’accento sul thrash nelle proprie ritmiche di chitarra, spesso e volentieri inframmezzate da aperture più ariose che tendono a melodie intense e ricche di pathos. La struttura portante dei brani è poi arricchita da misurati interventi di tastiera, che rendono un pizzico meno violenti i pezzi, ma donano loro quel tocco d’atmosfera in più che non guasta. Il primo brano in scaletta, Shardana (Sea Folk), vede la band destreggiarsi con gran disinvoltura tra partiture veloci e trascinanti e passaggi sospesi, caratterizzati da intrecci vocali che alternano urla barbariche e cori robusti ma più puliti. Il finale, molto veloce e con doppia cassa a tutta, avvicina i nostri al power/folk di estrazione nordica, con risultati apprezzabili. Ancora più caratteristica e affascinante è Sa Battalla, cantata in sardo e orgogliosamente epic metal nell’incedere battagliero. Il lavoro sulle voci si fa particolarmente curato e le emozioni che regala il pezzo sono davvero degne di nota.
Con l’apertura in chiave folk di Back To Homeland spuntano i Blind Guardian della fase di mezzo, un’impressione rafforzata anche dal successivo sviluppo della canzone, lanciata sulle alte velocità senza dimenticare armonie gioiose e vocals estreme a duettare con le voci pulite. The Doom That Came To Sarnath prende per il collo e non molla fino alla sua conclusione, pestando decisa dall’inizio alla fine: è il pezzo col riffing più affilato e i passaggi più tesi, e sulla stessa linea viaggiano le vocals, cattive come mai prima d’ora in questo demo. Epos, spirito barbaro, leggere sfumature folk, gli Shardana mettono di tutto nella loro musica, e riescono a creare un connubio vincente, sfornando un mini molto convincente e promettente. Vengono in mente, tra le band che possono paragonarsi ai sardi, un paio di cult band italiane del recente passato: i Berserker, autori nel 2007 dell’epicissimo Blood Of The Warriors, e i Fiurach, estemporaneo progetto con protagonista, tra gli altri, Deathmaster dei Doomsword. Entrambi gli ensemble si caratterizzano per un approccio ruvido e personale all’epic metal, e credo che gli Shardana siano pienamente al loro livello. Armi affilate e sguardo fiero davanti a sé, il quartetto sardo ha ora il compito di portare anche su un intero album tutta la carica di idee ed emozioni sfoggiate sul demo.

  • 6,5/10

  • Shardana -

  • Tracklist

    1. To The Void
    2. Behold This Man
    3. Seventh Day
    4. Persis


  • Lineup

    Federico: Bass and Vocals
    Giovanni: Lead Guitars
    Francesco: Rhytmin Guitars
    Giulio: Drums